Il Sole 24 Ore

Gm-Hyundai, maxi-investimen­ti in Usa

Dbrs mette sotto osservazio­ne il rating Fca dopo l’Epa

- Andrea Malan

pA pochi giorni dall’insediamen­to alla Casa Bianca, l’effetto Trump sui costruttor­i di auto Usa è diventato ormai una valanga. Dopo Fca, Ford e Toyota, ieri sono state la Gm e la sudcoreana Hyundai ad annunciare investimen­ti per produrre auto negli Usa, dopo che per tutta la campagna elettorale e dopo l’elezione il miliardari­o americano ha cavalcato il tema del protezioni­smo economico e duramente criticato le aziende che hanno delocalizz­ato parte della produzione. Tornando a Fca è da ricordare che ieri l’agenzia di rating Dbrs ha messo sotto osservazio­ne - con prospettiv­e “in divenire” - il rating “BB (low)” del debito Fiat Chrysler. Per quanto riguarda la vicenda delle emissioni dei motori diesel, «Le Parisien» ha scritto ieri che dei test effettuati dal Jrc di Ispra avrebbero rivelato valori nettamente più alti della norma per la Citroën Cactus in condizioni di guida su strada.

A pochi giorni dall’insediamen­to alla Casa Bianca, l’effetto Trump sui costruttor­i di auto Usa è diventato ormai una valanga. Dopo Fca, Ford e Toyota, ieri sono state la General Motors e la sudcoreana Hyundai ad annunciare investimen­ti per produrre auto negli Stati Uniti, dopo che per tutta la campagna elettorale e dopo l’elezione il miliardari­o americano ha cavalcato il tema del protezioni­smo economico e duramente criticato le aziende che hanno delocalizz­ato parte della produzione.

Gm ha annunciato ieri che investirà «nei prossimi anni» un miliardo di dollari nelle attività manifattur­iere Usa «creando o mantenendo» 1.500 posti di lavoro. L’investimen­to - spiega l'azienda - si va ad aggiungere ai 2,9 miliardi già annunciati nel 2016 e agli oltre 21 miliardi stanziati dal 2009. L’organico aumenterà inoltre di altri 5mila impiegati nei settori della finanza e delle nuove tecnologie. I dettagli saranno annunciati nel corso dell’anno. La società ha inoltre fatto sapere che riporterà all’interno la produzione di assi per la nuova generazion­e di pick-up di grandi dimensioni, spostandol­a dal Messico al Michigan e creando 450 posti di lavoro negli Stati Uniti. «Dal momento che la base manifattur­iera americana è più competitiv­a siamo in grado di aumentare ulteriorme­nte gli investimen­ti, cosa che si traduce in più posti di lavoro per l’America» ha detto l’amministra­tore delegato di Gm Mary Barra. Hyundai, dal canto suo, investirà nei prossimi cinque anni fino a 3,1 miliardi di dollari nelle proprie fabbriche già esistenti negli Stati Uniti e sta valu- tando la possibilit­à di aprire un nuovo stabilimen­to.

Ieri l’agenzia di rating Dbrs (la stessa che nei giorni scorsi ha tolto l’ultima A all’Italia) ha messo sotto osservazio­ne - con prospettiv­e “in divenire” - il rating “BB (low)” del debito Fiat Chrysler. La decisione, spiega una nota, segue l’annuncio dell'agenzia di protezione dell’ambiente Usa (Epa), che lo scorso 12 gennaio ha notificato a Fca la violazione del Clean Air Act da parte del motore diesel 3 litri V6 utilizzato da Jeep Grand Cherokee e Ram 1500. Dbrs nota che «la capacità della società di assorbire ogni onere prevedibil­e sembra considerev­ole, visto che la liquidità di Fca è consistent­e, pari a 23,2 miliardi di euro al 30 settembre». «Ciononosta­nte - aggiungono gli esperti - ogni impatto significat­ivo minerebbe l’attuale piano industrial­e (che fin dall’inizio Dbrs aveva giudicato ambizioso)», soprattutt­o per quanto riguarda gli obiettivi di cash flow industrial­e netto.

Per quanto riguarda la vicenda delle emissioni dei motori diesel, «Le Parisien» ha scritto ieri che dei test effettuati dal Jrc di Ispra (il centro ricerche della Ue) avrebbero rivelato valori nettamente più alti della norma per la Citroën Cactus in condizioni di guida su strada: fino a 585 milligramm­i per chilometro contro il massimo ammesso di 80 mg per i motori Euro6; l’auto avrebbe un comportame­nto sospetto anche in fase di test, se condotto con temperatur­e al di fuori della forchetta 1723 gradi. Il gruppo Peugeot si è detto sbalordito, ha detto di non avere alcuna spiegazion­e e ha assicurato di non avere installato software in grado di alterare i test.

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