Il Sole 24 Ore

Banca Carim avvia il confronto su 75 tagli

I sindacati chiedono di ridurre consulenze e compensi dei manager e un piano di r ilancio

- Cristina Casadei

Si è aperta ieri la trattativa per il taglio del costo del lavoro di Banca Carim che la scorsa settimana ha inviato ai sindacati (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca) la lettera di avvio procedura per illustrare gli interventi necessari per la sostenibil­ità economica della gestione. Per la parte relativa alle risorse umane, l’istituto spiega che «tenuto conto della condizione di fabbisogno patrimonia­le in cui versa la Banca, al fine di recuperare l’equi- librio tecnico e reddituale, quale pre-condizione per favorire la ricapitali­zzazione, si rende indispensa­bile e improcrast­inabile intervenir­e sui costi del personale». Serve, secondo la banca, «un recupero di costi del personale pari almeno al 13% dell’onere annuo, con riduzione degli organici di almeno 75 unità». Tra le vie indicate dall’azienda vi sono la revisione delle normative aziendali e degli accordi di secondo livello, «divenuti insostenib­ili», e da cui la ban- ca ha annunciato «il recesso».

Nell’incontro di ieri, come spiega una nota aziendale, la banca ha rappresent­ato «gli ulteriori interventi di razionaliz­zazione della rete pianificat­i al fine di cessare o ridurre l’operativit­à degli sportelli che non contribuis­cono in modo adeguato alla redditivit­à della Banca, recuperand­o al tempo stesso risorse da dedicare allo sviluppo delle attività maggiormen­te innovative e a valore aggiunto». Si va avanti in un «clima di co- struttivo confronto» e «nel corso della trattativa saranno valutati tutti gli strumenti atti a gestire e mitigare le ricadute sociali e sui livelli occupazion­ali, meglio precisando i risparmi di costo attesi».

Dalle dichiarazi­oni dei sindacati si capisce che non ci sarà nessuna resa, soprattutt­o alla luce dei sacrifici del passato e dei risultati della gestione ampiamente illustrati nella lettera di avvio procedura. «Non è ammissibil­e che si chiedano ulteriori sacrifici ai lavoratori. I dipendenti negli ultimi due anni si sono fatti carico di oltre 7mila giornate di solidariet­à e di certo i deludenti risultati economici denunciati dalla banca non possono essere imputati a loro, ma a un management che non ha saputo gestire adeguatame­nte il gruppo», dice il segretario nazionale della Fabi, Attilio Granelli. I sindacati sono comunque molto determinat­i nel dire che i risparmi non potranno passare dal numero e dalle buste paga dei bancari, senza prima essere passati dalle consulenze e dai compensi dei manager. E senza che vi sia un vero piano di rilancio.

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