I prestiti online guardano al mercato delle Pmi
Arriva in Italia la piattaforma P2p francese Lendix
È un mercato, quello del peer-to-peer o crowd lending, che in Italia vale ancora complessivamente poco, ovvero una decina di milioni di euro di finanziamenti distribuiti alle imprese nel corso del 2016. E questo perché il livello di conoscenza - delle aziende italiane, e delle Pmi in particolare - degli strumenti di accesso al credito alternativi al canale bancario è ancora bassa. Lo conferma, al Sole 24 Ore, Sergio Zocchi, un passato recente da Business angel e venture capitalist (ha fondato il fondo di investimento JVCapital ed è stato Partner di United Ventures), e ora amministratore delegato di Lendix Italia, la piattaforma di prestiti online per le imprese numero uno in Francia, con una market share superiore al 50%. La startup, nata nel 2014 e classificatasi al 32esimo posto nel rapporto 2016 Fintech100 realizzato da Kpmg in collaborazione con H2 Ventures, ha già erogato a 180 piccole e medie aziende d’Oltralpe oltre 57 milioni di euro, di cui 15 milioni nel 2015 e i restanti l’anno passato. La sua forza? Poter contare, come dice Zocchi, su un pool di investitori che garantisce una liquidità importante, e cioè un centinaio di milioni di euro raccolti, comprensivi dei circa 60 già distribuiti, per affrontare lo sbarco in Spagna, avvenuto lo scorso dicembre, e in Italia, dove la piattaforma sarà aperta agli investitori italiani, e in parallelo anche agli imprenditori, nel corso del primo trimestre.
Le dimensioni ancora molto limitate del mercato nostrano non spaventano Lendix. Secondo Zocchi, che guiderà dalla sede di Milano un team di una decina di professionisti, «è un business nascente e dalle grandi potenzialità, non è ancora sviluppato ma ci sono tutti i presupposti perché possa accelerare in modo sostanziale. Ma serve fare un'importante educazione di mercato per far capire i vantaggi di questi strumenti». La ricetta di Lendix, in tal senso, è quella di operare come piattaforma paneuropea di lending online per le Pmi, offrendo cioè agli investitori, privati (ne conta oggi circa 17mila) e istituzionali, la possibilità di operare su più Paesi contemporaneamente. Il tutto garantendo tempi di risposta e di concessione del prestito molto rapidi a chi richiede un finanziamento (48 ore e cinque giorni rispettivamente), parametri superiori al- la media quanto ad entità dei prestiti (dai 30mila ai due milioni di euro con durata dai tre agli 84 mesi) e tassi di interesse per gli investitori tra il 4 e il 9,9%.
La presenza sul mercato italiano di altri attori del p2p lending, a cominciare da Borsa del Credito, non è un ostacolo. «La convivenza è possibile - dice ancora Zocchi -perché non ci sono rischi di prematura saturazione del mercato e perché le difficoltà nel reperire liquidità faranno da volano all’utilizzo dei canali digitali». La sfida è lanciata e non prevede per la startup nuovi round, dopo i circa 20 milioni di euro raccolti negli ultimi due anni da realtà quali Partech Ventures, Cnp Assurances, Matmut e Decaux Frères Investissements. Il focus è un altro, quello di convincere le Pmi italiane a credere in forme di finanziamento diverse rispetto a quelle tradizionali. E il giro d’affari che muovono le startup del p2p lending su scala internazionale dovrebbe essere d’esempio: in Europa l’entità dei prestiti erogati online è salita nel 2015 a circa 1,7 miliardi di euro e il centinaio di piattaforme attive nel Regno Unito hanno mosso da sole qualcosa come 1,3 miliardi di sterline, raggiungendo più di 10mila aziende (il 13% delle quali di piccolissime dimensioni) di settori diversi. Il rapporto annuale stilato dal Centre for Alternative Finance dell’Università di Cambridge in collaborazione con Kpmg, da cui sono estratti questi dati, evidenzia anche come il business della finanza alternativa in Europa, sommando i volumi di raccolta dal crowdfunding (in tutte le sue varie sfaccettature) a quelli del prestito peer-to-peer, sia cresciuto nel 2015 del 92%, raggiungendo i 5,4 miliardi di euro. Ora tocca all'Italia.