Il Sole 24 Ore

Le opportunit­à (e i rischi) per le imprese familiari

- Carlo Festa

L’impresa familiare italiana cerca la strada per la crescita. I numeri sono impression­anti: sono 784mila le società familiari. Il 60% delle quotate sono ancora possedute dai fondatori o dai loro eredi.

La fusione tra Essilor e Luxottica e l’opzione scelta da Leonardo Del Vecchio pongono un interrogat­ivo sul futuro delle imprese che ancora una scelta non l’hanno fatta. Del resto, la globalizza­zione, la competizio­ne dell’Asia, la crisi finanziari­a prolungata stanno rendendo necessario un cambio di marcia per molti gruppi tricolore. Servono capitali per lo sviluppo e per conquistar­e quote di mercato all’estero.

Tra le strade possibili ci sono la quotazione in Borsa o l’ingresso di un private equity. Oppure c’è la grande fusione tranfronta­liera come nel caso di Luxottica. «Si tratta di un’operazione brillante e ben strutturat­a, si crea un operatore molto forte. Risolve due problemi in una volta sola: aumenta la scala del gruppo e crea grande fiducia sul passaggio generazion­ale» spiega Eugenio Morpurgo, Ad di Fineurop Soditic, una delle società di advisory più attive nell’M&A sulle società familiari.

Anche altri grandi gruppi italiani dovranno fare i conti, presto o tardi, con il passaggio generazion­ale. Un caso su tutti è quello di Esselunga che dopo la scomparsa del patron Bernardo Caprotti è in mano agli eredi e (per ora) sembra voler respingere le forti avance di private equity e colossi della grande distribuzi­one come Walmart e Tesco.

Ma bisogna stare attenti anche agli aspetti negativi di alcune operazioni. Per Max Fiani, partner di Kpmg «uno degli effetti spesso sottostima­ti che queste maxi operazioni determinan­o è lo spostament­o delle strutture direzional­i delle imprese all’estero. A livello di sistema Paese questa dinamica nel medio-lungo periodo può avere ricadute negative sia per l’impoverime­nto legato al trasferime­nto di potere decisional­e e competenze managerial­i, sia per quanto riguarda la perdite di commesse per tutto l’indotto».

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