Deutsche Bank patteggia sui subprime
Negli Usa accordo da 7,2 miliardi con il Dipartimento di Giustizia
Il colosso tedesco Deutsche Bank chiude il capitolo dei mutui subprime americani. Ieri ha infatti raggiunto un accordo con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti: la banca tedesca - secondo quanto annunciato dallo stesso Dipartimento - ha accettato di pagare 7,2 miliardi di dollari. Deutsche Bank ammette inoltre di aver tratto in inganno gli investitori. Il conto è salato, ma ben inferiore ai 14 miliardi inizialmente richiesti dalla giustizia americana. Questo accordo - a un decennio dallo scoppio della crisi dei mutui subprime americani - permette inoltre a Deutsche Bank di chiudere per sempre una delle pendenze legali più insidiose.
La cifra era in realtà già nota, dato che era stata annunciata dalla stessa banca tedesca il 23 dicembre scorso. Il gruppo tedesco pagherà una multa vera e propria da 3,1 miliardi di dollari e dovrà poi elargire 4,1 miliardi di dollari per risarcire i danni alle famiglie danneggiate dalla sua condotta. Loretta Lynch, il segretario alla Giustizia, ha spiegato in una nota che «l’intesa porta Deutsche Bank a rispondere del- la sua condotta illegale e delle sue pratiche irresponsabili sul fronte dei prestiti, che hanno causato danni seri e duraturi agli investitori e agli americani».
Proprio una decina di giorni fa Deutsche Bank aveva chiuso anche un’altra vertenza, accettando di pagare 95 milioni di dollari alle autorità statunitensi per sanare le accuse di frode fiscale. In quel caso la giustizia americana era riuscita a far ammettere a Deutsche Bank di aver preso iniziative destinate a evitare il pagamento di imposte. In quel caso i fatti contestati erano ancora più vecchi, dato che risalivano addirittura al 2000 ed erano legati all’acquisizione da parte della banca tedesca della holding americana Charter.
Queste multe segnano dunque due tappe importanti nella risoluzione dei contenziosi tra Deutsche Bank e gli Usa. L’istituto al momento si trova però ancora a rispondere di accuse di riciclaggio di denaro in Russia ed è oggetto di ulteriori indagini negli Usa e in altre regioni del mondo, oltre a essere sospettato di manipolazione dei tassi di cambio.