Premium aperta ad alleanze e più snella
Un «business sostenibile indipendentemente dal r isultato delle aste sui diritti tv del calcio»
pRilancio di una Mediaset Premium che sarà inevitabilmente più “snella”, attenzione a partnership internazionali e contesti produttivi innovativi e un focus sull’offerta pubblicitaria che sarà il più possibile “personalizzata” e “geolocalizzata” anche sulla tv free grazie all’arrivo di un nuovo standard tele- visivo. E questo significa anche spot proposti a un prezzo maggiorato fino al 20 per cento.
Le slide presentate agli analisti dai vertici Mediaset ieri a Londra danno indicazioni su quelle che dovranno essere le linee guida per traguardare il gruppo di Cologno al 2020 in una visione stand-alone, lontano da quella Vivendi che – in un approccio che partiva da Premium per spingersi a uno scambio azionario fra le stesse Mediaset e Vivendi – era stata battezzata come un partner ideale, per poi essere derubricata a inaffidabile. Galeotto lo scontro su Premium, proprio quella piattaforma pay che esce profondamente ridisegnata.
p Se è vero quindi che di elementi ce ne sono tanti, è però altresì vero che il nuovo corso di Premium rappresenta senz’altro un piatto forte delle linee guida di sviluppo che il management ha esposto davanti agli analisti.
Il new deal di Mediaset Premium passerà innanzitutto attraverso un «approccio opportunistico» sul calcio, in modo da ottenere un «business sostenibile indipendentemente da quello che sarà il risultato sulle aste per i diritti Tv del calcio».
Già da queste battute riportate testualmente nelle slide presentate agli analisti balza subito agli occhi il “ridimensionamento” della piattaforma pay nelle strategie che dovranno portare il gruppo Mediaset al 2020. Appaiono lontani i tempi, solo due anni fa, in cui i vertici del gruppo presentavano in pompa magna quello che avreb- be dovuto rappresentare il grimaldello per scardinare nel tempo la primazia di Sky nella pay tv. Purtroppo non è andata come sperato, anche perché la platea di potenziali clienti nella pay non è aumentata nel complesso in Italia. E i diritti Champions pagati a caro prezzo si sono fatti sentire. Alla fine, Premium ha significato per Mediaset una perdita di quasi 84 milioni nel 2015 e di 100 milioni nei soli primi sei mesi del 2016.
Si profila comunque una nuova centralità, tant’è che nel piano di recupero dei profitti operativi, con i suoi 200 milioni aggiuntivi su 468 al 2020, la piattaforma pay di casa Mediaset, con i suoi oltre 2 milioni di abbonati è la parte da cui ci si aspetta il contributo maggiore. Come? La partecipazione alle aste dei diritti sporti vi che si terranno in primavera per Serie A e Champions League è assicurata, ma senza svenarsi. E poi quel che Mediaset vuole fare è mettere a frutto i contenuti e l’infrastruttura. Nel primo caso, ci sono da far valere le esclusive con Nbc Universal e Warner su film e serie tv che potrebbero far comodo all’offerta di altri editori e delle telco. Un vantaggio può poi arrivare dall’infrastruttura messa a disposizione di chi volesse fare nuove offerte a pagamento facendosi ospitare sulla piattaforma.
Nel piano di sviluppo esposto dai vertici Mediaset lo sviluppo diverso di Premium fa comunque il paio con lo sviluppo “core” nella televisione free e nel mercato pubblicitario. Significativa la slide in cui si parla di un “change in mix” sui canali in chiaro del gruppo. Ci sarà meno live sport innanzitutto, con la Champions League che in chiaro ha fatto anche meno share (-6 punti) e raccoglie meno pubblicità (la metà) di programmi come “Ciao Darwin” piuttosto che “Amici”. Maggiore invece l’apporto di intrattenimento e info news (“Pomeriggio Cinque” per intendersi). Focus sulla produttività sinvece su news e fiction, sia prodotta in casa sia acquisita.
Altrettanto significativa è inoltre la parte in cui si evidenzia la possibilità di offrire spot ad alto valore aggiunto, da programmatic piuttosto che da “adv addressable” (quella appunto legata al nuovo standard televisivo). In particolare con quest’ultima offerta (possibile solo sulle smart tv connesse e in partenza nella seconda metà del 2017 per perfezionarsi nel 2018) arriverà un aumento fino all’1,4% delle revenues.
DIRITTI A CARO PREZZO I diritti della Champions League pagati a caro prezzo non hanno reso quanto previsto. Nei primi sei mesi 2016 perdite per 100 milioni