Così la morsa terremoto-neve ha messo in crisi la rete elettrica
pBlack out davvero inevitabili o colpevoli falle di Terna ed Enel, che gestiscono rispettivamente la grande rete di trasmissione elettrica ad alta tensione e le reti di distribuzione locale? Di sicuro la polemica terrà banco - così almeno minaccia qualche sindaco dei comuni senza luce – perfino nelle aule giudiziarie. Terna e Enel giurano all’unisono che si è fatto tutto e anche di più per prevenire i guasti e ripristinare celermente il servizio nei tanti comuni che sin da domenica scorsa sono rimasti al buio. Incuria, si accusa. Massima dedizione rispetto a una congiuntura assolutamente eccezionale, ci si difende.
Pierfrancesco Zanuzzi, amministratore delegato di Terna Rete Italia, ovvero il massimo responsabile tecnico dell’alta ten- sione, contava ieri sera di sanare completamente la situazione dal suo versante «entro 24, massimo 48 ore». Nel primo pomeriggio è stata risolta l’ultima grossa criticità riaccendendo l’alta tensione della zona industriale di Teramo. Rimaneva spenta quella dell’area Nord. E lì gli uomini dell’Enel continuavano ad allargare le braccia ripetendo che «solo con la rete Terna pienamente attiva si può verificare quali e quante disfunzioni ci sono nella rete di distribuzione».
Tutto a posto entro questa domenica? Si spera di sì. Ieri sera l’Enel preannunciava per questa mattina il pieno superamento dell’emergenza nelle Marche e il riallaccio in Abruzzo di almeno 30mila dei 90mila utenti che ieri mattina erano ancora al buio. E intanto si snocciolano diagnosi e relative giustificazioni, cure e relativi impegni.
I fattori meteorologici eccezionali sono sotto gli occhi di tutti. Meno nota è la dinamica che spegne la luce. Principale imputato è il cosiddetto “manicotto” di ghiaccio, portato alla ribalta (sembra un’esagerazione, ma gli esperti giurano che è così) dall’effetto clima. Il manicotto è un agglomerato gelido che si crea attorno ai cavi elettrici a causa delle mutate caratteristiche medie delle precipitazioni nevose. A creare il fenomeno è la neve bagnata, o almeno più bagnata di una volta. Una granita-melassa forma sui cavi un primo strato che si trasforma rapidamente in ghiaccio, che a sua volta fa da aggregatore per nuovi strati successivi. Il manicotto cresce e pesa sempre di più, tira giù il cavo e lo indebolisce esponendolo agli altri fattori esterni: il vento persistente, gli alberi che crollano sui tralicci e sulle linee, appesantiti da cumuli di neve rappresa per colpa dello stesso fenomeno che crea i manicotti. Anche le cabine di distribuzione, messe sotto stress, vanno in avaria. Tutto ciò «supera i limiti di progetto» dicono all’unisono Zanuzzi e Giuseppe Amoroso, responsabile della rete Enel.
È emergenza. Ma di fronte a questi “eventi eccezionali” i gestori di rete fanno davvero abba- stanza per prevenire e curare? Zanuzzi rimarca che «da lunedì scorso abbiamo mobilitato oltre 200 persone e oltre 50 mezzi, facendo venire squadre da altre regioni per lavorare 24 ore su 24». Amoroso, che deve gestire una rete molto più parcellizzata, fa sapere che dalle altre regioni l’Enel ha mobilitato ben 1.400 persone, con oltre 500 gruppi elettrogeni per attivare intanto le alimentazioni di emergenza » . Gruppi elettrogeni che concorrono, sia nel caso dell’Enel che di Terna, a rinforzare o sostituire le“controalimentazioni” ovvero il re indirizzamento delle linee di fornitura dell’elettricità da tratte o fonti diverse da quelle consuete.
Ma se questa geografia di linee alternative che fanno vicendevolmente da riserva fosse una pratica strutturale le falle si po- trebbero quantomeno limitare? «Non è detto» risponde Amoroso. «Quando questi fenomeni – spiega - coinvolgono una regione intera o più regioni attigue minando contemporaneamente, come in questo caso, più di 200 linee, il ko della rete è praticamente inevitabile».
Certo, l’effetto clima trasforma il territorio e minaccerà l’energia sempre di più. E gestori del servizio non potranno allargare le braccia appellandosi al fato. «Naturalmente facciamo e faremo tesoro di esperienze come questa» giura Zanuzzi. Appellandosi al robusto impegno già preso da Terna per perfezionare la rete, sull’onda di un piano di investimenti da oltre 3,3 miliardi di euro previsto dal piano quadriennale al 2019.
IL FENOMENO «MANICOTTO» Le mutate caratteristiche delle precipitazioni nevose causano strati di ghiaccio sui cavi elettrici che indeboliscono il sistema