Bus e treni, servono 1,4 miliardi l’anno per rifare il parco
Fino al 2033 già disponibili 1,1 miliardi annui
Qualcosa si muove sul fronte degli investimenti nel trasporto pubblico locale. A cavallo tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017, è iniziata una piccola svolta, guidata dal ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio:prima sono arrivati gli stanziamenti del Mit per le gare regionali autobus da 352 milioni (più cofinanziamento), poi ha preso forma la gara nazionale da altri 255 milioni. Ma soprattutto c’è stata la legge di Bilancio, che ha messo sul piatto un piano da 3,7 miliardi fino al 2033. Senza contare gli sforzi delle aziende, come il piano industriale 20172026 del Gruppo Ferrovie dello Stato, che prevede l’acquisto di 500 nuovi treni e 3mila autobus.
Tutti tasselli che, adesso, vengono messi in fila da uno studio firmato da Cassa depositi e prestiti ed Asstra, l’associazione delle aziende di Tpl, che sarà presentato venerdì a Roma, nella giornata finale di un convegno di due giorni dedicato proprio allo stato del trasporto pubblico locale. Per la ricerca una parte del lavoro è stata fatta, ma qualcosa resta da fare, per arrivare ad allineare i nostri mezzi agli standard europei: lo sforzo necessario è quantificato in circa 1,4 miliardi che, in parte, sono ancora da coprire. Se consideriamo anche le reti, il fabbisogno sale a 3,9 miliardi. Uno sforzo che potrebbe avere un impatto stimato in 5,6 miliardi di Pil aggiuntivo.
I numeri dell’analisi fotografano la difficile situazione del parco mezzi. Sono gli autobus a rappresentare il caso più emblematico: la loro età media è di 11,4 anni contro uno standard Ue di sette. Il numero dei mezzi, poi, è in costante discesa: siamo passati dalle 58mila unità del 2005 alle 50mila del 2015. E, anche se i numeri calano, non c’è rinnovo: il grosso dei mezzi urbani è ancora alimentato con il diesel (71%), cresce il metano (27%) ma l’elettrico e l’ibrido, messi insie- me, non superano il 2 per cento. Questo incide sulle emissioni: un quarto dei mezzi circa è ancora in classe euro 2 o inferiore, un altro 21% è euro 3, mentre i mezzi di ultima generazione sono solo il 27%. Discorso simile per i treni: la loro età media, considerando tutto il trasporto regionale, è di circa 19 anni. Troppo per mezzi con una vita utile di 25-30 anni.
Per invertire queste tendenze, allora, servono investimenti che la ricerca quantifica. Considerando la prospettiva dell’ultima legge di Bilancio, che arriva fino al 2033, nei prossimi 17 anni servono 11,8 miliardi, 695 milioni l’anno, per portare gli autobus a un’età media di sette anni. Per il rinnovo e la messa in sicurezza del materiale rotabile, invece, servono 770 milioni ogni dodici mesi. Il totale dei fabbisogno per i mezzi, quindi, è di circa 1,4 miliardi annui che, però, con gli impegni della manovra sono in larga parte coperti: le risorse statali mancanti sono pari a 300 milioni, 100 dei quali per la parte gomma. Se è vero che c’è una lunga programmazione da fare, allora, la buona notizia è che la manovra si è mossa nella direzione chiesta dalle aziende, come spiega il presidente di Asstra, Massimo Roncucci: «Il piano strategico per la mobilità e la legge di Bilancio 2017 segnano un’inversione di tendenza nell’approccio a questi investimenti. C’è volontà di programmare e di abbassare l’età media dei mezzi. Anche se chiediamo un ulteriore sforzo, per avvicinare il più possibile l’obiettivo ottimale dei sette anni, e auspichiamo che tutti gli stanziamenti nei prossimi anni vengano confermati».
Ma la ricerca fa un passo ulteriore. E calcola quanto costerebbe allineare agli standard Ue sia i mezzi che le infrastrutture di Tpl, come le ferrovie locali “ex concesse”, le metropolitane e le tranvie. Ne parla Simona Camerano, responsabile Ricerca e studi di Cdp: «Per adeguare mezzi e reti agli standard europei servirebbero 3,9 miliardi di euro l’anno per i prossimi 17 anni, uno sforzo notevole dal quale si attende però un elevato beneficio per il sistema paese». Questi investimenti, infatti, potrebbero avere un forte impatto in termini di Pil aggiuntivo. «Oltre al miglioramento della qualità della vita nelle città che una mobilità collettiva efficiente porta con sé, abbiamo stimato un impatto sul sistema economico di 5,6 miliardi di euro l’anno di valore aggiunto in più e 137mila nuove unità di lavoro ogni anno».
GLI INVESTIMENTI La spesa per potenziare reti e servizi «restituisce» all’economia 5,6 miliardi di Pil aggiuntivo annuo e 137mila posti dilavoro