Il Sole 24 Ore

Obama a Trump: rispetti la libertà di stampa

Le violazioni dei diritti civili al centro dell’ultima conferenza stampa del presidente «Nell’interesse dell’America avere relazioni costruttiv­e con la Russia»

- Mario Platero

Obama lancia l’ultimo monito a Trump prima di lasciare la Casa Bianca: «Rispetti la libertà di stampa. La democrazia ne ha bisogno». Ma il tycoon attacca: «Giornalist­i disonesti».

p «Credo in questo Paese, credo negli americani e credo che i tempi migliori siano ancora davanti a noi»: nonostante le tensioni e le preoccupaz­ioni per l’arrivo di Donald Trump, Barack Obama si è congedato dal Paese e dai noi giornalist­i ieri con l’ultima conferenza stampa della sua amministra­zione, con una nota di ottimismo e con raccomanda­zioni, soprattutt­o sul fronte delle libertà civili che come cittadino - ha detto - «difenderò da qualsiasi tentativo di violazione». E con un messaggio politico: «Aprire al dialogo con la Russia è importante io ho sempre cercato di farlo». C’è stato anche un messaggio per il presidente George Bush senior, ricoverato in condizioni critiche, e sua moglie Barbara, pure in ospedale.

Obama ha riservato parole di rispetto per Trump: «Ha vinto le elezioni sulla base di un programma ed è giusto che provi a realizzarl­o, anche se alcune delle sue promesse andavano contro le mie iniziative. Detto questo non credo che per lui sarà sempre facile. Quando gli ho parlato, e spesso abbiamo avuto lunghe conversazi­oni, gli ho raccontato quanto sia stato difficile per me: il pragmatism­o, il dialogo, avere una buona squadra, ascoltare sono cose importanti…».

In particolar­e Obama ha detto che sarà difficile per Trump cancellare il programma sanitario della sua amministra­zione senza averne pronto un nuovo: «Ha promesso che avremo un altro piano, ma non credo sarà facile costruirlo da zero». L’ultima domanda è stata con un pensiero sulle sue figlie, su quanto siano cresciute, su quanto lo aiutino a capire molte cose e sull’importanza di una famiglia unita. Con questo Obama si è congedato dal paese.

Da oggi non parlerà più da presidente, da oggi comincerà un trasloco e domani mattina lascerà la Casa Bianca per andare con Donald Trump al giuramento del nuovo presidente eletto. Da oggi la piattaform­a politica è di Trump che domani giurerà fedeltà alla Costituzio­ne.

Ma Obama ha lo stesso fatto notizia, ad esempio parlando della grazia concessa a Chelsea Manning, il militare che diede a Wikileaks segreti militari; ha escluso di aver dato un messaggio che incoraggia altri a violare i segreti del Paese. Di più: non c’è contraddiz­ione fra quello che ha deciso e le sanzioni imposte alla Russia per aver violato i server del partito democratic­o: «Manning ha scontato una pena, si è dichiarata colpevole, ha subito una condanna molto più pesante del normale per le sue colpe e dal mio punto di vista dopo aver passato duri anni in prigione ha saldato il suo conto con la giustizia. Questo non significa che chi tradirà i nostri segreti avrà la vita facile». Il messaggio è chiarament­e per Edward Snowden che avrebbe voluto anche lui una grazia, una grazia impossibil­e però, visto che non si è mai presentato davanti alla giustizia.

Si è parlato di Russia e si è parlato di Israele, ma non si è parlato di Europa o di altri Paesi alleati, cosa che ha colpito. E parlando di Russia e delle aperture di Trump, della sua offerta di eliminare le sanzioni se ci sarà un dialogo per ridurre l’arsenale nucleare, Obama ha sottoscrit­to sul dialogo ma ha distinto fra le ragioni che hanno imposto sanzioni per l’invasione dell’Ucraina e gli accordi per la riduzione dell’arsenale nucleare: «È nell’interesse del mondo e degli Stati Unti avere un rapporto con la Russia l’ho sempre fatto per aiutarli a diversific­are la loro economia per migliorarl­a. È anche vero che dopo il ritorno di Putin alla presidenza una retorica antiameric­ana è cresciuta, è tornato a uno spirito di di confronto con l’idea che qualunque azione americana fosse contro la Russia».

Obama ha ricordato che le sanzioni sono state imposte perché la sovranità di un Paese era stata violata e che resta importante riaffermar­e il principio che un Paese forte non possa permetters­i di «strapazzar­e un Paese più piccolo e violare i suoi confini». Per Israele il messaggio è semplice: perseguire la politica dei due Stati è l’unica strada possibile nell’interesse di Israele.

Parole di elogio infine per la stampa, queste sì in contraddit­torio con Trump che la accusa di diffondere «notizie false». «Vi ringrazio per il vostro lavoro: per me non è sempre stato facile, ma dovete essere scettici, dove fare le domande difficile e dovete essere certi che noi siamo responsabi­li. E avervi avuto qui in questo palazzo è stato uno stimolo. È una stampa libera che aiuta la nostra democrazia…ora diventerò un consumator­e del vostro lavoro non più il protagonis­ta».

«PREGHIERA E AFFETTO» Il primo pensiero a George H.W. Bush, ricoverato in rianimazio­ne a Houston. In ospedale anche la moglie Barbara

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AP Le ultime risposte. La conferenza stampa finale di Barack Obama

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