Banca Carim avvia il confronto su 75 tagli
I sindacati chiedono di ridurre consulenze e compensi dei manager e un piano di r ilancio
Si è aperta ieri la trattativa per il taglio del costo del lavoro di Banca Carim che la scorsa settimana ha inviato ai sindacati (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca) la lettera di avvio procedura per illustrare gli interventi necessari per la sostenibilità economica della gestione. Per la parte relativa alle risorse umane, l’istituto spiega che «tenuto conto della condizione di fabbisogno patrimoniale in cui versa la Banca, al fine di recuperare l’equi- librio tecnico e reddituale, quale pre-condizione per favorire la ricapitalizzazione, si rende indispensabile e improcrastinabile intervenire sui costi del personale». Serve, secondo la banca, «un recupero di costi del personale pari almeno al 13% dell’onere annuo, con riduzione degli organici di almeno 75 unità». Tra le vie indicate dall’azienda vi sono la revisione delle normative aziendali e degli accordi di secondo livello, «divenuti insostenibili», e da cui la ban- ca ha annunciato «il recesso».
Nell’incontro di ieri, come spiega una nota aziendale, la banca ha rappresentato «gli ulteriori interventi di razionalizzazione della rete pianificati al fine di cessare o ridurre l’operatività degli sportelli che non contribuiscono in modo adeguato alla redditività della Banca, recuperando al tempo stesso risorse da dedicare allo sviluppo delle attività maggiormente innovative e a valore aggiunto». Si va avanti in un «clima di co- struttivo confronto» e «nel corso della trattativa saranno valutati tutti gli strumenti atti a gestire e mitigare le ricadute sociali e sui livelli occupazionali, meglio precisando i risparmi di costo attesi».
Dalle dichiarazioni dei sindacati si capisce che non ci sarà nessuna resa, soprattutto alla luce dei sacrifici del passato e dei risultati della gestione ampiamente illustrati nella lettera di avvio procedura. «Non è ammissibile che si chiedano ulteriori sacrifici ai lavoratori. I dipendenti negli ultimi due anni si sono fatti carico di oltre 7mila giornate di solidarietà e di certo i deludenti risultati economici denunciati dalla banca non possono essere imputati a loro, ma a un management che non ha saputo gestire adeguatamente il gruppo», dice il segretario nazionale della Fabi, Attilio Granelli. I sindacati sono comunque molto determinati nel dire che i risparmi non potranno passare dal numero e dalle buste paga dei bancari, senza prima essere passati dalle consulenze e dai compensi dei manager. E senza che vi sia un vero piano di rilancio.