Il Sole 24 Ore

Goldman Sachs triplica i profitti con il boom del trading

Il r isultato netto batte le attese e sale a 2,35 miliardi grazie al boom del trading

- Marco Valsania

p Gli exploit degli scambi a Wall Street, con le ondate di acquisti azionari e vendite obbligazio­narie degli ultimi mesi, hanno tirato la volata a Goldman Sachs e Citigroup, come già fatto per JP Morgan, Bank of America e Morgan Stanley. Goldman ha battuto le attese del quarto trimestre 2016 riportando utili più che triplicati a 2,35 miliardi di dollari, pari 5,08 dollari per azione contro i 4,82 previsti. Un anno fa Goldman aveva contabiliz­zato oneri per 1,54 miliardi legati a sanzioni sui mutui. Le entrate sono salite del 12% a 8,17 miliardi anzichè fermarsi ai 7,72 miliardi ipotizzati, anche se non sono bastate a evitare un declino annuale dovuto alla debolezza sofferta dall’intero settore agli inizi del 2016. I profitti annuali sono stati di 7,1 miliardi su revenue di 30,6, il minimo in cinque anni.

Citigroup ha brillato meno ma ha a sua volta superato i pronostici, facilitata da una nuova disciplina nei costi - ridotti del 9% nel trimestre - adottata da tutte le società di Wall Street. Gli utili sono lievitati del 7% a 3,57 miliardi, pari a 1,14 dollari per azione rispetto agli 1,12 attesi. Le revenue sono tuttavia diminuite del 9% a 17,01 miliardi, deludendo stime medie di 17,30 miliardi. I profitti annuali sono stati di 14,9 miliardi e le revenue di 69,9 miliardi.

Le grandi firme di Wall Street, archiviato un trimestre generalmen­te robusto, secondo fonti di mercato sposano ora un cauto ottimismo sul futuro. La cautela è generata dalle incognite economiche e geopolitic­he che gravano su entrambe le sponde dell’Atlantico: la maggior volatilità dovrebbe sostenere il trading, i tassi d'interesse Usa dovrebbero salire aiutando i bilanci bancari; Ipo, collocamen­ti e merger dovrebbero riprenders­i e l’economia Usa dovrebbe accelerare il passo spinta dalle riforme promesse dall’amministra­zione Trump. È però possibile che delusioni su questi fronti risveglino timori e paralisi tra gli investitor­i. Goldman ha anche davanti a sé sfide particolar­i: la società, il cui titolo ha guadagnato il 30% dalle elezoni di novembre, è reduce da un esodo di alti dirigenti, a cominciare del direttore generale Gary Cohn. Considerat­o l’erede del Ceo Lloyd Blankfein, diventerà invece consiglier­e economico della Casa Bianca. Il quarto trime- stre 2016 è stato tuttavia più che incoraggia­nte. La sua redditivit­à, misurata dal Roe, è stata dell’11,4%, la più alta tra le regine americane della finanza. L’attività di trading - che rappresent­a oltre metà delle sue entrate, unico caso a Wall Street - ha mostrato un +25% a 3,6 miliardi, con il 78% messo a segno nel reddito fisso e nelle valute a un totale di 2 miliardi mentre sono scivolate le revenue da azioni.

Per Citigroup, il cui titolo è salito del 17% da novembre, il risultato del trading è stato ugualmente robusto: le entrate, esclusi oneri contabili, sono cresciute del 31% con corse del 36% nel reddito fisso e incrementi del 15% nella compravend­ita di azioni. «Abbiamo terminato l’anno con un andamento solido e di buon auspicio», ha detto il Ceo Michael Corbat. La redditivit­à di Citi è stata però del 6,2%, la più bassa tra le grandi banche.

BENE ANCHE CITIGROUP Bilanci in crescita per Citi, grazie al maggior controllo dei costi. Tuttavia la sua redditivit­à è la meno elevata tra le grandi banche Usa

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