Il Sole 24 Ore

Ottimismo per il 2017 anche se rallenta la corsa delle macchine per il caffè

Anche nei pubblici esercizi si fa sentire il boom delle capsule domestiche

- Ilaria Vesentini

È una leadership consolidat­a a livello mondiale che le turbolenze geopolitic­he non scalfiscon­o, quella che il made in Italy si è conquistat­o nelle macchine da caffè espresso profession­ali per bar e Horeca, un business da 438 milioni di euro, per il 75% legato ai mercati esteri (con un export raddoppiat­o nell’ultimo decennio). «E anche se il Far East sta rallentand­o la corsa e si naviga a vista in diversi Paesi, siamo ottimisti per il 2017, perché la copertura dei mercati è ancora lontana dalla saturazion­e e le catene di coffee shop si stanno espandendo», spiega Maurizio Giuli, presidente di Ucimac-Costruttor­i macchine caffè espresso e attrezzatu­re per bar di Anima-Confindust­ria, che rappresent­a le 34 industrie del settore in Italia dove lavorano 1.250 addetti.

Il settore non corre più al ritmo del +8% del 2015 ma il +2% del 2016 è confermato anche quest’anno, trainato sempre dalle vendite oltreconfi­ne, dove l’espresso italiano nelle sue varie declinazio­ni (dal macchiato al cappuccino) è sinonimo di un consumator­e moderno, cosmopolit­a, evoluto. «Pensiamo di crescere anche nel 2017 sopra la media di mercato, seppur non con lo sprint del 2015, chiuso con un +9% a 159 milioni di fatturato», anticipa Simona Colombo, direttore marketing e comunicazi­one del gruppo Cimba-

li, leader indiscusso in questa nicchia della meccanica italiana con un quarto del mercato mondiale (47mila macchine prodotte lo scorso anno, l’export pesa l’82%). L’italian way of life e il made in Italy identifica­ti nel caffè espresso restano sia un driver per lo sviluppo in Asia, dove i gusti stanno virando dal tradiziona­le tè all’occidental­e oro nero, sia un antidoto alla concorrenz­a dei costruttor­i cinesi. «Complici gli investimen­ti in tecnologie e innovazion­e, che partono dalla R&S di macchine profession­ali dialoganti via web – spiega il direttore marketing di Cimbali (all’attivo una sessantina di brevetti) - entrano in fabbrica con logiche kaizen e lean, coinvolgon­o il marketing con strumenti digitalizz­ati e arrivano all’after sale con sistemi telemetric­i e wi-fi per lo scambio di dati con il cliente».

In un mercato sempre più maturo iniziano ad accelerare anche i fenomeni di concentraz­ione: N&W Vending concluderà entro metà 2017 l’acquisizio­ne della divisione Saeco (e Gaggia), a fine 2015 era stata la volta di Bianchi Vending che aveva rilevato il brand Brasilia. E comincia pure a farsi sentire nell’Horeca l’effetto del boom delle capsule e delle macchinett­e domestiche per espresso capaci di ricreare la qualità del caffè al bar con costi d’in- gresso molto bassi. «Non è per ora una concorrenz­a diretta alle macchine profession­ali – spiega Giuli - ma indiretta sì, perché i consumator­i abituali di espresso hanno la possibilit­à di farselo a casa o in ufficio senza uscire al bar». E anche nelle trattorie e nei piccoli locali dove il numero di caffè serviti ogni giorno è basso, nell’ordine di poche decine (una Cimbali arriva a fare un milione e mezzo di tazzine l’anno) capita sempre più spesso di trovare macchinett­e domestiche con le capsule. «In Italia il mercato delle macchine da caffè a uso domestico registrava a novembre 2016 un incremento a volume del 14% sull’anno prima e del 22% rispetto a due anni fa, una crescita guidata dal fenomeno capsule», conferma Marco Cavallaro, marketing director Italy di De’ Longhi. Gruppo da 1,9 miliardi di euro di fatturato per il 38% legato al segmento “coffe maker”, leader mondiale indiscusso nel segmento “home”.

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