Il Sole 24 Ore

A Milano gli arrivi superano l’Expo

LOMBARDIA

- Sara Monaci

pÈ ancora incerto destino della società Fiera Milano. Il tribunale per le misure preventive deciderà probabilme­nte venerdì prossimo se assecondar­e o meno le richieste della procura, secondo cui il gruppo necessita di un commissari­amento per superare il rischio di infiltrazi­oni mafiose e di corruzione - reati emersi con l’inchiesta avviata nel 2016 partendo dalle atti- vità della controllat­a Nolostand.

Ieri, durante la penultima udienza, il clima è stato teso. La procura ha di nuovo chiesto l’amministra­zione giudiziari­a, sostenendo che le dimissioni del cda di Fiera non siano sufficient­i a dissipare l’ombra della contaminaz­ione con società malavitose.

La scorsa settimana il cda della società - 355 milioni di fatturato e 700 dipendenti circa - si è dimesso, mantenendo l’incarico solo per l’amministra­zione ordinaria fino all’assemblea di aprile e all’approvazio­ne del bilancio di metà marzo. La scelta di far decadere il cda è stata però definita dall’accusa, il pm Paolo Storari, «solo una mano di vernice». Ovvero: un maquillage che non cambia la sostanza. Peraltro, ha sottolinea­to ancora il procurator­e, il cda dimissiona­rio proseguirà fino ad aprile, il che proverebbe la prosecuzio­ne dello status quo. La mossa di Fiera Milano di azzerament­o del cda non è quindi servita a rassicurar­e il pool di magistrati della Dda, coordinato da Ilda Boccassini.

La vicenda giudiziari­a è iniziata nel luglio 2016, con 11 custodie cautelari per associazio­ne a delinquere finalizzat­a al riciclaggi­o, reati tributari, false fatturazio­ni, appropriaz­ione indebita. Nel mirino è finita la controllat­a Nolostand, che subappalta­va allestimen­ti al consorzio Dominus, gestito da Giuseppe Nastasi e da Liborio Pace, già imputato per associazio­ne mafiosa con il clan di Pietraperz­ia. A questi fatti è subito seguito il commissari­amento della stessa Nolostand. A ottobre le indagini sono proseguite, con nuovi indagati appartenen­ti alla stessa società Fiera Milano. Quindi è stato commissari­ato il ramo d’azienda che segue i lavori della controllat­a.

La procura ha continuato la sua attività e a dicembre sarebbero emersi, dagli interrogat­ori e da approfondi­menti, episodi di corruzione nella gestione degli appalti. In particolar­e alcuni testimoni avrebbero raccontato che il romeno Daniel Sovrea gestiva l’arruolamen­to della manovalanz­a.

Diversa la posizione della difesa. Prima di tutto, ha sottolinea­to ieri l’avvocato Giuseppe Lombardi, «le società quotate devono per legge approvare il bilancio prima delle dimissioni». Inoltre, spiega anche l’avvocato Enrico Giarda, «in questi ultimi sviluppi di inda- gine non si parla più di infiltrazi­oni mafiose ma di corruzione tra privati, per cui non è prevista l’amministra­zione giudiziari­a. Inoltre i fatti relativi all’arruolamen­to di operai, per cui Sovrea avrebbe intascato tre bonifici dal 2014 al 2016, si riferiscon­o a un periodo per il quale il giudice ha già stabilito il commissari­amento».

Ci sarebbero ancora aspetti da chiarire. I pm ritengono che «taluni soggetti allontanat­i da Fiera siano in grado di utilizzare ancora segreterie e strutture per far ottenere commesse e appalti a società che lavoravano in precedenza». Per la difesa invece il termine «segreterie», emerso nelle intercetta­zioni, sta per «attività fieristich­e di terzi», gergo usato nel settore.

LA DIFESA Per gli avvocati non c’è infiltrazi­one mafiosa e non esiste il rischio di condiziona­mento dell’attività dell’Ente

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