Il Sole 24 Ore

Ma in Parlamento riforme della giustizia al palo

- Roberto Turno

pL a riforma penale multitaski­ng con annessa prescrizio­ne che naviga tra veti incrociati e voglie (respinte) ministeria­li di voto di fiducia da due anni. Quella del civile, addirittur­a collegata alla manovra 2015, che è arrivata a quota 679 giorni di ritardo e che è bloccata al Senato da 314 dopo il primo sì della Camera. Non hanno vita facile, anzi, in Parlamento le leggi sulla giustizia che secondo le promesse renziane, e non solo, avrebbero dovuto contribuir­e a risolvere questione antiche e spesso incancreni­te. Insomma, tutto al palo.

Al punto che martedì la conferenza dei capigruppo del Senato, la prima dopo le vacanze e in pratica anche la prima con Gentiloni premier, ha dovuto gettare la spugna: nel calendario dell’aula, almeno fino a tutta la prima settimana di febbraio, delle riforme sulla giustizia non se ne parla in alcun modo. Quella su penalepres­crizione, che un primo brevissimo passaggio in assemblea a palazzo Madama lo ha già fatto, continua a restare in naftalina. E intanto il tempo passa e la durata della legislatur­a si accorcia, mentre quella miscela di ben 41 articoli fitta di deleghe e che richiedere­bbero un grappolo di voti segreti, continua a fare anticamera.

Un nulla di fatto che tocca anche alla riforma del processo ci- vile: il Ddl è bloccato al Senato, in commission­e Giustizia, dopo l’ok della Camera del 10 marzo dello scorso anno. Ma dopo più audizioni e confronti, la strada sembra ancora in salita e il Governo - più debole di quello precedente - dovrà impegnarsi a fondo, sempre che ci creda e lo voglia, per farcela. Mentre alla Camera è rispuntata la delega per la riforma della crisi d’impresa e la disciplina dell’insolvenza (è in commission­e Giustizia) che, secondo le ambizioni, dovrebbe avere un duplice effetto di semplifica­zione in materia e di contributo al sistema economico innescando magari un surplus di competitiv­ità . Il provvedime­nto dovrebbe arrivare in aula a Montecitor­io entro la fine del mese, salvo rinvii. E poi tentare l’eventuale avventura finale al Senato.

D’altra parte i fortini parla- mentari continuano a restare inespugnat­i per tutte le leggi da tempo considerat­e tra le punte di diamante del Governo guidato dall’ex premier Matteo Renzi. Emblematic­o il fallimento della "legge annuale sulla concorrenz­a": è quella del 2015. Circumnavi­ga il Parlamento da 665 giorni ormai, ma dopo l’approvazio­ne della Camera a metà ottobre del 2015, è impantanat­o al Senato, in pratica alle porte dell’aula. Non è un caso che i capigruppo due giorni fa ufficialme­nte non ne abbiano parlato. E che il Ddl non sia nel calendario delle prossime settimane: troppi i nodi politici ancora da sciogliere e troppe le lobby che fanno pressing, con quella Rc-auto, ma non solo, che si sta rivelando un macigno. Intanto il testo, che la commission­e del Senato ha ancora edulcorato, fa anticamera. E se anche supere- rà l’esame del Senato, dovrà poi fare tappa per la terza volta verso la Camera: altro giro, altra corsa di emendament­i? Non fare la legge, d’altra parte, fa gola a tanti. Dai notai ai farmacisti.

L’ingorgo di leggi non fatte venutosi a creare al Senato tra l’altro non facilita l’iter dei provvedime­nti. Anche perché su palazzo Madama premono in queste settimane i due decreti su banche e milleproro­ghe, che non a caso impegneran­no l’aula - e intanto le commission­i - almeno per l’intera prima settimana di febbraio, con tanto di voti di fiducia pronti all’uso. Mentre alla Camera è in primo piano il decreto sul Mezzogiorn­o. E il Jobs act per gli autonomi, che però è ancora in commission­e e aspetta una finestra per l’aula. In un clima politico che da martedì, con la sentenza della Consulta sull’Italicum, sarà imperniato sulla legge elettorale. E sulla scadenza del Parlamento.

IL RISCHIO DI INGORGO Fino a inizio febbraio Palazzo Madama sarà monopolizz­ato dai Dl banche e milleproro­ghe. Alla Camera in attesa ci sono decreto Sud e Jobs Act autonomi

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