Doppio colpo diplomatico della Svizzera con Pechino
Nello scenario dello scontro tra il colosso americano e quello cinese sulla questione del libero scambio, brilla per ora per la sua assenza lo stato maggiore europeo, in altre faccende affaccendato. E nel vuoto europeo che si è prodotto si è infilata la piccola e ricca Svizzera, che di fatto si è avvicinata a Pechino con un doppio colpo diplomatico dai risvolti economici. Berna è infatti riuscita a far venire Xi Jinping in visita ufficiale nella Confederazione proprio nei giorni scorsi, prima dell’inizio del Forum economico mondiale nella cittadina grigionese di Davos. E ha poi fiancheggiato il presidente cinese all’apertura ufficiale del Forum stesso, con la presidente elvetica Doris Leuthard che ha parlato prima del leader di Pechino.
La Svizzera ha fatto due anni fa un accordo di libero scambio con la Cina, che ha poi sviluppato con nuove intese a lato. Gli ultimi tasselli in ordine di tempo sono stati aggiunti proprio nei giorni scorsi durante la vista di Xi Jinping a Berna. Il presidente cinese d’altronde all’apertura del Forum ha ribadito la posizione di Pechino, favorevole alla globalizzazione e al libero scambio, capitoli che sono invece nel mirino degli Usa di Donald Trump. Non c’è bisogno di grandi analisi per vedere come la Svizzera si sia di fatto seduta da questo punto di vista al tavolo della Cina, pur senza attaccare esplicitamente le dichiarazioni protezionistiche di Trump. Gli attacchi non fanno d’altronde parte della tradizione elvetica, caratterizzata dalla neutralità e della diplomazia. Ma se gli attacchi cerca di evitarli, Berna comunque dice qualcosa sull’altro versante, con l’accoglienza e l’avvicinamento.
«A livello mondiale si sta producendo indubbiamente una situazione abbastanza strana – dice Monika Rühl, direttore generale di Economiesuisse, la federazione delle imprese elvetiche – con il nuovo presidente americano che si pronuncia contro lo sviluppo della liberalizzazione degli scambi e la Cina che di contro conferma la sua linea positiva su questa. La Svizzera è rimasta favorevole a una strategia di libero scambio, quella che l’ha portata a fare accordi con molti Paesi nel mondo, Cina inclusa, e che l’ha portata anche a sostenere gli accordi bilaterali con l’Unione europea. Proseguiamo in questa linea ed effettivamente la visita di Xi Jinping e il suo intervento qui a Davos sono stati passi significativi».
Gelosa della sua assoluta sovranità politica, che l’ha condotta anche a non entrare nell’Unione europea, ma al tempo stesso sostenitrice dell’apertura economica. Il binomio di fondo della Svizzera è questo. Un binomio che la porta ad avere talvolta contrasti con i vicini della Ue ma che le consente di essere in prima fila quando si tratta di criticare il protezionismo e di difendere gli aspetti positivi della globalizzazione economica. Come sta accadendo in questi giorni.