«Neve, crolli e niente elettricità, irraggiungibili le nostre aziende»
Neve e terremoto piegano le aziende del Centro Italia. A soffrire particolarmente le imprese del reatino, dell’aquilano, della provincia di Ascoli, Chieti e Pescara. Queste ultime costrette a fronteggiare anche l’emergenza allagamenti dopo l’esondazione ieri del fiume Pescara. Grandi le difficoltà denunciate per le strade interrotte e impercorribili, ancora troppe le attività senza elettricità. Pochi i mezzi sgombraneve e le turbine. «Da due giorni non riesco a raggiungere la mia azienda, bloccata dalla neve, non posso controllare i danni subiti dalle nuove scosse di terremoto di ieri»lo sfogo di Gianfranco Castelli, imprenditore di Amatrice nel reatino. « Siamo abbandonati a noi stessi, senza corrente, una vergogna» denuncia l'imprenditore nato a Norcia, con casa ad Amatrice e stabilimento produttivo ad Accumuli, un salumificio storico (il Sano) che produce guanciale e l'unico prosciutto Igp del Lazio, l'amatriciano. L’azienda oggi ha 52 dipendenti, 12 milioni fatturati nel 2016. «Erano 30 i dipendenti prima del terremoto - dice Castelli - ora abbiamo 52 dipendenti, di cui sono fiero, che in questi due giorni non sono riusciti a raggiungere l’azienda, proprio come me - rincara la dose Castelli - ora si trovano sfollati a San Benedetto del Tronto dopo il sisma, ma le strade sono bloccate». Un viaggio che in condizioni normali richiede un'ora e mezza di tempo e «che i miei dipendenti fanno tutti giorni dopo il terremoto» spiega. «Non è ammissibile - denuncia Castelli - che una strada come la Salaria sia inaccessibile per tanto tempo, i collegamenti vanno ripristinati, ho in azienda 900 tonnellate di carne che rischiano, devono essere lavorate, ci sono stagionature che hanno bisogno di funzionare per la produzione». Un danno anche per tante altre piccole attività che sopravvivono a fatica nell'area del reatino. Attività di ristorazione e agroalimentare, perlopiù familiari, che rischiano di scomparire. «Le attività economiche vanno incoraggiate e sostenute – sottolinea l’imprenditore che ora vive in albergo a Rieti - mi sento completamente solo e abbandonato, in queste ore ho chiamato tutti, ma non riesco a parlare con nessuno. Così rischiamo davvero di chiudere, i miracoli non si possono fare». Ferme per l’emergenza gelo e per il rischio allagamento anche molte aziende di Chieti, l'Aquila e Pescara. «Stiamo facendo in queste ore un censimento tra le imprese associate per capire l'entità dei danni e le misure da attuare immediatamente per garantire attività e produzione, alcune imprese hanno dovuto chiudere - sottolinea il dg di Confidustria ChietiPescara Luigi di Giosaffatte nelle prossime ore avremo dettagli e contezza dei danni subiti. A pesare la viabilità bloccata che mette a rischio rifornimenti, forniture e organizzazione logistica. Ma anche i capannoni crollati sotto il peso della neve o allagati per l'esondazione del fiume Pescara. Fabbriche chiuse anche nell'aquilano dove il polo produttivo farmaceutico della Dompè all’Aquila si è fermato per le scosse di terremoto. «È stato evacuato a scopo precauzionale - ha spiegato Eugenio Aringhieri, ceo di Dompè - non vi sono stati danni a livello infrastrutturale, per cui stiamo lavorando al ripristino delle condizioni di normalità per riprendere le attività di produzione domattina (oggi per chi legge, ndr) , sempre che vi siano le condizioni di sicurezza necessarie».
LA GRANDE IMPRESA Nell’Aquilano la Dompè ha chiuso per le scosse ma non vi sono stati danni infrastrutturali, riapertura prevista oggi dopo i controlli di sicurezza