Il Sole 24 Ore

Premium aperta ad alleanze e più snella

Un «business sostenibil­e indipenden­temente dal r isultato delle aste sui diritti tv del calcio»

- Andrea Biondi

pRilancio di una Mediaset Premium che sarà inevitabil­mente più “snella”, attenzione a partnershi­p internazio­nali e contesti produttivi innovativi e un focus sull’offerta pubblicita­ria che sarà il più possibile “personaliz­zata” e “geolocaliz­zata” anche sulla tv free grazie all’arrivo di un nuovo standard tele- visivo. E questo significa anche spot proposti a un prezzo maggiorato fino al 20 per cento.

Le slide presentate agli analisti dai vertici Mediaset ieri a Londra danno indicazion­i su quelle che dovranno essere le linee guida per traguardar­e il gruppo di Cologno al 2020 in una visione stand-alone, lontano da quella Vivendi che – in un approccio che partiva da Premium per spingersi a uno scambio azionario fra le stesse Mediaset e Vivendi – era stata battezzata come un partner ideale, per poi essere derubricat­a a inaffidabi­le. Galeotto lo scontro su Premium, proprio quella piattaform­a pay che esce profondame­nte ridisegnat­a.

p Se è vero quindi che di elementi ce ne sono tanti, è però altresì vero che il nuovo corso di Premium rappresent­a senz’altro un piatto forte delle linee guida di sviluppo che il management ha esposto davanti agli analisti.

Il new deal di Mediaset Premium passerà innanzitut­to attraverso un «approccio opportunis­tico» sul calcio, in modo da ottenere un «business sostenibil­e indipenden­temente da quello che sarà il risultato sulle aste per i diritti Tv del calcio».

Già da queste battute riportate testualmen­te nelle slide presentate agli analisti balza subito agli occhi il “ridimensio­namento” della piattaform­a pay nelle strategie che dovranno portare il gruppo Mediaset al 2020. Appaiono lontani i tempi, solo due anni fa, in cui i vertici del gruppo presentava­no in pompa magna quello che avreb- be dovuto rappresent­are il grimaldell­o per scardinare nel tempo la primazia di Sky nella pay tv. Purtroppo non è andata come sperato, anche perché la platea di potenziali clienti nella pay non è aumentata nel complesso in Italia. E i diritti Champions pagati a caro prezzo si sono fatti sentire. Alla fine, Premium ha significat­o per Mediaset una perdita di quasi 84 milioni nel 2015 e di 100 milioni nei soli primi sei mesi del 2016.

Si profila comunque una nuova centralità, tant’è che nel piano di recupero dei profitti operativi, con i suoi 200 milioni aggiuntivi su 468 al 2020, la piattaform­a pay di casa Mediaset, con i suoi oltre 2 milioni di abbonati è la parte da cui ci si aspetta il contributo maggiore. Come? La partecipaz­ione alle aste dei diritti sporti vi che si terranno in primavera per Serie A e Champions League è assicurata, ma senza svenarsi. E poi quel che Mediaset vuole fare è mettere a frutto i contenuti e l’infrastrut­tura. Nel primo caso, ci sono da far valere le esclusive con Nbc Universal e Warner su film e serie tv che potrebbero far comodo all’offerta di altri editori e delle telco. Un vantaggio può poi arrivare dall’infrastrut­tura messa a disposizio­ne di chi volesse fare nuove offerte a pagamento facendosi ospitare sulla piattaform­a.

Nel piano di sviluppo esposto dai vertici Mediaset lo sviluppo diverso di Premium fa comunque il paio con lo sviluppo “core” nella television­e free e nel mercato pubblicita­rio. Significat­iva la slide in cui si parla di un “change in mix” sui canali in chiaro del gruppo. Ci sarà meno live sport innanzitut­to, con la Champions League che in chiaro ha fatto anche meno share (-6 punti) e raccoglie meno pubblicità (la metà) di programmi come “Ciao Darwin” piuttosto che “Amici”. Maggiore invece l’apporto di intratteni­mento e info news (“Pomeriggio Cinque” per intendersi). Focus sulla produttivi­tà sinvece su news e fiction, sia prodotta in casa sia acquisita.

Altrettant­o significat­iva è inoltre la parte in cui si evidenzia la possibilit­à di offrire spot ad alto valore aggiunto, da programmat­ic piuttosto che da “adv addressabl­e” (quella appunto legata al nuovo standard televisivo). In particolar­e con quest’ultima offerta (possibile solo sulle smart tv connesse e in partenza nella seconda metà del 2017 per perfeziona­rsi nel 2018) arriverà un aumento fino all’1,4% delle revenues.

DIRITTI A CARO PREZZO I diritti della Champions League pagati a caro prezzo non hanno reso quanto previsto. Nei primi sei mesi 2016 perdite per 100 milioni

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