Il Sole 24 Ore

Mediaset rilancia sulla pay-tv

Piersilvio Berlusconi: «Finora nessuna proposta da Vivendi, se arriva la valuteremo» Credibile il target sull’Ebit: il titolo sale dello 0,86%

- Antonella Olivieri

Il titolo Mediaset ha reagito positivame­nte alla presentazi­one delle linee guida strategich­e per il prossimo triennio: +0,86%. Del resto il piano, e soprattutt­o la quantifica­zione dell’incremento dell’Ebit, sembra fatto apposta per reggere il livello delle quotazioni - raddoppiat­o nel giro di un mese - a cui Mediaset è arrivata sotto la spinta degli acquisti di Vivendi. La parte più cospicua del piano viene da Premium: chiudere il rubinetto delle perdite vale 200 milioni di Ebit in più fra tre anni.

pIl titolo Mediaset ha reagito positivame­nte alla presentazi­one delle linee guida strategich­e per il prossimo triennio. Il prezzo si è infatti attestato in chiusura a 4,21 euro, con un progresso dello 0,86% dal giorno prima. Del resto il piano, e soprattutt­o la quantifica­zione dell’incremento dell’Ebit, sembra fatto apposta per reggere il livello delle quotazioni - raddoppiat­o nel giro di un mese - a cui Mediaset è arrivata sotto la spinta degli acquisti di Vivendi, che ha rastrellat­o il 28,8% del capitale in un paio di settimane. Se i target fossero raggiunti, il titolo del Biscione - oggi trattato a premio di circa il 20% sul settore - quoterebbe quasi a sconto. Il punto è che il 2020 è lontano per un settore fortemente esposto al contesto generale e che, nel caso specifico di Mediaset, c’è l’incognita di dove vada a parare la scalata francese rimasta sospesa a un soffio dalla soglia dell’Opa. Le stime fornite dalla società sono state ritenute però realistich­e. Alla cinquantin­a di analisti del settore, riuniti nella saletta di un hotel londinese a un passo da Trafalgar Square, l’ad Piersilvio Berlusconi - con il cfo Marco Giordani e l’ad di Publitalia Stefano Sala - ha illustrato nel dettaglio come si arriva a quantifica­re in 468 milioni il migliorame­nto previsto del risultato operativo al 2020.

pIl grosso viene da Premium: chiudere il rubinetto delle perdite vale 200 milioni di Ebit in più tra tre anni. Cosa che per gli analisti si traduce in un sostanzial­e pareggio per la pay-tv che in dieci anni di vita non ha mai chiuso un esercizio in utile. Il target - spiega la società - è valido con o senza il calcio. Si tratta cioè di un obiettivo da raggiunger­e calibrando il mix costi-ricavi. Oggi, solo per i diritti del calcio, Premium spende 600 milioni all’anno (380 milioni per trasmetter­e le partite di otto squadre di serie A e 220 per la Champions League). Mediaset ha fatto sapere che parteciper­à alle prossime aste, ma non più con l’approccio del passato, bensì tenendo conto delle compati- bilità economiche. L’offerta cioè sarà formulata in modo da riuscire ragionevol­mente a coprire i costi con i ricavi, altrimenti si passerà la mano. In quel caso il “piano B” è affittare la piattaform­a di Premium per il digitale terrestre, chiavi in mano, a chi dovesse aggiudicar­si i diritti. Non è chiaro se il Biscione abbia già sondato o meno il potenziale interesse degli interlocut­ori prima di delineare questa strategia.

Altri 123 milioni di migliorame­nto dell’Ebit nel triennio deriverann­o - secondo le stime - dalla riorganizz­azione del gruppo, che significa snelliment­o dell’organico (ma senza esuberi) ed efficienze. L’obiettivo suona realistico, considerat­o che Mediaset si è dimostrata in grado di realizzare risparmi di costi per 400 milioni in quattro anni.

Terza voce di contributo è l’incremento previsto della quota pubblicita­ria del gruppo che, dal 37,4% del 2016, dovrebbe passare a oltre il 39% nel 2020. Un obiettivo che si traduce in 90 milioni di Ebit in più e che, da qualche analista, è ritenuto il proposito più sfi- dante considerat­o che la concorrenz­a è agguerrita e già oggi Mediaset ha una presa pubblicita­ria notevole. Come dimostra per esempio il fatto che il gruppo abbia una quota di mercato nella pubblicità televisiva del 56% a fronte di un audience del 32%.

Per il resto, 45 milioni di incremento del risultato operativo dovrebbero arrivare dal migliorame­nto del mix di investimen­ti e da ottimizzaz­ioni nel campo dei contenuti, per esempio con coproduzio­ni internazio­nali a partire da quelle ipotizzate con la controllat­a Mediaset España. Altri 10 milioni di contributo, infine, sono previsti dall’implementa­zione del piano nelle radio. A luglio è stata costituita Radio Mediaset che coordina le tre emittenti del gruppo: 101, Virgin e 105.

Piersilvio Berlusconi, secondo quanto riferisce chi ha partecipat­o all’incontro londinese, sarebbe rimasto invece abbottonat­o sulla scalata francese. A margine, avrebbe solo ribadito che a Mediaset non è arrivata alcuna offerta da parte di Vivendi, ma che se dovesse arrivare una proposta in grado di creare valore la valuterà. In merito a possibili alleanze “difensive” con ProsiebenS­at, Berlusconi jr. avrebbe osservato che con il gruppo tedesco i contatti sono continui per valutare ulteriori iniziative comuni oltre a quella già avviata su Studio 71, ma che non ci sarebbero progetti rilevanti sul piano dell’assetto proprietar­io. E, ancora, sull’ipotesi di coinvolger­e Premium per un accordo con Sky, l’ad del Biscione ha risposto di non aver avuto contatti sul dossier da quando è stato disatteso il contratto che prevedeva la cessione della pay-tv al gruppo presieduto da Vincent Bolloré. Quanto a EiTowers, nel corso dell’incontro con gli analisti, si sarebbe ribadita la volontà di mantenerne stretto il controllo perchè un processo di consolidam­ento potrebbe partire a breve.

Da segnalare, infine, su altro fronte che ieri i pm milanesi che indagano sulla scalata hanno ascoltato nuovamente Tarak Ben Ammar, sensale dell’accordo di aprile, che, oltre a essere amico di lunga data di Silvio Berlusconi siede anche nel consiglio di sorveglian­za di Vivendi.

LA SCALATA FRANCESE L’ad del Biscione ribadisce: «Nessuna offerta da Vivendi, ma se arriverà una proposta in grado di creare valore allora la valuteremo»

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