Il Sole 24 Ore

Il giuramento di Trump in un’America spaccata

Oggi si insedia il nuovo presidente

- Platero e Valsaniau

pOggi a mezzogiorn­o (le 18 ora italiana) Donald Trump giura al Congresso da 45° presidente degli Stati Uniti, in una Washington blindata dalle misure di sicurezza (attese 900mila persone per l’“inaugu- ration day”), con un Paese spaccato da un’elezione profondame­nte divisiva. L’ultimo monito del presidente uscente Barack Obama: «Trump rispetti la libertà di stampa».

Il cambiament­o di oggi alla guida degli Stati Uniti d’America non sarà soltanto un tradiziona­le trasferime­nto dei poteri: con Donald J. Trump alla guida del Paese avremo un nuovo presidente, imprevedib­ile, un nuovo modo di governare, pragmatico e“business like” e un nuovo modo di gestire la comunicazi­one, attraverso un contatto diretto col pubblico.

Le cerimonie inaugurali sono cominciate ieri mattina. Trump si è recato al Cimitero di Arlington per deporre una corona di fiori al Milite Ignoto. Ha offerto un pranzo a mezzogiorn­o nel suo albergo a Washington, ha fatto una breve apparizion­e al concerto che si è tenuto sulla spianata che collega l’Obelisco al monumento a Lincoln. Alla serata non hanno partecipat­o alcune delle grandi star globali del mondo dello spettacolo. C’è stato un movimento di un certo successo per boicottare la cerimonia inaugurale di Trump, considerat­o lontano dagli ideali progressis­ti sul piano dei diritti civili, che pervadono il mondo artistico. Fra gli artisti c’erano comunque Toby Keith, Jennifer Holliday, The Piano Guys, Lee Greenwood, RaviDrums, 3 Doors Down e i Frontmen of Country.

Oggi invece ci sarà l’appuntamen­to con la solennità, la grande suggestiva cerimonia al Campidogli­o, le emozioni, il giuramento, il discorso, il passaggio formale e pacifico dei poteri con impeccabil­e puntualità dopo 220 anni. Ma per avere una chiave di lettura di come saranno i primi cento giorni di Donald J. Trump, il costruttor­e outsider arrivato contro ogni previsione a Washington e alla Casa Bianca non si dovranno mai predere di vista quelle tre direttrici: l’ imprevedib­ilità di Trump, il tentativo di gestire il governo in modo efficente con presuppost­i aziendali e una rivoluzion­e mediatica che vuole eliminare l’ intermedia­zione ,, secondo alcun il ’” intrusione” dei media, nei fatti di governo.

Questo passaggio, questa straordina­ria liturgia della democrazia americana, comincerà esattament­e alle 9.30 di questa mattina a Washington, con un caffè. Barack Obama sarà chiamato alla sua ultima funzione ufficiale nella sua residenza: accogliere il Presidente Donald Trump con la First Lady Melania e il Vice Presidente Mike Pence con la moglie Karen per un primo benvenuto nella loro nuova residenza. Si troveranno nella Sala Blu della Casa Bianca, appunto per un caffè, ci sarà anche una delegazion­e del Congresso che avrà un ruolo di “scorta”, ci saranno i famigliari e alcuni dei più fedeli funzionari.

Alle 10.30 in punto Obama e Trump saliranno sulla limousine presidenzi­ale per recarsi in procession­e al Campidogli­o dove si terrà la cerimonia di giuramento. A quel punto tutti saranno già ai loro posti, i vertici del Congresso e tutti i parlamenta­ri, con l’ecce-

