Alta orologeria, vendite in ripresa
Al Sihh le ricette anticrisi dei big: dal 4° trimestre 2016 ordini in aumento
a Il salone dei piccoli grandi cambiamenti: potremmo definire così il Sihh che si chiude oggi a Ginevra e che ha ospitato trenta marchi di alta orologeria, 13 di nicchia e altri 17 tra i più noti al mondo: A.Lange&Sohne, Audemars Piguet, Baume&Mercier, Cartier, Greubel Forsay, Iwc, Jaeger-Le Coultre, Montblanc, Panerai, Parmigiani Fleurier, Piaget, Richard Mille, Roger Dubuis, Ulysse Nardin, Vacheron Constantin e Van Cleef&Arpels. Le novità si sono viste fin dal format. Con un ritorno e un debutto, rispettivamente Girard-Perregaux e Ulysse Nardin: una mossa di apertura del Sihh – da sempre organizzato dal gruppo Richemont – a Kering, il colosso francese al quale le due maison appartengono.
Anche Lvmh era a Ginevra, ma non all’interno del Sihh: da qualche anno il gruppo di Bernard Arnault organizza in città le presentazioni dei suoi marchi Bulgari, Hublot e Tag Heuer, una sorta di “fuori Salone” che dimostra l’importanza dell’appuntamento di gennaio per capire dove sta andando l’alta orologeria. A maggior ragione quest’anno, dopo un 2016 molto difficile per tutti. Secondo il Worldwide Market Monitor di Bain&Co. e Fondazione Altagamma, nello scorso anno il segmento hard luxury (alta orolo- geria e gioielleria) ha perso il 5% rispetto al 2015: continua ad assorbire il 22% dei consumi di beni di lusso personali (vale cioè 16 miliardi di euro), ma è in difficoltà soprattutto per il rallentamento asiatico.
I dati più recenti di Richemont (al quale appartengono 11 dei 17 brand maggiori presenti al Sihh) fanno ben sperare: nel quarto trimestre dell’esercizio 16-17 i ricavi sono saliti del 12% e la maggior parte degli analisti di settore prevede un miglioramento dell’export nel 2017.
Negli stand tutti confermano: in dicembre le vendite natalizie sono andate meglio che nel 2015 e nei primi 15 giorni di gennaio quasi tutti hanno raggiunto i budget fissati per l’intero mese. Tornando alle novità del format Sihh, oggi, ultimo giorno, sarà aperto per la prima volta al pubblico: non solo stampa, concessionarie e clienti vip, ma anche appassionati di orologi. Numero contingentato, obbligo di prenotazione e biglietto molto costoso (70 franchi, 65 euro circa). Ma è pur sempre una prima volta. Per il resto, ogni maison ha cercato di combattere la crisi a modo suo: c’è chi ha spostato il focus dall’uomo alla donna, almeno a Ginevra, come Iwc, con i nuovi DaVinci con cinturini Santoni. C’è chi ha abbracciato il segmento degli orologi sportivi per la prima volta, ma scegliendo discipline diverse. Baume&Mercier ha optato per il bike polo e il surf, Montblanc per l’automobilismo. Panerai, da sempre sostenitore delle vele d’epoca, è ora sponsor delle barche più high tech che esistano, i catamarani dell’America’s Cup, evento al quale si è legato inoltre Ulysse Nardin e che inizierà in maggio alle Bermuda. C’è poi chi ha spinto all’estremo la ricerca sui materiali, come Richard Mille con McLaren e l’università di Manchester o Audemars Piguet, da sempre all’avanguardia nella ceramica, e Roger Dubuis con Pirelli.
Cartier e Piaget hanno puntato sulla creatività interna per dare nuova vita a modelli storici (Panthère e Altiplano). Tutti hanno riconsiderato i listini, da una parte abbassando gli entry price, dall’altra creando pezzi unici da oltre un milione di euro. O stabilendo, è il caso di A.Lange&Sohne, un nuovo record nel numero di componenti (1.319). Obiettivo comune: stimolare i consumatori, che appaiono scoraggiati dall’investire in orologi in tempi di incertezza sul futuro.
Last but not least, i Millennials, ai quali si punta usando la tecnologia nella comunicazione e nel marketing (l’entusiasmo per gli smartwatch sembra invece già spento) e guardando alla moda, inteso come strumento per interpretare il gusto del momento. Quanto al nostro Paese, i clienti locali delle molte boutique italiane delle maison arrivano al massimo al 20%. Il resto sono turisti, in forte calo nel 2016. Ma per il 2017 è atteso il ritorno dei russi e degli asiatici. Cartier. Panthère, modello icona da donna, rivisitato nei dettagli