Pop. Vicenza e Veneto Banca, ok Ue al piano
La Commissione europea ha dato ieri il suo benestare alla possibilità per due banche italiane, la Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca, di beneficiare di garanzie pubbliche al momento dell’emissione di obbligazioni. Il piano, su richiesta delle autorità italiane, deve servire a assicurare liquidità ai due istituti di credito in difficoltà finanziaria. La decisione è simile a quella di cui ha goduto alla fine di dicembre lo stesso Monte dei Paschi di Siena.
In un comunicato, l’esecutivo comunitario ha spiegato che il piano presentato dall’Italia per sostenere la raccolta di liquidità con garanzie pubbliche «è in linea con le regole europee sugli aiuti di Stato». L’intesa riguarda la possibilità per le due banche di emettere obbligazioni con l'appoggio della mano pubblica. «Entrambe le banche – ha precisato la Commissione - pagheranno una commissione allo Stato italiano in cambio della garanzia».
Le misure presentate dalle autorità italiane sono state considerate da Bruxelles «proporzionate, mirate e limitate sia nel tempo che per quanto riguarda la portata». L’autorizzazione comunitaria giunge dopo che a metà dell’anno scorso il governo italiano aveva chiesto la possibilità di garantire la raccolta di liquidità delle banche in difficoltà. Lo schema approvato ai tempi, e rinnovato per altri sei mesi alla fine di dicembre, prevede un certo grado di automatismo (si veda Il Sole/24 Ore del 1° luglio).
«In questo caso, le due banche non rispettavano i criteri stabiliti – spiega un esponente comunitario –. La richiesta è stata quindi trattata come un normale dossier individuale nel quadro della legislazione comunitaria sugli aiuti di Stato». Tra le altre cose, secondo le regole comunitarie, le banche segnate da un ammanco di capitale non possono usare lo schema in automatico e devono quindi essere oggetto di una decisione specifica (si veda Il Sole/24 Ore del 30 dicembre).
La decisione relativa alla Banca popolare di Vicenza e a Veneto Banca non è quindi dissimile da quella di cui fu oggetto alla fine dell’anno scorso lo stesso Monte dei Paschi di Siena (MPS), il quale fu autorizzato in dicembre a godere di garanzie pubbliche. Per ora, secondo le informazioni raccolte qui a Bruxelles, nessun istituto di credito italiano ha fatto uso in automatico dello schema di garanzie pubbliche per la raccolta di denaro fresco sui mercati finanziari.
Le autorità comunitarie non hanno voluto dare precisazioni sull’ammontare di garanzie di cui possono beneficiare le due banche venete. Ciò detto, la decisione di ieri lascia intendere come la situazione di alcuni istituti di credito rimanga difficile in Italia. Sul fronte di MPS, la Commissione europea resta in attesa del piano di ristrutturazione della banca, propedeutico a una ricapitalizzazione precauzionale che il governo italiano ha annunciato alla fine dell’anno scorso.