Padoan-Moscovici, si lavora a un’intesa Misure non subito
Moscovici vede Padoan: «Soluzioni comuni, l’obiettivo è avere un’Italia più forte»
pProsegue la trattativa del Governo con Bruxelles con l’obiettivo di evitare, almeno nel breve periodo, interventi correttivi. Rinviando la partita sull’allineamento dei conti pubblici al prossimo Def. Si lavora a una soluzione concordata, dopo l’incontro «positivo» di ieri a Davos tra il ministro dell’Economia Padoan e il commissario Ue Moscovici .
Continuare a trattare con Bruxelles con l’obiettivo di evitare, almeno nel breve periodo, qualsiasi intervento correttivo. La strategia del Governo per rispondere al pressing di Bruxelles su una rapida correzione dei conti pubblici pari a 0,2 punti di Pil non è stata ancora messa nero su bianco. Ma con il trascorrere delle ore prende sempre più corpo l’ipotesi di indicare nella missiva di risposta da inviare entro il 1° febbraio alla commissione Ue quale snodo chiave della partita sui “decimali” di finanza pubblica la stesura del Prossimo Documento di economia e finanza (Def), atte saper aprile. Un’ opzione che continua ad essere molto gettonata anche dopo l’incontro di ieri a Davos tra il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan e il Commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici.
In altre parole, il Governo potrebbe non negare del tutto la necessità di un aggiustamento contabile, magari sotto forma di esclusiva “manutenzione” (via amministrativa) e con un impatto nettamente inferiore ai 3,4 miliardi quantificati da Bruxelles (non oltre 1-1,5 miliardi), ma si riserverebbe di circostanziarlo eventualmente nel prossimo Def anche alla luce delle nuove stime sull’ andamento del P il. E, soprattutto, della quantificazione dell’ulteriore dote per fronteggiare la nuova fasedi emergenza perle zone terremotate del Centro-Italia. Un ado teche, nel suo complesso, la Ue è già pronta a escludere dai vincoli del Patto di stabilità europeo. La leva che punta ad azionare il Governo per evitare la manovra correttiva, o comunque per ridurla ai minimi termini, resta quella degli “eventi eccezionali”. Ma questo percorso non è scontato. Molto dipenderà da come evolverà il confronto con Bruxelles nei prossimi giorni.
E non è escluso che di questo tema si sia parlato anche nel colloquio di ieri tra il premier Paolo Gentiloni e Romano Prodi. Un colloquio incentrato sull’Europa, in particolare sulla sua “crisi”, anche in vista dell’anniversario dei Trattati di Roma che l’Italia celebrerà a marzo.
Come da tradizione, intanto, anche l’incontro di ieri tra Padoan e Moscovici sembra aver abbassato la temperatura del dibattito fra Roma e Bruxelles sui conti italiani. Ma questo round non segna l’ultima parola di un confronto che ora dovrà passare dalle motivazioni italiane sui «fattori rilevanti» per giustificare lo scostamento dai target fissati dalla Ue, ma già sembra instradare anche questa battaglia sui decimali verso una soluzione “concordata”. Dialoghi di questo tipo, ha detto lo stesso Moscovici dopo aver definito «molto positivo» il confronto di ieri, «hanno sempre avuto successo, perché non dovrebbe accadere anche questa volta?». Non a caso si è parlato di «soluzioni comuni».
Tutto bene, dunque? È presto per dirlo, e molto dipende da come andrà declinato in concreto l’obiettivo di «avere un’Italia forte» indicato ieri dal commissario Ue, ma anche il passaggio di ieri conferma che tecnica e politica europea parlano lingue parzialmente diverse. La prima ha scritto la lettera con la richiesta di aggiustamento sulla base di un ragionamento matematico, richiamato anche dall’Upb. L’obiettivo del Patto Ue chiede per quest’anno un taglio del deficit strutturale pari a mezzo punto di Pil, mentre l’ultima manovra approvata dal Parlamento produce secondo i calcoli europei un aumento dello 0,4%. Il primo tratto di questa distanza è coperto dal dibattito sulle «spese eccezionali», che il Governo chiede di escludere dal calcolo strutturale perché legate a fattori straordinari come terremoto e migranti. Nei confronti che hanno preceduto la sospensione del giudizio a dicembre era emersa la possibilità che la Ue riconoscesse il carattere eccezionale di una parte importante di queste spese (2-3 decimali di Pil) ma la questione è ancora aperta. E qui entra la trattativa politica, che come assicura lo stesso Moscovici «terrà conto anche del contesto italiano, sia quello economico sia quello relativo a vicende sfortunate» a partire dal sisma nel Centro Italia. Accanto al deficit, infatti, a incidere sulla dinamica del debito pubblico c’è il quadro “macro” del Paese, a partire dalla deflazione certificata dall’Istat per il 2016 che il Governo ha già indicato come una delle spiegazioni-chiave per la mancata riduzione del passivo della Pa l’anno scorso. «Stiamo gestendo il debito in modo molto efficace» ha spiegato Padoan a Bloomberg.Per quest’anno il Governo torna a prevedere una limatura dal 132,8% al 132,6% del Pil, che sarà sostenuta anche da una ripresa delle privatizzazioni.