Cura Delrio alla prova ma le regioni cambino rotta
La legge di bilancio 2017 e i provvedimenti di fine 2016 hanno “stappato” un ingorgo che durava da anni e impediva il decollo di investimenti seri nel trasporto pubblico locale, aggravando il soffocamento delle città italiane. Bisogna dare atto al ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, di aver rimosso un paio degli ostacoli principali a un programma massiccio di rinnovamento del parco rotabili e bus. Il primo - e in questa questione del Tpl il più grave - ostacolo era l’assenza di una certezza di finanziamento pluriennale su cui poter contare per avviare il piano investimenti. Il secondo passo avanti riguarda la frammentazione degli appalti che viene superata - con beneficio per i costi, i tempi e la qualità della commessa - mediante l’affidamento a Consip della gara centralizzata. Le Regioni, tenendo conto delle esigenze dei comuni, comunicano i loro fabbisogni e poi passano a ritirare la merce.
La «cura Delrio» è certamente efficace -anche se amputata del decreto sui servizi pubblici locali attuativo della legge Madia che avrebbe rafforzato il criterio dei costi standard (in luogo dei costi storici) nella ripartizione dei fondi ed è stato stoppato dalla Consulta - ma ora aspetta la prova dei fatti. Il nuovo assetto dovrebbe consentire di superare quanto di scandaloso è capitato negli anni passati: che i fondi del Tpl sono andati dispersi ad altre priorità. Basti guardare quanto successo nel 2014 quando la legge di stabilità disponeva 300 milioni per il fondo investimenti e le risorse furono poi usate dalle Regioni per risanare i conti.