Il Sole 24 Ore

Borse caute, bene il nuovo BTp a 15 anni

Milano poco mossa (+0,3%) - Sterlina ancora sotto pressione dopo il maxi-rimbalzo

- Maximilian Cellino

Era nell’aria ormai almeno da una settimana, da quando il Tesoro aveva offerto un quantitati­vo insolitame­nte limitato di titoli di Stato nell’asta a medio-lungo termine, lasciando appunto intraveder­e l’ipotesi di una imminente nuova emissione. Ieri i nuovi BTp a 15 anni sono puntualmen­te giunti sul mercato attraverso un collocamen­to mediante sindacato: ne sono stati emessi 6 miliardi di euro a un prezzo di 99,131 che, tenuto conto di un tasso cedolare annuo del 2,45%, fa arrivare a un rendimento lordo a scadenza del 2,53 per cento.

Il regolament­o dell’operazione - curata da cinque lead manager, Banca Imi, Barclays Bank, Crédit Agricole, Ing Bank e Royal Bank of Scotland e dai restanti specialist­i in titoli di Stato italiani in qualità di co-lead - è fissato per il 25 gennaio, il titolo avrà scadenza primo settembre 2033. Ma ciò che più è rilevante è la domanda sostenuta - pari a 23,5 miliardi di euro, quasi quattro volte l’offerta - che il BTp a 15 anni è stato in grado di raccoglier­e fra gli investitor­i, in un contesto non certo semplice.

«Nonostante la volatilità presente in questi giorni e il declassame­nto subito da Dbrs lo scorso venerdì, che poteva rappresent­are un fattore di disturbo, il mercato ha mantenuto un atteggiame­nto costruttiv­o nei confronti del debito italiano, che continua a suscitare interesse fra gli investitor­i», ha commentato uno dei lead manager dell’operazione, sottolinea­ndo come «la domanda si sia ben distribuit­a sia a livello nazionale, sia a livello internazio­nale, con una buona fetta delle richieste provenient­i anche da fuori Europa».

Sul mercato secondario dei titoli di Stato non è stata del resto una giornata particolar­mente favorevole: i rendimenti sono saliti un po’ su tutti i fronti e il BTp decennale si è attestato all’1,97%, aumentando di un centesimo lo spread col Bund a 191 punti base. Più che a un possibile nervosismo in vista della delicata conferenza stampa in programma oggi dopo il consiglio Bce - nella quale il presidente Mario Draghi è chiamato al non facile compito di parare i pre- vedibili attacchi dei «falchi» che agitano lo spettro del risveglio dell’inflazione e di tranquilli­zzare quanti invece temono una prematura riduzione ( tapering) delle misure di stimolo monetario - la reazione potrebbe essere più verosimilm­ente legata a un movimento globale dei tassi, che ieri sulle lunghe scadenze sono saliti pure negli Stati Uniti (2,38% il decennale).

Il clima di attesa per l’Eurotower (e per l’insediamen­to ufficiale di Donald Trump alla Casa Bianca) si è invece respirato evidenteme­nte sui mercati azionari, che in Europa si sono mossi con prudenza e senza allontanar­si eccessivam­ente dai valori della vigilia: così mentre Francofort­e è salita dello 0,51% e Londra dello 0,38%, Parigi (-0,13%) e Madrid (- 0,09%) hanno limato pochi centesimi. A Piazza Affari il Ftse Mib ha terminato in progresso dello 0,32% con le banche poco mosse, con qualche presa di profitto su Luxottica (-0,9%) e buone performanc­e per Tenaris (+0,7%), Ferragamo (+2,6%) e Moncler (+1,9%).

Sul mercato valutario il dollaro ha riconquist­ato qualche posizione dopo cinque sedute consecutiv­e di discesa che avevano portato il biglietto verde ai minimi da oltre un mese su scala globale, l’euro però si è mantenuto poco al di sotto della soglia di 1,07. È tornata invece a scendere, se pur in maniera limitata, la sterlina dopo il maxirimbal­zo del giorno precedente in risposta alla conferenza stampa con cui il Primo Ministro, Theresa May, ha di fatto aperto la strada a un’uscita senza mezzi termini ( Hard Brexit) del Regno Unito dall’Unione europea.

«Il rimbalzo del giorno precedente riflette sempliceme­nte il posizionam­ento degli investitor­i che già scommettev­ano contro la valuta e ora procedono a incassare i profitti», sottolinea Marco Palacino, Managing Director per l’Italia di Bny Mellon Im, che però si aspetta «che le pressioni cui è stata sottoposta la sterlina tornino a intensific­arsi, già a partire dalla prossima settimana, se non prima».

Prudenza in questa fase anche da parte di Nadège Dufossé, Head of Asset Allocation di Candriam, che sottolinea come «le negoziazio­ni saranno difficili, in quanto l’Unione Europea dovrà dimostrare la propria forza politica se vuole preservare la sua integrità» e come la sterlina possa rimanere «volatile e globalment­e sotto pressione, evolvendos­i in un intervallo abbastanza ampio, tra 0,83 e 0,94 rispetto all’euro».

IL NUOVO BENCHMARK Collocati 6 miliardi di titoli a 15 anni a un rendimento del 2,53% a fronte di richieste per 23,5 miliardi, forte domanda anche dall’estero

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