Ma in Parlamento riforme della giustizia al palo
pL a riforma penale multitasking con annessa prescrizione che naviga tra veti incrociati e voglie (respinte) ministeriali di voto di fiducia da due anni. Quella del civile, addirittura collegata alla manovra 2015, che è arrivata a quota 679 giorni di ritardo e che è bloccata al Senato da 314 dopo il primo sì della Camera. Non hanno vita facile, anzi, in Parlamento le leggi sulla giustizia che secondo le promesse renziane, e non solo, avrebbero dovuto contribuire a risolvere questione antiche e spesso incancrenite. Insomma, tutto al palo.
Al punto che martedì la conferenza dei capigruppo del Senato, la prima dopo le vacanze e in pratica anche la prima con Gentiloni premier, ha dovuto gettare la spugna: nel calendario dell’aula, almeno fino a tutta la prima settimana di febbraio, delle riforme sulla giustizia non se ne parla in alcun modo. Quella su penaleprescrizione, che un primo brevissimo passaggio in assemblea a palazzo Madama lo ha già fatto, continua a restare in naftalina. E intanto il tempo passa e la durata della legislatura si accorcia, mentre quella miscela di ben 41 articoli fitta di deleghe e che richiederebbero un grappolo di voti segreti, continua a fare anticamera.
Un nulla di fatto che tocca anche alla riforma del processo ci- vile: il Ddl è bloccato al Senato, in commissione Giustizia, dopo l’ok della Camera del 10 marzo dello scorso anno. Ma dopo più audizioni e confronti, la strada sembra ancora in salita e il Governo - più debole di quello precedente - dovrà impegnarsi a fondo, sempre che ci creda e lo voglia, per farcela. Mentre alla Camera è rispuntata la delega per la riforma della crisi d’impresa e la disciplina dell’insolvenza (è in commissione Giustizia) che, secondo le ambizioni, dovrebbe avere un duplice effetto di semplificazione in materia e di contributo al sistema economico innescando magari un surplus di competitività . Il provvedimento dovrebbe arrivare in aula a Montecitorio entro la fine del mese, salvo rinvii. E poi tentare l’eventuale avventura finale al Senato.
D’altra parte i fortini parla- mentari continuano a restare inespugnati per tutte le leggi da tempo considerate tra le punte di diamante del Governo guidato dall’ex premier Matteo Renzi. Emblematico il fallimento della "legge annuale sulla concorrenza": è quella del 2015. Circumnaviga il Parlamento da 665 giorni ormai, ma dopo l’approvazione della Camera a metà ottobre del 2015, è impantanato al Senato, in pratica alle porte dell’aula. Non è un caso che i capigruppo due giorni fa ufficialmente non ne abbiano parlato. E che il Ddl non sia nel calendario delle prossime settimane: troppi i nodi politici ancora da sciogliere e troppe le lobby che fanno pressing, con quella Rc-auto, ma non solo, che si sta rivelando un macigno. Intanto il testo, che la commissione del Senato ha ancora edulcorato, fa anticamera. E se anche supere- rà l’esame del Senato, dovrà poi fare tappa per la terza volta verso la Camera: altro giro, altra corsa di emendamenti? Non fare la legge, d’altra parte, fa gola a tanti. Dai notai ai farmacisti.
L’ingorgo di leggi non fatte venutosi a creare al Senato tra l’altro non facilita l’iter dei provvedimenti. Anche perché su palazzo Madama premono in queste settimane i due decreti su banche e milleproroghe, che non a caso impegneranno l’aula - e intanto le commissioni - almeno per l’intera prima settimana di febbraio, con tanto di voti di fiducia pronti all’uso. Mentre alla Camera è in primo piano il decreto sul Mezzogiorno. E il Jobs act per gli autonomi, che però è ancora in commissione e aspetta una finestra per l’aula. In un clima politico che da martedì, con la sentenza della Consulta sull’Italicum, sarà imperniato sulla legge elettorale. E sulla scadenza del Parlamento.
IL RISCHIO DI INGORGO Fino a inizio febbraio Palazzo Madama sarà monopolizzato dai Dl banche e milleproroghe. Alla Camera in attesa ci sono decreto Sud e Jobs Act autonomi