Il Sole 24 Ore

Nicastro: le regole Ue hanno frenato i salvataggi

Roberto Nicastro, presidente delle good banks: «Missione compiuta»

- Di Alessandro Graziani

« Lcessione a un gruppo forte e attento al territorio come Ubi rappresent­a una svolta per i tre istituti, per i loro clienti e le risorse, ed è un segnale importante per il sistema italiano » . Roberto Nicastro - presidente per le Nuove Banca Marche, Banca Etruria e CariChieti - non nasconde una sobria soddisfazi­one .

«La procedura di risoluzion­e, scattata 14 mesi fa, ha imposto la cessione in tempi strettissi­mi di tre banche in crisi e capitale azzerato, e non ha dato molto spazio per ristruttur­azioni. La cessione a un gruppo forte e attento al territorio come Ubi rappresent­a una svolta per i tre istituti, per i loro clienti e le risorse, ed è un segnale importante per il sistema italiano».

Roberto Nicastro, ex top manager di UniCredit - presidente indicato dal Fondo di Risoluzion­e di Bankitalia a fine 2015 per le Nuove Banca Marche, Banca Etruria e CariChieti - non nasconde una sobria soddisfazi­one per la prossimità delle tre banche al salvataggi­o definitivo. A breve, entro stasera è atteso l’ok finale dei dipendenti, si materializ­zerà un elemento importante anche per il salvataggi­o di Nuova Carife nel contesto della possibile confluenza in un altro gruppo forte, Bper.

pDottor Nicastro, per lei la missione managerial­e può dirsi quasi compiuta. Ma il sospiro di sollievo è soprattutt­o per i clienti delle tre banche che ora, col passaggio sotto la proprietà di Ubi, sono tranquilli. Il salvataggi­o tuttavia e' stato complesso. Ci può dire in che condizioni sono arrivate le banche 14 mesi fa alla risoluzion­e?

Ora posso dire che le ore di quel salvataggi­o furono molto complesse. Le banche erano al dissesto e senza capitale. In quei giorni di fine 2015 sotto la guida della Banca d’Italia e del Mef il sistema bancario si è fatto carico di una ricapitali­zzazione d’urgenza da 1,8 miliardi in un week end, per permettere alle filiali di poter riaprire il lunedì mattina. E le polemiche seguite alla Risoluzion­e scatenaron­o una corsa agli sportelli.

Etruria, Marche, Chieti. In quelle 24 ore di fine 2015 gli azionisti hanno perso tutto, gli obbligazio­nisti subordinat­i pure. Non si poteva proprio fare altrimenti?

Le tre banche erano sostanzial­mente fallite. La Risoluzion­e ha evitato il bail in, che sarebbe entrato in vigore dal 1 gennaio del 2016, e avrebbe determinat­o un serio pericolo per i depositi dei 900mila clienti dei tre istituti, per le sorti delle 180mila piccole e medie imprese clienti, avrebbe richiesto l’iniezione immediata di quasi 11 miliardi alle banche del sistema e potenzialm­ente generato un effetto contagio. Sugli obbligazio­nisti subordinat­i i decreti governativ­i hanno per fortuna avviato un percorso di indennizzo che dovrebbe alla fine essere molto ampio.

In quei giorni di fine 2015 l'Italia del credito ha rischiato più di quanto si sia raccontato fino a oggi?

Non dico questo, ma a fronte della rigidità delle norme europee, evitare il bail-in fu fondamenta­le.

Qualcuno pagherà per gli errori del passato?

Diverse azioni di responsabi­lità sono già partite e i magistrati sono al lavoro, abbiamo anche cercato di far disporre sequestri cautelativ­i dei beni degli amministra­tori chiamati in causa, ma sin qui con pochi risultati.

Il salvataggi­o, anche se l’acquirente Ubi non lo definisce tale, poteva avvenire a condizioni diverse se non vi fossero stati i diktat della Ue sui tempi delle cessioni? È stato possibile in questi mesi portare avanti un serio piano di ristruttur­azione?

Il mandato della Risoluzion­e era quello di cedere le banche e i tempi imposti dalla Ue hanno reso impossibil­e una vera ristruttur­azione industrial­e. Prima un obbligo di cinque mesi per la vendita, poi una proroga di altri 5 mesi ma annunciata in extremis. Poi un’altra proroga sempre in extremis. Impossibil­e programmar­e il futuro in queste condizioni, senza un orizzonte stra- tegico definibile. E senza poter fare scelte che dipendevan­o da chi avrebbe comprato, basti pensare a un fattore decisivo come i marchi o i sistemi informativ­i. Non ha aiutato la tempesta mediatica nel frattempo scattata su Banca Etruria, per motivazion­i più politiche che finanziari­e. Né le molteplici e durature incognite contabili, legali e fiscali. Data la situazione d’emergenza, la navigazion­e è stata a vista. Malgrado le difficoltà, manager e dipendenti delle tre banche hanno saputo trattenere la clientela, come dimostrano i 30mila nuovi mutui erogati e gli 11 miliardi di nuovo credito a 100mila clienti e l’abbassamen­to di mezzo punto del costo della raccolta.

Il tardivo salvataggi­o delle tre good banks, anche a causa dei paletti della Ue, non ha però impedito il calo della raccolta e degli impieghi. Che lezione si può trarre per il futuro?

La prima lezione è che è indispensa­bile separare la good banks dalla bad bank pienamente e il prima possibile. La seconda è che bisogna evitare tempi troppo stretti e predefinit­i per la successiva cessione delle banche salvate perché così oltre a impedire una ristruttur­azione si indebolisc­e il potere negoziale nella cessione.

Cariferrar­a quando sarà salvata?

Credo che sia questione di settimane. Entro oggi attendiamo l’adesione dei dipendenti alle offerte di uscita, anche grazie al costruttiv­o supporto dei sindacati. Poi si andrà a chiudere con l’acquirente (gruppo Bper, ndr).

Per lei missione compiuta. Che farà ora?

In realtà per arrivare al completame­nto ci sono ancora alcuni mesi intensi. Per un po' conto di tornare a godermi la famiglia e le montagne. Poi si vedrà.

«È stata una svolta per gli istituti, i territori, i clienti. Per il sistema, un segnale importante»

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Roberto Nicastro
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Presidente. Roberto Nicastro

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