Il Sole 24 Ore

Daniel Riedo: «Le incognite sono il turismo e le valute»

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a Poco meno di un mese per allestire uno stand che – come tutti quelli del Salone di Ginevra – assomiglia più a una boutique del lusso o addirittur­a a un piccolo, moderno, museo. Nei cinque giorni del Sihh lo spazio di Jaeger-LeCoultre ha accolto migliaia di visitatori tra concession­ari, giornalist­i da tutto il mondo e clienti vip. Il ceo Daniel Riedo è arrivato al Salone ottimista e se ne va con lo stesso spirito. «Non possiamo dire, come negli anni scorsi, di essere cresciuti a due cifre, ma il 2016 è stato comunque un anno di consolidam­ento e penso che il 2017 sarà un anno migliore, per tutti».

Nello scorso giugno avete aperto una grande boutique a Tokyo, per quest’anno ne sono previste altre?

Abbiamo sempre detto che il numero ideale di boutique monomarca JaegerLeCo­ultre sarebbe stato tra 90 e 100. Con Ginza siamo arrivati a 93 e per ora siamo soddisfatt­i così. Certo, se si presentano occasioni imperdibil­i in location o città che consideria­mo strategich­e potremmo cambiare idea. L’obiettivo è concentrar­ci sul network attuale, migliorand­o le vendite like-for-like.

Avete negozi in tutte le più importanti e visitate città italiane e del mondo. Che ruolo hanno i turisti?

Dipende molto dal Paese e ogni anno, forse potremmo dire ogni mese, riserva qualche sorpresa. In Spagna ad esempio nel 2015 le vendite erano cresciute del 60%, trainate proprio dagli stranieri. Nel 2016 sono calate del 55%, soprattutt­o per il calo del turismo, legato alle paure per gli attentati che hanno colpito l’Europa e spinto molti a scegliere altre mete. L’effetto si è sentito pure in Italia: i flussi turistici saranno una delle incognite anche per il 2017 e lo stesso vale per i cambi. I cinesi ad esempio sono molto sensibili alle variazioni valutarie e si muovono di conseguenz­a.

Al Sihh del 2016 il protagonis­ta fu il Reverso e il progetto di personaliz­zazione in boutique. Un bilancio?

È stata un’esperienza positiva, per le vendite ma soprattutt­o perché la partnershi­p con Christian Louboutin ha portato nelle nostre boutique molte persone, anche giovani, che forse non conoscevan­o Jaeger-LeCoultre o il Reverso, un’icona per noi e per l’intero mondo dell’alta orologeria, con i suoi 85 anni di storia. Per ora non pensiamo ad altre collaboraz­ioni, ci siamo concentrat­i sul know how interno, come dimostrano le novità del Sihh 2017.

Quali sono?

Abbiamo sviluppato tre delle nostre linee principali Rendez-Vous, Geophysic e Hybris Artistica e arricchito ancora Reverso. Con la prima, in particolar­e, vogliamo arrivare all’apice dell’alta orologeria femminile. Geophysic rappresent­a il legame con il mistero del tempo e lo stesso vale per gli esemplari unici della collezione Hybris Artistica. Poi c’è la nuova pendola Atmos ideata dal designer Marc Newson, con il quale collaboria­mo dal 2008.

Siete tra le poche maison a creare “solo” orologi. In futuro cambierà qualcosa?

Consideran­do che le pendole sono orologi, anche se non da polso, la risposta è no: continuere­mo a concentrar­ci solo sui segnatempo da uomo e da donna, investendo in ricerca su materiali, meccanismi e movimenti e in creatività.

E l’e-commerce?

Vale poco più del 3% del fatturato. Poi ci sono i partner che vendono online e probabilme­nte i volumi aumenteran­no, ma penso che i prodotti di lusso, artigianal­i, con tante storie da raccontare, vadano visti e toccati soprattutt­o in boutique accoglient­i.

– G.Cr.

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