La Germania traina la corsa
Automotive e componentistica i settori made in Italy trainanti
Litighiamo sui conti pubblici e sul dieselgate. Ma quando c’è di mezzo il business – primo tra tutti quello automotive (soprattutto la nostra componentistica viaggia sempre più verso Nord), Italia e Germania si confermano ottimi partner.
Lo certifica l’Istat. Vendiamo il nostro “Made in Italy” ma acquistiamo anche dai tedeschi, a conferma che dalle materie prime ai beni strumentali , dagli intermedi chimici ai beni di consumo, il legame viaggia a doppio senso.
Se poco meno del 55% del nostro export complessivo resta nei Paesi Ue, la Germania ne assorbe il 12,3 per cento. Più di qualunque altro Stato membro. In Francia va il 10,3%; in Regno Unito il 5,4 per cento.
A novembre 2016 (rispetto a novembre dell’anno precedente), l’export italiano verso Berlino è cresciuto del 7 oper cento.
Nel 2016 (almeno tra gennaionovembre delloscorso anno sullo stesso periodo 2015), l’aumento è stato del 3,3 per cento. Abbiamo fatto meglio – in termini percentuali – solo in Repubblica Ceca e Spagna. Ma per volumi e qualità dell’interscambio non sono paragonabili.
Tra gennaio e ottobre 2016 l’export italiano aveva già toccato i 44 miliardi (nel 2015 sull’intero anno è stato di 50,7 miliardi) con la previsione di suoerali ampiamente.
A loro esportiamo per oltre il 10% autoveicoli e componentistica auto che finisce ai player tedeschi dell’automotive, per il 10% circa macchinari e per l’8,5% preparati farmaceutici e prodotti chimici, talvolta rielaborati in Italia prima di essere rispediti al mittente e diventare prodotti finiti. Una partnership destinata a durare.