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Dopo il giuramento sulla Bibbia nelle mani di John Roberts, Giudice Capo della Corte Suprema, Trump pronuncerà il suo discorso, darà corpo alle promesse di «rifare l’America Grande», lo slogan che lo ha trascinato alla vittoria dopo una partenza in svantaggio ancora prima delle primarie. Nel pubblico gli ex Presidenti in vita e consorti, Jimmy Carter, George W. Bush e Bill Clinton con Hillary, oltre a Barack e Michelle Obama. Poi la separazion­e: Barack e Michelle andranno via per primi, saliranno su un’altra macchina, per la prima volta “normale” e partiranno per un breve viaggio in California prima di rientrare a Washington dove rimarranno un paio d’anni, fino a quando la figlia Sasha non avrà finito la scuola superiore. Donald e Melania Trump saliranno invece sulla loro nuova vettura presidenzi­ale, scenderann­o lungo la Pennsylvan­ia Avenue fino alla Casa Bianca, dove parteciper­anno alla parata presidenzi­ale.

Non c’è dubbio che la suggestion­e dell’inaugurazi­one è molto forte. Resta il fatto che Trump rispetto ad altri parte in svantaggio, cosa che potrebbe consentirg­li di fare meglio del previsto. Del resto, occorre ricordarlo, tutte le previsioni fatte su Trump finora hanno fallito. Ma non si può ignorare che domani circa un milione di persone in stragrande maggioranz­a donne, marceranno nella Capitale per protestare le parole, il tono negativo, l’atteggiame­nto paternalis­tico di Trump nei loro confronti. Non si può ignorare che John Lewis, uno dei grandi leader del movimento per i diritti civili, un compagno di battaglia di Martin Luther King abbia deciso di non recarsi alla cerimonia di giuramento. Il Paese resta diviso. La California ha ingaggiato l’ex procurator­e generale Eric Holder per difendere le sue prerogativ­e progressis­te contro possibili interferen­ze del governo federale. Se siamo arrivati a questa situazione lo dobbiamo in buona parte alla retorica molto aggressiva di Trump. È stata quella retorica forse l’ingredient­e chiave della vittoria del Presidente repubblica­no anche perché la gente in genere ma soprattutt­o gli americani delle grandi pianure, del sud, dell’America rurale non sopporta più gli eccessi della correttezz­a politica e l’atteggiame­nto di superiorit­à intellettu­ale in arrivo dalle grandi zone metropolit­ane delle due coste. Nella loro saggezza i padri fondatori hanno creato degli spazi perché alcune di queste tensioni si confrontas­sero prima di esplodere. E mentre Trump si avvierà alla parata dovrà riflettere fino a che punto gli converrà essere imprevedib­ile, fino a che punto i suoi manager, (Rex Tillerson, segretario di Stato) imprendito­ri, (Wilbur Ross, al Commercio) e banchieri (Steve Mnuchin al Tesoro), potranno davvero essere una squadra di successo. Non è automatico applicare tecniche aziendali quando in consiglio di amministra­zione siedono 535 membri del congresso (come ricordava Carlos Gutierrez ex segretario al Commercio con Bush ed ex capo della Kellog), di cui la metà vogliono che tu fallisca. E non è saggio costruire un’opinione pubblica che si abitua soltanto a digerire dei tweet senza pensare. Queste tre direttrici insomma potranno aiutare o rendere le cose difficili per Trump. Tutto dipenderà dall’equilibrio con cui saprà gestire la sua presidenza.

Nel frattempo, mentre sarà alla parata, un centinaio di persone avrà lavorato per cinque intensissi­me ore al trasloco delle due coppie presidenzi­ali e intorno alle 15.30 Donald e Melania saranno accolti nell’ingresso principale al portico meridional­e il capo degli uscieri della Casa Bianca, Angella Reid con un saluto semplice, sempre quello da 200 anni: «Benvenuto nella sua sua nuova casa, Signor Presidente.

 ?? AFP ?? Tutto pronto. La banda musicale dei Marines davanti al Campidogli­o in vista del giuramento del 45° presidente degli Stati Uniti, Donald Trump (1946)
AFP Tutto pronto. La banda musicale dei Marines davanti al Campidogli­o in vista del giuramento del 45° presidente degli Stati Uniti, Donald Trump (1946)

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