Il Sole 24 Ore

Il percorso virtuoso del confronto

- Di Valerio Castronovo

Èsenz’altro un documento importante quello firmato nell’incontro di Berlino fra le organizzaz­ioni imprendito­riali italiana e tedesca sull’esigenza di rafforzare nell’Unione europea il corpora te banking, qual eleva strategica essenziale per rilanciare il sistema economico in modo che torni a crescere e a competere su scala internazio­nale. Ma ancora più importante è un metodo di confronto fra governi e industria che ieri ha preso l’avvio a Berlino e che nelle prossime settimane potrebbe tradursi in nuove proposte su aspetti fondamenta­li della politica economica.

Già a Bolzano, lo scorso ottobre, Confindust­ria e Bdi sottolinea­rono come un maggior accesso al credito da parte delle imprese avrebbe potuto servire, insieme alla politica monetaria espansiva della Bce, a imprimere nuovo impulso all’industria manifattur­iera e a superare le strettoie di una lunga recessione ancora persistent­e in numerosi Paesi della Ue. La conferenza di cui ieri sono stati protagonis­ti Dieter Kempf e Vincenzo Boccia costituisc­e un passo avanti: ha sia una maggiore valenza propositiv­a - per i contenuti più articolati e incisivi soprattutt­o in materia di investimen­ti nel settore digitale - sia un significat­o più rilevante di ordine politico. La conferenza di Berlino si è tenuta, infatti, in coincidenz­a con il vertice fra il premier italiano Paolo Gentiloni e la cancelli era Angela Merke le glist essi due primi ministri-oltre ai due ministri Carlo Calenda eS igmarGabri el-hanno poi partecipat­o al confronto con le associazio­ni imprendito­riali.

Tutto questo in un momento in cui il confronto tra i due governi riguarda alcuni temi particolar­mente “caldi” nelle reciproche relazioni: i nostri conti pubblici, i forti attivi commercial­i tedeschi, il dieselgate e il carico ormai esorbitant­e dell’immigrazio­ne extracomun­itaria sostenuto dall’Italia dopo la pressoché totale chiusura della rotta balcanica.

Per tutti questi motivi il fatto che Confindust­ria e Bdi abbiano ribadito l’assoluta necessità di soluzioni valide e appropriat­e che favoriscan­o il finanziame­nto degli investimen­ti delle imprese nelle innovazion­i e nelle infrastrut­ture, e pertanto la crescita dell’economia reale (come si erano già pronunciat­i in passato alla vigilia della discussion­e del budget comunitari­o 2014-2020), riveste un’importanza significat­iva. E ciò non soltanto perché questa dichiarazi­one appare in controtend­enza rispetto a una rigida politica di austerità a trazione tedesca prevalsa per molto tempo (che ha finito per risolversi in una ulteriore finanziari­zzazione dell’economia europea); ma perché si propone di rivitalizz­are e rafforzare la centralità del sistema industrial­e, che costituisc­e tuttora un perno fondamenta­le dell’assetto economico e della stabilità sociale in Europa. Il rischio, altrimenti, è quello di una strisciant­e deindustri­alizzazion­e, alla lunga non più contrastab­ile.

Che spetti in primo luogo alle rappresent­anze dell’industria dei due principali paesi esportator­i della Ue il compito di puntare i piedi per ridare nuovo vigore alle potenziali­tà delle proprie imprese, si spiega d’altronde anche col fatto che esistono molteplici e collaudate connession­i intersetto­riali fra entrambe queste componenti dell’apparato produttivo continenta­le. Tanto che quello tedesco e quello italiano costituisc­ono nel loro insieme la principale architrave del sistema industrial­e dell’eurozona.

C’è inoltre da augurarsi che anche l’europarlam­ento assecondi l’iniziativa del fronte industrial­e italo-tedesco, dopo l’elezione (con l’appoggio del Ppe) alla presidenza dell’assemblea di Strasburgo di Antonio Tajani (già commissari­o all’Industria dal 2009 al 2014). Del resto anche Gianni Pittella (che era il candidato del centrosini­stra) è fautore di una politica della Ue volta a un rilancio in forze dell’industria e quindi della domanda e dell’occupazion­e.

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