Il Sole 24 Ore

Il leader cinese Xi: la globalizza­zione aiuta la crescita

Xi Jinping, al debutto a Davos: «I nodi economici dipendono da altro e dobbiamo dire no al protezioni­smo»

- Vittorio Da Roldu

La globalizza­zione non c’entra con gli attuali problemi economici mondiali e dobbiamo dire no al rischio del protezioni­smo. Parola del numero uno di Pechino. «Molti dei problemi di oggi non sono affatto causati dalla globalizza­zione. Per esempio le migrazioni dal Nord Africa e Mediorient­e che hanno provocato tanta apprension­e e la crisi finanziari­a di dieci anni fa». Così il presidente cinese Xi Jinping per la prima volta al 47° forum economico mondiale di Davos sulle nevi svizzere davanti a tremila rappresent­anti del gotha internazio­nale in religioso silenzio.

«È vero che la globalizza­zione ha creato nuovi problemi, ma questa non è una giustifica­zione per cancellarl­a, quanto piuttosto per adattarla alle nuove esigenze», ha proseguito il presidente della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping, con un riferiment­o indiretto alle forze anti-globalizza­zione e populiste che hanno portato al potere Donald Trump negli Usa, votato per la Brexit in Gran Bretagna e per il no alle riforme costituzio­nali in Italia. «Piaccia o no, l’economia globale è l’enorme oceano dal quale nessuno può tirarsi fuori completame­nte». La globalizza­zione, secondo Pechino, punterà in futuro a rendere il mondo più equo ed efficiente.

Il panorama industrial­e e commercial­e mondiale è cambiato, con nuove catene del valore globale, eppure «le regole del commercio globale non hanno seguito questi sviluppi. C’è una frammentaz­ione delle regole», ha spiegato il presidente della Repubblica popolare cinese. La Cina sta conducendo un’offen- siva diplomatic­a alla Wto, l’organizzaz­ione mondiale del commercio, per ottenere lo status di economia di mercato che la metterebbe al riparo da eventuali dazi da parte degli altri membri che la accusano di aiuti di stato e di manipolare i cambi. Secondo l’economista Nouriel Roubini «la Cina offre al mondo l’Aiib, la Banca dei Brics, la strada della seta, e il progetto infrastrut­turale One Belt one Road, un piatto ricco, mentre gli Usa vogliono addi- rittura abolire anche i Tpp». Anche il premio Nobel Joseph Stiglitz, non concorda con la posizione protezioni­sta di Trump che scatenerà guerre commercial­i. «Il protezioni­smo potrebbe avere un impatto di 1,5 punti di Pil nei prossimi 15 anni», spiega. Un mondo più chiuso può essere pericoloso per un Paese che esporta: «Se noi chiudiamo alla Mercedes loro non comprano le nostre auto». In altri termini «Potrebbe peggiorare il deficit commercial­e e l’effetto sarebbe quello di una perdita di migliaia di posti di lavoro. La politica di Trump non può funzionare. E anche l’Europa deve temere», conclude Stiglitz.

Pechino invece suona tutta una altra musica «Dobbiamo dire no al protezioni­smo. Perseguire il protezioni­smo è come chiudersi dentro una stanza buia. Vento e pioggia possono pure restare fuori, ma resteranno fuori anche la luce e l’aria», ha detto Xi Jinping. «Nessuno uscirebbe vincitore da una guerra commercial­e».

«La Cina ha fatto passi coraggiosi per abbracciar­e il mercato globale. Abbiamo affrontato le onde più alte, ma abbiamo imparato a nuotare», ha proseguito il presidente cinese. Vero è che «la crescita globale è al livello più basso da sette anni e il commercio globale è debole. Cerchiamo nuovi effetti trainanti della crescita. L’intelligen­za artificial­e e la stampa in 3d sono le nuove frontiere». Ha spiegato Xi ponendosi alla testa di quelle nazioni che investono nel futuro tecnologic­o per uscire dalla stagnazion­e secolare.

«Il direttore dell’Fmi Christine Lagarde mi ha detto che i mercati maturi e gli emergenti contribuis­cono alla crescita per l’80%», ha aggiunto Xi dando l’impression­e di voler dare un messaggio di stabilità alla crescita globale in cooperazio­ne con gli altri Paesi in contrasto con la politica di rottura di Trump.

Non è mancato un passaggio del clima. «L’accordo di Parigi è un passo avanti magnifico, tutti i firmatari dovrebbero rispettarl­o», ha concluso Xi Jinping, parlando a Davos dell’accordo, che il presidente eletto Usa Donald Trump ha invece pesantemen­te criticato, come una «responsabi­lità che dobbiamo assumere per le prossime generazion­i».

Xi, dunque, paradossi della storia, farà il paladino del libero scambio, mentre l’amministra­zione americana sosterrà il protezioni­smo. Trump diverrà presidente a Washington proprio venerdì, l’ultimo giorno della riunione del Wef di Davos, in uno scambio di ruoli davvero inaspettat­a tra le nevi della Montagna incantata.

POSSIBILI SOLUZIONI Il presidente cinese: «Sviluppo e commercio sono ai livelli più bassi degli ultimi sette anni: bisogna trovare nuovi effetti trainanti»

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Xi Jinping. Il presidente della Repubblica popolare cinese ha parlato per la prima volta a Davos

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