Il summit di Davos concentrato su un anno di incognite
Come ogni anno, a Davos, i ricchi del mondo si ritrovano per “cianare” sulle condizioni dell’economia globale, tra una tartina al caviale e l’aperitivo col Magnum. Il tema di questa edizione è tutt’altro che originale e cioè che l’1% della popolazione mondiale detenga una ricchezza pari a quella del restante 99; noi italiani al confronto siamo il bengodi dell’uguaglianza, ma l’impegno per raggiungere il trend internazionale c’è tutto. Farebbe anche sorridere che siano proprio gli esponenti del suddetto 1% a voler trovare una soluzione a questo stato di disuguaglianza, ispirati da una insolita magia francescana delle alpi svizzere. Peccato che non ci sia niente da ridere e lo sappia bene anche chi si spremerà le meningi a Davos, visto che sono le stesse persone che spesso nei rispettivi Paesi sostengono la costruzione di quei muri che un tempo erano eretti per dividere il comunismo dal capitalismo e oggi servono a separare ricchi da poveri. Come dire, non solo mi rendo protagonista della tua povertà, ma ti obbligo anche a morirci dentro. Al di là della realpolitik, si
capirà che c’è chi dall’altra parte comincia a innervosirsi, ma non è per questo che i fiocchi non cadranno tra i monti ginevrini. O almeno non ancora.
Marco Lombardi Vero, ogni inizio dell’anno ci porta il Forum di Davos, tra chiacchiere e incontri interessanti. Ma di sicuro, almeno stavolta, non ci si ritrova per “spettegolare” sulle condizioni dell’economia globale. Se non altro perché il Forum si consuma in questo primissimo scorcio del 2017 destinato a rimanere nella storia. Domani si insedia negli Usa il presidente Trump, portatore di un carico di attese e novità che non ha precedenti. Nei giorni di Davos la nuova premier britannica Theresa May annuncia una Brexit senza compromessi («È mancata la flessibilità in Europa, l’abbandoniamo per creare una Gran Bretagna mondiale»). E che dire del presidente cinese Xi Jinping, per la prima volta al Forum e per di più nelle vesti di difensore della globalizzazione su posizioni molto diverse, per non dire opposte, da quelle di Trump? Mi pare che ci sia da discutere su cambiamenti che è appropriato definire epocali. Quanto al “solito” tema della concentrazione della ricchezza mi ha colpito la classifica che vede l’Italia (27esima su 30) in coda “per crescita inclusiva” e 28esima per qualità dell’istruzione e per i servizi sanitari. Molto da discutere e, soprattutto, da fare.