Lo sviluppo di Profilglass a rischio per la burocrazia
MARCHE
pDue anni interi di studi, di ricerche, di certificazioni e di rapporti continui con la Politecnica delle Marche per poter diventare partner affidabile delle maggiori case automobilistiche del mondo: è la storia recente di Profilglass, tra i big player europei che producono semilavorati in alluminio, pronto a intercettare la virata dell’automotive, che passa dall’acciaio all’alluminio. La commesse da Fca e gruppo Volkswagen arrivano, l’azienda ha bisogno di espandersi per farvi fronte e crescere, ma l’investimento da decine di milioni è bloccato dalla burocrazia.
Andiamo con ordine. Profilglass nasce nel 1982 per produrre profili distanziatori e decorativi per vetrocamere, vocazione rimasta nel nome, e nel 2000 entra nel campo dei laminati, realizzando prodotti per gli usi più dispara- ti: dall’illuminazione all’edilizia, dall’elettronica alla meccanica, dai tubi ai casalinghi, fino alla produzione dei carrelli per la spesa e dei bastoncini da sci. La forza sta nel ciclo chiuso, che consente il controllo integrato dei processi produttivi: ogni anno, in pani o dalla raccolta differenziata, entrano 180 mila tonnellate di alluminio, che escono come prodotto fi- nito. «Lavoriamo una vasta gamma di leghe – spiega Giancarlo Paci, fondatore del gruppo insieme al fratello Stefano –: significa poter conferire diverse caratteristiche meccaniche per diversi settori». L’ultimo dei quali è l’automotive, che si affida all’alluminio per costruire vetture più leggere e con un minor impatto ambientale, mission comune anche alla nautica («altro settore in ripresa mondiale»), che chiede a Profilglass componenti specifiche.
Il 2016 è stato un altro anno di crescita per il gruppo: 480 milioni di fatturato (+15% sull’anno precedente), il 70% esportando in 85 paesi al mondo, 800 dipendenti, 300 dei quali impegnati nelle altre aziende controllate e che lavorano in esclusiva per Profilglass. L’accelerazione è arrivata soprattutto grazie a Fca, che nello stabilimento di Fano fa realizzare le scocche in alluminio per Alfa Romeo e Maserati. «Erano alla ricerca di un’azienda che li potesse accompagnare nel percorso verso l’alluminio – racconta Paci – e noi ci sentivamo pronti, avendo maturato tutte le conoscenze e le esperienze necessarie». Un’attività di sviluppo affidata al figlio Matteo, laurea in ingegneria meccanica, che coordina l’unità interna in contatto quotidiano con l’università di Ancona.
È il racconto di un’azienda solida e in fase di pieno sviluppo, per- ché subito dopo Fca, che «già dal prossimo anno ha chiesto un numero maggiore di componenti», sono arrivate Audi e Bmw.
Già un anno fa, alla Profiglass avevano scoperto che la produzione era satura e che serviva espandersi velocemente: è pronto un investimento per circa 90 milioni in 5 anni, con la previsione di 400 nuove assunzioni nello stesso periodo, ed è stata individuata un’area di circa 30 mila mq, sempre alla periferia di Fano per un nuovo stabilimento. «Per noi significa mantenere una connessione logistica e operativa con il sito attuale – spiega Silvia Paci, cfo del gruppo – e, soprattutto, restare nella città dove siamo nati». Un legame forte e non formale, tanto che 4.500 famiglie fanesi sono servite dall’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico da 150 mila mq, uno dei più grandi parchi solari d’Italia, installato sul tetto dello stabilimento.
Eppure, il processo di espansione è bloccato dai tempi della burocrazia «che si allungano all’infinito e non combaciano con la velocità del mercato» e dalla politica che «preferisce non decidere». Giancarlo Paci si è dato due mesi di tempo: «Ho già individuato le alternative – rivela – una anche fuori dalle Marche, ma andare via da Fano sarebbe una sconfitta per tutti».
ULTIMATUM Il fondatore Giancarlo Paci si è dato due mesi di tempo: «Individuate delle alternative ma lasciare Fano sarebbe una sconfitta per tutti»