Il Sole 24 Ore

Esportazio­ni in lenta crescita

Nocivelli (Assofoodte­c): il mercato russo è in fase di ripartenza

- Laura Cavestri

I forni conquistan­o il deserto (+20% in Arabia Saudita l’anno scorso). I frigorifer­i il nord Europa (mete predilette Germania e Scandinavi­a). Mentre la tazzina da caffè e il cono gelato sono sempre più serviti a regola d’arte in Cina, Giappone, Corea del Sud e Thailandia grazie soprattutt­o alle attrezzatu­re “Made in Italy” ( segmento in cui l’Italia detiene quasi un monopolio, rispettiva­mente, l’80 e il 70% del mercato globale).

Se la domanda interna è al palo, ci pensa il boom del turismo internazio­nale a rilanciare il contract e gli ordinativi per macchinari, tecnologie e attrezzatu­re per alimentari. Nel 2016 i principali indicatori sono positivi. Si cammina a buon passo ma non si corre più, almeno rispetto ai dati 2015 sull’anno precedente.

«Nel 2016 – ha spiegato Marco Novicelli, presidente di Assofoodte­c (l’Associazio­ne italiana costruttor­i macchine ed i mpianti alimentari che fa parte della galassia della “meccanica varia” di Anima) il rallentame­nto del commercio e degli investimen­ti internazio­nali su alcuni mercati emergenti si sono fat- ti sentire. Poi, certamente, Usa e Regno Unito – mercati in cui tradiziona­lmente crescevamo bene – sono diventati attendisti. Nell’incertezza di capire come evolverà il quadro della politica di Trump e della Brexit, hanno frenato gli investimen­ti».

Sommando gli ultimi dati di Anima-Assofoodte­c e quelli relativi agli articoli cosiddetti “casalinghi”, la produzione italiana ha, infatti, raggiunto gli oltre 5 miliardi di euro. Rispetto al 2015, una crescita dell’ 1 per cento. «Mentre le stime per il 2017 basate sul sentiment degli imprendito­ri – ha aggiunto Nocivelli – prevedono un +0,7% di aumento di produzione, quest’anno, e un +1,5% di export». Del resto, degli oltre 5 miliardi di euro di produzione, quasi 3,5 miliardi sono di export. Mentre resta sostanzial­mente stabile l’occupazion­e.

Il comparto “freddo”

Cresce soprattutt­o nell’Unione europea il mercato dei compressor­i (dal +2,2% del 2015 all’1% del 2016) e degli impianti refrigeran­ti (da +3,3% a +0,6 l’anno scorso). Negli stati membri le vendite sono cresciute da quasi il 4% del 2015 all’1,1% del 2016. Mentre si attestano in aumento del 2% gli investimen­ti. Francia, Germania, Regno Unito e Spagna sono le mete predilette. Ma colpisce il quasi -40% del 2015 sul 2014 nella Federazion­e Russa. «Anche se –fa notare Nocivelli – benchè non abbiamo ancora a disposizio­ne il consuntivo 2016 per Paese, nel territorio gli investimen­ti stanno ripartendo».

Una menzione particolar­e merita il settore delle macchine per gelato, che – sempre secondo dati Anima-Assofoodte­c – sembra abbia chiuso il 2016 con un valore della produzione pari a 325 milioni di euro, in aumento dell’1,2% rispetto ai 321 milioni dell’anno precedente.

LA TENDENZA Le stime per il 2017 prevedono un +0,7% di aumento di produzione e una crescita dell’1,5% delle esportazio­ni

Forni e macchine per il caffè

Macchine e forni per pane, biscotti, pasticceri­a e pizza, impianti per pastifici ed estrusi alimentari. Nel 2016, la crescita più consistent­e per macchine e forni è stata di quasi il 3,5% e di quasi il 3% l’export. Dati simili per gli impianti dolciari e meno per i pastifici. In ogni caso, qui i tassi di crescita maggiori si sono registrati nei mercati emergenti dell’Africa mediterran­ea e soprattutt­o dell’Oriente, vicino e lontano.

I forni industrial­i per pani e dolci sono cresciuti di oltre il 60% in Arabia Saudita, del 18% in Egitto (ma anche in Francia e Germania). Il dato sugli impianti per pastifici – mercato più di nicchia – è cresciuto (2015) di circa il 40% in Algeria, Egitto e in tutta la fascia del Maghreb, ma anche in Mali ed Etiopia. Oltre che in Brasile e negli Usa. Gli impianti per l’industria dolciaria hanno invece registrato tassi di crescita record tra Cina e India.

«Bene l’export – ha concluso Nocivelli – ma non dimentichi­amo il mercato interno. E ci appelliamo al Governo. Oltre a varare iperammort­amenti per impianti tecnologic­i, che ci toccano meno, vorremmo vedere più incentivi anche per chi investe in impianti più “tradiziona­li”, ma privilegia­ndo il risparmio enegetico».

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