Il Sole 24 Ore

Qualificaz­ione Pa, albo a quattro fasce

Ultimi r itocchi alla bozza di Dpcm sul sistema di abilitazio­ne delle stazioni appaltanti Dal 2019 modelli di costruzion­e obbligator­i oltre i cento milioni

- Mauro Salerno

pÈ pronto a compiere l'ultimo miglio verso Palazzo Chigi il decreto che definirà il nuovo sistema di qualificaz­ione delle stazioni appaltanti. Si tratta di uno dei pilastri della riforma dei contratti pubblici, che ha tra i suoi primi obiettivi quello di ridurre il numero e innalzare le competenze delle decine di migliaia di enti abilitati a gestire le gare d’appalto (nessuno conosce il numero preciso, le stime più accreditat­e dicono 35mila). Forse non si scenderà ai circa 200 centri di spesa annunciati nelle prime fasi di definizion­e del codice, ma la scelta di organizzar­e la qualificaz­ione delle Pa per fasce di importo garantirà perlomeno che ciascune ente possa occuparsi solo degli appalti che riesce a gestire in forza dell’esperienza acquisita, del personale a disposizio­ne, delle ore dedicate a formare i propri dipendenti.

L’iscrizione all’albo sarà ne- cessaria per tutti gli appalti di lavori di importo superiore a 150mila euro e per tutti gli acquisti di beni e servizi oltre 40mila euro, a meno di non affidarsi a una centrali di committenz­a. L’elenco sarà distribuit­o su quattro livelli. Nel campo delle opere pubbliche, il livello minimo consentirà di gestire solo appalti di manutenzio­ne fino all’importo massimo di un milione. Il secondo gradino («livello base») permetterà di gestire appalti fino alla soglia comunitari­a, che per i lavori si attesta a 5,2 milioni di euro. Si passa poi al «livello alto» che permette di gestire gare di lavori fino a 20 milioni. Mentre all’ultimo gradino si attesteran­no le stazioni appaltanti qualificat­e per gestire lavori oltre i 20 milioni e i cosiddetti «lavori complessi», vale a dire interventi di importo superiore a 15 milioni, di notevole complessit­à tecnologic­a o “territoria­le” (geologia, sismici- tà, ecc.) oltre a concession­i e affidament­i a general contractor.

Per ognuno dei quattro livelli di qualificaz­ione previsti il decreto imporrà un numero minimo di personale interno qualificat­o. Il numero esatto, da definire, è uno dei punti più delicati del provvedime­nto perché da qui passerà la "tagliola" che metterà in fuorigioco migliaia di enti che ora possono gestire appalti senza limiti di importo. La proposta contenuta nella bozza messa a punto dai tecnici delle Infrastrut­ture tiene conto dei numeri a disposizio­ne delle maggiori stazioni appaltanti italiane (Anas e Rfi su tutte) e di quelle qualificat­e di diritto (come Consip e Invitalia). Inoltre è stata inserita una norma di "salvataggi­o", una sorta di iscrizione con riserva che permetterà alle Pa di continuare a bandire gli appalti in proprio dimostrand­o di avere a disposizio­ne il personale necessario a gesti-

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