Enzo Palumbo, una vita tra giustizia e politica
Il 24 gennaio l’Avv. Enzo
Palumbo sarà alla Corte Costituzionale, quando si deciderà la sorte dell’Italicum. Non è una presenza a caso, la sua, dato che il ricorso che all’inizio del 2016 ha convinto il Tribunale di Messina, primo in Italia, a sollevare sei dubbi di costituzionalità sulla legge elettorale, porta proprio la sua firma e verrà esaminato insieme a quelli dei Tribunali di Torino e Perugia, Trieste e Genova. Tema del contendere “la politica”, quella che Enzo Palumbo ha seguito sin dagli anni sessanta, sempre da liberale, prima come rappresentante degli universitari messinesi, poi nella segreteria nazionale dei giovani liberali, infine nella Direzione e nella Segreteria Nazionale del PLI, per il quale è stato eletto consigliere comunale di Messina (1980-1990), poi Senatore nella IX Legislatura (1983-1987); e quando ha esaurito il suo mandato, ha fatto “rapporto” ai suoi elettori, in due libri: Un anno a Palazzo Madama (1985) e Nel palazzo per vostro conto (1987). Tra il 1988 e il 1990, la congiunzione tra giustizia e politica l’ha concretamente sperimentata come membro laico del CSM, eletto dal Parlamento. Infine, dopo il 1990, è tor nato a fare l’avvocato civilista, contitolare di prestigiosi studi legali (prima Martino & C., poi Palumbo-Magaudda), esercitando tra Messina e Roma, ma con un occhio sempre rivolto alla politica e alle istituzioni. Ha provato prima a fare abrogare il porcellum, redigendo lo studio che ha portato all’iniziativa referendaria del 2011 e partecipando al Collegio di difesa di quel Comitato referendario; oggi ricorda: ”Se quel referendum si fosse tenuto, ci saremmo risparmiati le elezioni del 2013 con una legge poi dichiarata incostituzionale; speriamo meglio il 24 gennaio”. Nel frattempo, in vista del referendum dello scorso 4 dicembre, ha provato a contestare la formulazione del quesito referendario, con un ricorso sul quale TAR Lazio e Consiglio di Stato hanno ritenuto di non avere giurisdizione, senza tuttavia entrare nel merito, che Palumbo si riserva di coltivare ulteriormente, anche al di là del risultato ormai acquisito, per evitare che in futuro una situazione del genere possa ripresentarsi.