Mediaset, torna la speculazione
Il titolo che era arr ivato a perdere fino al 3% ha chiuso in r ialzo dell’1,6% su voci di uscita dei francesi da Telecom Il gruppo di Cologno al lavoro con i legali per congelare i diritti di voto di Vivendi
Dove non arriva il piano, arrivano le voci. La seduta borsistica di Mediaset è stata “salvata” sul finale dal ritorno di voci di una cessione della quota di Vivendi in Telecom con probabile destinazione Orange. Niente di nuovo nel campo degli scenari possibili che si sono già affacciati in questi mesi. Tuttavia la voce rilanciata dall’agenzia Bloomberg poco dopo le 17 collegava l’ipotesi allo sblocco della partita Mediaset. Per superare i vincoli del Testo unico sulle comunicazioni - allo stato l’Agcom, che ha aperto un’istruttoria a riguardo poco prima di Natale, non ha ancora accertato se e come siano applicabili - il gruppo guidato da Vincent Bolloré considererebbe cioè di uscire dalle tlc italiane per avere mano libera su Mediaset. Va detto che l’agenzia riportava anche le smentite delle parti chiamate i n causa. Anzitutto quella di un portavoce di Viven- di. Che ribadiva che la media company transalpina è «un investitore di lungo periodo» in Telecom e precisava che «non c’è l’intenzione di vendere la quota». Analogamente Orange, interpellata dall’agenzia, ha ripetuto anche ieri quanto già detto in precedenza e cioè che «non sta proget- tando nessuna mossa».
Il risultato in Piazza Affari è stato comunque una rimonta del Biscione che in giornata era arrivato a perdere fino al 3% e poi nell’ultima mezzora è risalito per chiudere in progresso dell’1,57% a 4,276 euro. Evidentemente l’appeal speculativo resta elevato e del resto è probabile che sul residuo flottante di Mediaset si siano posizionati molti hedge fund. Lo scenario di un’uscita di Vivendi da Telecom è plausibile, soprattutto se si rivelassero non aggirabili i paletti posti dalla legge Gasparri. Che Orange possa essere un interlocutore è altrettanto plausibile, visto che, a intermittenza, da oltre un anno il vertice dell’ex France Telecom fa trapelare che un interesse c’è per l’incumbent tricolore. Lo stesso presidente francese François Holland, meno di un anno fa a un vertice bilaterale a Venezia, aveva auspicato la nascita di “campioni europei” anche nel campo delle tlc grazie a una collaborazione tra Italia e Francia. Le smentite, poi, lasciano il tempo che trovano in queste situazioni.
Ma in questo caso è da ritenere che le smentite, almeno a oggi, debbano essere prese sul serio. Perchè la partita intorno a Mediaset appare ancora fluida e gli interessi non allineati: tanti i giocatori in campo, senza contare che anche la politica si sta dimostrando spettatore interessato e, per quanto riguarda l’Italia, nemmeno silente. C’è chi dubita poi che un’operazione di questo tipo - la cessione della privatizzata Telecom a una compagnia che ha lo Stato francese come azionista di riferimento - possa andare in porto prima delle elezioni di aprile in Francia.
Nemmeno sul lato privato al momento si è aperta una breccia nel muro contro muro. Anzi, Mediaset sta studiando con i suoi consulenti nuove iniziative legali. L’obiettivo sarebbe quello di “neutralizzare” la quota francese che è arrivata a contare per il 29,9% dei diritti di voto, una partecipazione di dimensioni tali da poter costituire una minoranza di blocco nelle assemblee straordinarie, dove si delibera con la maggioranza dei due terzi del capitale presente, impedendo così qualsiasi tentativo di difesa che passi, per esempio, da una fusione societaria. Per congelare i diritti di voto di Vivendi, a logica, dovrebbe però arrivare a segno almeno uno degli esposti presentati in Procura, alla Consob e all’Agcom.
Ieri il presidente Mediaset Fedele Confalonieri si è recato in visita al Quirinale, ma non per parlare della scalata bensì in relazione al 25° compleanno del Tg5 con Clemente Mimun.
Nel frattempo l’azienda deve andare avanti. Oggi alle 11, nella sede milanese di Banca Imi, andrà in scena una “replica” dell’incontro londinese con gli analisti. L’ad PierSilvio Berlusconi, il cfo Marco Giordani e l’ad di Publitalia Stefano Sala illustreranno ai gestori italiani le linee-guida delle strategie al 2020 con l’obiettivo di aumentare l’Ebit di 468 milioni, azzerando le perdite di Premium, anche a costo di ridimensionare la pay-tv.
DOPO L’INCONTRO A LONDRA PierSilvio Berlusconi oggi a Milano in Banca Imi per spiegare il piano ai gestori Confalonieri al Quirinale per i 25 anni del Tg5