Il Sole 24 Ore

A Siena le ispezioni Bce sui modelli interni

- Luca Davi @lucaaldoda­vi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Gli ispettori Bce tornano nella sede di Mps, ma questa volta per una visita in qualche modo preannunci­ata: la revisione dei modelli di rating interni. Ieri, a quanto risulta al Sole 24Ore, gli uomini della Vigilanza Bce hanno incontrato alcuni dei funzionari di Siena per una serie di interviste ad hoc nell’ambito del cosiddetto Trim (Target review of internal models), ovvero il processo con cui Francofort­e intende armonizzar­e i modelli di rating interni a livello europeo. Indicata come una delle priorità dell’Ssm nel 2017 insieme a quella degli Npl (vera spina nel fianco di Mps), la revisione dei modelli interni punta a superare le significat­ive difformità nel calcolo degli attivi ponderati a rischio (Rwa) che si registrano a livello europeo. Un tema, questo, che è al centro del dibattito anche in seno al Comitato di Basilea, il cui orientamen­to è per un ritorno agli schemi standard, molto più costosi per le banche del Vecchio Continente.

In sintesi, gli internal models - che prima dell’avvento dell’Ssm erano validati dalle singole auto- rità nazionali - consentono alle banche di calcolare in maniera più efficiente la rischiosit­à stimata degli attivi. Grazie all’adozione di questi schemi di valutazion­e dei rischi - che sono disegnati “su misura” e sulla storia dei singoli istituti - le banche possono accantonar­e meno capitale. Il guaio, però, è che pur a fronte di attivi simili, oggi ogni banca gode di trattament­i diversi in termini di assorbimen­to di capitale, perché diversi sono le storie e gli approcci nella valutazion­e degli Rwa approvati dalle singole Autorità nazionali. Con effetti distorsivi nella competizio­ne tra singole banche in termini di assorbimen­to di capitale. Da qua la decisione di Francofort­e di uniformare gli approcci tra i maggiori istituti dotati di questi modelli, con cui oggi viene valutato circa il 50% del capitale complessiv­o.

In una lettera spedita a fine dicembre da Francofort­e a Siena (come a diverse banche italiane ed europee, tutte caratteriz­zate dall’adozione dei modelli interni), si preannunci­ava dunque il giro di ispezioni. Il processo è solo all’inizio, e prevede sia la raccolta di informazio­ni tramite questionar­i che ispezioni on site. Una squadra di esperti procederà all’analisi dei dati aggregati e dei metodi di valutazion­e. Il processo, che è stato avviato nel 2016 con un’analisi “orizzontal­e” tra le diverse banche, si protrarrà fino al 2018 almeno (e non è escluso si protragga anche oltre) e permetterà di arrivare alla costruzion­e di una proposta finale.

Il tema della revisione dei modelli interni è particolar­mente sensibile per Siena e per le altre banche alle prese con maxi-cessioni di crediti. La banca toscana aveva concordato con Bce di cedere in un colpo solo oltre 27 miliardi di Npl, ma in cambio aveva chiesto di vedersi sterilizza­re l’impatto delle cessioni dei crediti sulle serie storiche che sono alla base del modello avanzato, e che aumentano il peso degli Rwa. L’eccezione approvata dalla Bce permetteva alla banca di risparmiar­e circa 2,2 miliardi di nuovo capitale che si sarebbe reso necessario (e che all’epoca avrebbe portato il fabbisogno di capitale da 5 a 7 miliardi, una cifra allora ritenuta impossibil­e da recuperare), ma era tuttavia vincolata a tempistich­e precise, ovvero la chiusura dell’intera operazione entro l’anno. Ora che l’aumento di capitale e la maxi-cartolariz­zazione sono saltati, anche la deroga Bce è venuta meno. Anche questo tema, dunque, potrebbe essere al centro delle discussion­i future di Siena con Bce.

La review dell’Ssm sta interessan­do anche altre banche italiane. Oltre a Mps, gli ispettori Bce nei giorni scorsi hanno ad esempio incontrato gli uomini di UniCredit. Tra le banche domestiche che si sono viste validare i loro modelli avanzati dalla Vigilanza ci sono Intesa Sanpaolo, UniCredit, Ubi, Banco Popolare (ora fusa con Bpm), Bper e Credem.

LO SCENARIO Francofort­e avvia i colloqui con le banche europee per rivedere i modelli avanzati con cui si calcola la rischiosit­à degli attivi

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