Petrolio, l’Aie intravvede la fine del surplus
Scorte Ocse in calo da settembre e ora arr ivano i tagli Opec - Rischi dallo shale oil
pPrima ancora dell’intervento dell’Opec il mercato del petrolio aveva già iniziato a riportarsi in equilibrio, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie). E la domanda potrebbe superare l’offerta già nel primo semestre, se la promessa dei tagli di produzione verrà mantenuta.
A dicembre, osserva il rapporto mensile dell’Agenzia, l’offerta mondiale di greggio si è ridotta di 600mila barili al giorno, con l’Opec responsabile di oltre metà del calo, anche se formalmente l’accordo sui tagli è entrato in vigore soltanto a Capodanno. Nel frattempo la domanda continua a mantenersi robusta: per il 2016 l’Aie ha di nuovo alzato la stime, indicando una crescita di 1,6 milioni di barili al giorno (che rallenterà a +1,3 mbg nel 2017).
Il risultato è che le scorte petro- lifere – almeno nei Paesi dell’Ocse – sono calate per il quarto mese consecutivo in dicembre. Si tratta del declino più prolungato dal 2011, osserva l’Aie, e secondo le stime preliminari in gennaio non sembra essersi interrotto, anche se le ultime statistiche settimanali dagli Stati Uniti – diffuse proprio ieri, a poche ore dal rapporto mensile Aie – vanno in controtendenza: pesanti manutenzioni nelle raffinerie hanno portato a un accumulo di 2,3 mb di greggio e un rallentamento dei consumi ha aumentato le scorte di benzine di 6 mb (i distillati sono scesi di 1 mb).
Qualche ombra sul quadro delle scorte la getta, a dire il vero, anche il rapporto dell’Aie. Intanto, la riduzione sembra riguardare soltanto i Paesi Ocse: nel quarto trimestre a livello globale sembra esserci stato un aumento, osserva l’Agenzia, ipotizzando che in parte i barili si si- ano semplicemente trasferiti altrove, nelle economie in via di sviluppo, «comprese Cina e India».
Anche nell’Ocse inoltre è vero che le scorte stanno diminuendo, ma rispetto al picco di luglio – quando raggiunsero il record di 3,101 miliardi di barili, tra greggio e prodotti– ilcalononèstatovertiginoso: -17 mb al mese in media, mentre nel 2014-15 non era raro osservare accumuli mensili di 40 mb e oltre.
Certo, con i tagli di produzione da parte dell’Opec e dei suoi alleati la tendenza potrebbe accelerare, estendendosi anche ad altre aree del mondo. È troppo presto per giudicare sul rispetto dei piani, afferma l’Aie, ma «le prime indicazioni suggeriscono che a gennaio sia in atto una riduzione (dell’output, Ndr) più accentuata».
«Se i Paesi Opec e non Opec implementassero rigidamente i tagli concordati, le scorte globali potrebbero iniziare a calare nella prima parte dell’anno», prevede l’Agenzia.
Sullo sfondo c’è però il rischio shale oil. Un rischio importante a giudizio del direttore dell’Aie, Fatih Birol, che da Davos ha avvertito che nel corso del 2017 potrebbe esserci un’accelerazione da record con 500mila barili al giorno in più sul mercato, solo di greggio non convenzionale, rispetto a fine 2016. Le previsioni nel rapporto Aie appena pubblicato sono più caute. Per lo shale oil è comunque atteso un rimbalzo (di 170mila bg rispetto all’anno scorso), che si sommerà alla ripresa di produzione in altre aree del mondo: tenuto conto dei tagli promessi dalla Russia e da altri dieci Paesi, la produzione non Opec dovrebbe comunque salire secondo l’Aie di 385mila bg.