Il Sole 24 Ore

Riforma Pa, dai giudici «sì» ai decreti correttivi senza toccare la delega

- Gianni Trovati

L’attuazione della riforma Madia può andare avanti senza correggere la legge delega, e anzi può ripescare sotto forma di Ddl governativ­o anche i decreti che non hanno raggiunto in tempo il traguardo come quelli su dirigenti pubblici e servizi locali. La riforma tornerà in Unificata domani con un’informativ­a della ministra per la Pa Marianna Madia che illustrerà le prossime tappe alla luce del parere. L’obiettivo è quello di chiudere a stretto giro i correttivi, anche perché entro febbraio deve arrivare la prima approvazio­ne del decreto sul pubblico impiego.

Il via libera arriva dal Consiglio di Stato che nel parere 83/2017 depositato ieri non si limita ad approvare le ipotesi formulate dal Governo dopo la bocciatura costituzio­nale, ma aggiunge altri strumenti possibili per “ripescare” i capitoli della riforma caduti sul finale.

La questione nasce dalla sentenza 251 con cui a novembre la Consulta ha dichiarato illegittim­a la delega nella parte in cui non prevedeva l’intesa (che richiede l’unanimità) ma solo il «parere» di Regioni o enti locali nelle materie che intreccian­o le loro competenze. La sentenza ha spinto il Governo a fermare i decreti sulla contestata riforma dei dirigenti e sui servizi locali, e ha azzoppato i tre decreti su licenziame­nti sprint degli assenteist­i, taglia-partecipat­e e direttori sanitari, già approvati con la procedura bacchettat­a dai giudici costituzio­nali: decreti che rimangono in vigore ma esposti al rischio concreto di bocciatura in caso di ricorsi, già presentati per esempio dal Veneto (la stessa Regione alla base della sentenza 251) per i direttori sanitari.

A questo punto il Governo ha lavorato ai correttivi per “blinda- re” i tre provvedime­nti, con l’obiettivo di cercare l’intesa con gli amministra­tori locali, e ha chiesto lumi al Consiglio di Stato sulla percorribi­lità di questa strada. Di qui il parere di ieri, che detta anche istruzioni puntuali sui correttivi e prova ad aggiungere nuova spinta alla riforma.

Le riflession­i del Consiglio di Stato sono giuridiche e non politiche, ma nascono dalla convinzion­e, esplicita nello stesso parere, della «considerev­ole importanza» della riforma complessiv­a targata Madia, e dell’«urgenza di intervenir­e» anche su dirigenti e servizi pubblici. Per anti-assenteism­o, partecipat­e e direttori sanitari la via dei correttivi è quella giusta, e se i nuovi testi non incontrano il via libera degli amministra­tori il Governo può procedere comunque dopo 30 giorni con «deliberazi­one motivata» (si tratta dell’intesa “debole”). Non solo, i correttivi potranno portare una sorta di sanatoria retroattiv­a, per mantenere in vita i provvedime­nti (per esempio i licenziame­nti degli assenteist­i) presi nel periodo di interregno tra la bocciatura costituzio­nale e il varo del correttivo.

Su dirigenti e servizi pubblici, invece, il Consiglio di Stato arriva a «raccomanda­re al Governo un intervento tempestivo» con una nuova delega, ma sostiene la possibilit­à di procedere anche con un normale disegno di legge per riprendere i contenuti delle bozze già approvate in prima lettura, che avevano poi ottenuto anche i pareri parlamenta­ri. Entrambe le ipotesi riaccender­ebbero le polemiche che hanno accompagna­to soprattutt­o i tentativi di riforma della dirigenza, e resta da capire se il Governo Gentiloni ha intenzione di imbarcarsi in questa avventura.

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