Industria di marca in cerca di volumi
Studio dei produttor i di Ibc
Per le imprese di marca produrre la marca del distributore è un’opportunità da sfruttare e non un ripiego: la motivazione fondamentale è la ricerca di volumi per raggiungere economie di scala che non sarebbero altrimenti possibili con i soli prodotti a marca industriale. Una obiettivo che in molti comparti è una condizione di sopravvivenza imprenditoriale: sono le con- clusioni di una ricerca curata da Luca Pellegrini, presidente di Trade Lab, per conto di Ibc (Associazione industrie beni di consumo) e presentata ieri a Marca, la fiera bolognese dedicata alle private label.
Nel 2016 le vendite di prodotti di largo consumo a marca del distributore hanno sfiorato i 10 miliardi, con un’incidenza del 18,6% (+0,3%).
«I dati di fatturato relativi al passato triennio e quelli attesi per il prossimo - ha spiegato Pellegrini in un evento a Marca - di- cono che l'obiettivo è stato in molti casi raggiunto poiché i risultati delle imprese sono complessivamente buoni. Per molte di esse la produzione di marca del distributore è inoltre una realtà consolidata, dove è stata maturata un'ormai lunga esperienza e rapporti altrettanto duraturi con le insegne servite».
Secondo Pellegrini a operare in questo mercato sono principalmente imprese di medie dimensioni.
In dettaglio, le aziende hanno spiegato che le motivazioni per sviluppare una propria marca sono quelle di incrementare la marginalità, ridurre la dipendenza dal distributore e sfruttare le buone relazioni con il distributore.
Mentre le motivazioni per produrre la marca del distributore fanno riferimento alla saturazione degli impianti, al miglioramento delle relazioni con il distributore e all’obiettivo delle economie di costo nella logistica. Ma anche recuperare volumi in seguito all’indebolimento della marca industriale.
Che la produzione di marche private non sia un ripiego emerge anche dai dati relativi al suo peso: costituiscono il 32% delle referenze prodotte, percentuale più bassa sia del fatturato a valore (35%) che a volume (40%), confermando come esse consentano efficienze produttive legate alla scala.
Il mercato delle marche private è molto concentrate sulle insegne leader: per il 2016 Conad dichiara una quota del 27,4% (+1%) e Coop il 26% (che sale al 27% inserendo la quarta gamma).
Crescerà a livelli europei? «Non so cosa accadrà in futuro - ha risposto Roberto Bucaneve, vice direttore generale di Centromarca - ma oggi è certo che l’industria di marca, come testimonia una ricerca condotta da KantarWorld, conserva in Italia una maxi quota del 62%, molto più elevata del 46% della Germania e del 54% del Regno Unito».
LE MOTIVAZIONI L’obiettivo delle imprese è saturare gli impianti, migliorare le relazioni con i distributori e le economie di costo nella logistica