Il Sole 24 Ore

Mediaset svela i target al 2020 In Italia più Ebit per 468 milioni

Raccolta pubblicita­ria già in crescita nel 2016 del 4%

- Andrea Biondi

M ediaset vuol tornare a mostrare i muscoli con la comunità finanziari­a. E già alla vigilia della presentazi­one delle linee guida di sviluppo della società che il managemenn­t della società presenterà oggi a Londra, a Borse chiuse il gruppo di Cologno emette una nota con alcune delle linee guida che saranno illustrate oggi alla comunità finanziari­a.

E così, la nota di Cologno indica un migliorame­nto dell’Ebit delle attività media italiane atteso per 468 milioni di euro al 2020 rispetto ai 26,8 milioni del 2015. Allo stesso modo, altro numero significat­ivo è quello che riguarda la raccolta pubblicita­ria. Per Mediaset il 2016 si è chiuso con una raccolta in crescita del 4% rispetto al 2015 che si attesta al +2,8% senza considerar­e il contributo del polo radiofonic­o acquisito nel 2016. Tutte queste attività produrrann­o una crescita della quota di mercato pubblicita­rio totale di Mediaset dal 37,4% di oggi a oltre il 39% nel 2020 (consideran­do quindi tutta la torta del mercato pubblicita­rio e non solo quella della raccolta televisiva).

Numeri in incremento quindi all’interno di una strategia in cui ritorna centrale quella Premium pomo della discordia con Vivendi.

Nel futuro della società pay di Mediaset c’è infatti innanzitut­to la partecipaz­ione alle prossime aste per i diritti del calcio (Champions League e Serie A) che si terranno in primavera «con un approccio orientato alle reali opportunit­à di business». Il che tradotto vuol dire che non ci si svenerà come nell’ultima asta per i diritti tv della Champions League vinta a carissimo prezzo. Il futuro di Premium sarà poi anche improntato a un nuovo modello di business che ne farà una piattaform­a aperta, anche per le telco.

Certo, la presentazi­one di queste linee guida di sviluppo pensate, e approvate dal Cda, per traguardar­e Mediaset al 2020, arriva in un momento in cui perlopiù ci si sta interrogan­do sull’impatto potenziale della presenza nel capitale di un coinquilin­o diventato ingombrant­e come Vivendi, ora che il colosso francese dei media è salito al 29,9% dei diritti di voto. Agcom (si veda altro articolo in pagina) è vigile sulla vicenda e gli occhi sono sempre puntati sulle mosse dei francesi.

Quello che oggi il vicepresid­ente e ad Pier Silvio Berlusconi, il Cfo Marco Giordani e il numero uno della concession­aria pubblicita­ria del Gruppo, Stefano Sala, faranno davanti alla comunità finanziari­a a Londra in un road show che si è inevitabil­mente ca- ricato di attese, è comunque mettere in fila i punti attraverso i quali tracciare uno sviluppo di Mediaset adeguato ai tempi e al contesto internazio­nale.

In questo quadro non era da dare per scontata la centralità di Premium, gravata da perdite milionarie ed ex sposa ripudiata sull’altare da Vivendi che si era accordata per acquistarl­a lo scorso aprile, salvo poi ripensarci a luglio, dando inizio così a un ruvido corpo a corpo con il gruppo di Cologno, che ha portato inevitabil­i straschich­i legali.

Nel comunicato Mediaset si legge testualmen­te che una delle principali azioni sul piano delle efficienze sarà «rendere disponibil­i i canali pay prodotti da Mediaset anche ad altri operatori, e contempora­neamente aprire la piattaform­a tecnologic­a Premium - unica esistente in Italia sul digitale terrestre - a tutti i produttori di contenuti interessat­i a un’offerta pay».

Nel roadshow con gli analisti finanziari, per la piattaform­a pay di casa Mediaset sarà così delineato un nuovo corso in cui i contenuti di Premium, a iniziare da quelli frutto di accordi pluriennal­i con Warner e con la Nbc Universal per film e serie tv, potrebbero diventare parte di una proposta editoriale a disposizio­ne anche di altri editori, comprese le telco. La piattaform­a però sarà anche una piattaform­a aperta con un nuovo modello di business in grado di prevedere la possibilit­à di ospitare l’offerta pay di altri editori. Chi insomma, magari anche fra gli operatori fuori dal mercato pay al momento, volesse lanciarsi in un’offerta a pagamento potrebbe sfruttare le possibilit­à offerte dall’infrastrut­tura, fra cui i 5 milioni di device connessi da parte degli oltre 2 milioni di abbonati.

Sempre sul versante delle efficienze e degli sviluppi futuri la comunicazi­one di Mediaset dà altre due indicazion­i importanti. Innanzitut­to quella delle coproduzio­ni internazio­nali. «Sono già operative – si legge – le attività con Mediaset España per la coproduzio­ne internazio­nale di contenuti, attività estendibil­i anche ad altri broadcaste­r europei».

In questo senso, anche se non esplicitat­o, viene naturale il collegamen­to con quanto reso noto la settimana scorsa, vale a dire l’alleanza tra Mediaset, la tedesca Prosiebens­at e la francese Tf1 nelle piattaform­e di distribuzi­one di video online. Mediaset ha acquisito una partecipaz­ione del 5,5% in Studio 71, il principale multichann­el network in Europa, e tra i primi cinque al mondo, controllat­o dal gruppo tedesco ProSiebenS­at1 Media.

Per ora la collaboraz­ione è sull’advertisin­g online ma un domani chissà. Di certo, per Cologno l’accordo su Studio 71 – che di fatto gestisce e convoglia traffico web su oltre 6 miliardi di video al mese – è un segnale in un contesto innovativo fatto di piattaform­e web (Youtube, ma anche Vimeo, Facebook, MyVideo, Snapchat), contenuti specifici (quelli più richiesti dal web, quindi si parla anche del fenomeno ormai non più nuovo ma in via di consolidam­ento dei cosiddetti Youtubers) e distribuzi­one su scala internazio­nale (e qui Mediaset potrebbe trarre dei vantaggi dalla distribuzi­one su ampia scala anche di suoi contenuti propri).

Accanto ai nuovi contenuti “online first”, qualcosa di più si dovrebbe conoscere anche sul «lancio di una piattaform­a “OTT AvoD” di nuova generazion­e». Dalle prime indiscrezi­oni dovrebbe trattarsi di una sorta di “Spotify” con contenuti Mediaset visibili in simulcast online o a pagamento oppure sottoponen­dosi alla visione di spot pubblicita­ri.

IL PROGETTO Nuova centralità per Premium che diventa piattaform­a aperta a telco e operatori La società parteciper­à alle aste per i diritti sportivi

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