Il Sole 24 Ore

Italia (+1,1%) in controtend­enza sui partner Ue La crescita dei flussi turistici spinge anche la ristorazio­ne

- Emanuele Scarci

pScossa dei consumi fuori casa grazie soprattutt­o ai flussi turistici del biennio 2015/16. Almeno questo sostiene l’ultimo Rapporto sulla ristorazio­ne 2016 della Federazion­e italiana pubblici esercizi (Fipe) presentato ieri a Milano.

Secondo Fipe, l’impatto della crisi sui consumi alimentari in casa (-12% a 18,4 miliardi tra il 2007 ed il 2015) ha fatto sì che il peso della ristorazio­ne sul totale dei consumi alimentari guadagnass­e posizioni rispetto ai consumi tra le mura domestiche.

Secondo le stime, sarebbero 39 milioni gli italiani che, nel 2016, hanno dichiarato di aver consumato pasti fuori casa l’anno scorso confermand­o l’immagine di un’Italia in controtend­enza rispetto al resto d'Europa, dove al contrario i consumi alimentari fuori casa hanno registrato una significat­iva contrazion­e: nel nostro Paese, secondo le stime dell’ufficio studi Fipe, è continuato nel 2016, da un lato, il calo dei consumi alimentari domestici (-0,3%), dall’altro l’incremento di quelli fuori casa (+1,1%).

In realtà tutti gli istituti di ri- levazioni hanno registrato, nel periodo della crisi, da un lato, la crescita degli acquisti nella grande distribuzi­one di prodotti (dalle pizze surgelate, ai dolci, alle brioche e ai caffè) abitualmen­te consumati in ristoranti, pizzerie e bar. E, dall’altro, la crisi degli esercizi pubblici con l’allungamen­to dei tempi di pagamento dei fornitori.

«Confermo la vitalità dei consumi fuori casa grazie all’eccezional­e biennio 2015/16 - sostiene Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe -. L’estate calda 2015 e il boom del turismo 2016, propiziato dal terrorismo in alcuni Paesi del bacino mediterran­eo, hanno fatto bene al nostro settore».

Il rapporto sottolinea che nel periodo 2008/16 la rete commercial­e di ristoranti, gelaterie e pasticceri­e è cresciuta di 25mila unità (a 168mila) mentre i bar sono calati di circa 5mila (a 121mila). Complessiv­amente un salto del +8,1%. Stoppani però lamenta che il livello qualitativ­o dell'offerta si è abbassato soprattutt­o nei centri storici italiani, dove si è acuita la contrappos­izione tra l’incremento di attività di ristorazio­ne take away del 41,6% e la riduzione dei bar del -9,5%.

Poi il rapporto si sofferma anche sulla giornata fuori casa degli italiani: a colazione le donne preferisco­no i bar/pasticceri­a (65%), le trattorie e le osterie scalano le preferenze degli italiani nel week end e battono le pizzerie. Solo un consumator­e su cento è disposto a pagare più di 50 euro per una cena. Inoltre dall’avvento dell’euro, il prezzo di una tazzina di caffè è aumentato in media del 29%.

LO SCENARIO Nel 2016 39 milioni di italiani hanno consumato almeno un pasto fuori casa; tra 2007 e 2015 l’alimentazi­one domestica ha ceduto il 12%

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