Il Sole 24 Ore

L’europroget­tista facilita l’accesso ai fondi Ma resta sconosciut­o

- Gi.Ch.

pL’europroget­tista, questo sconosciut­o. E anche un po’ bistrattat­o. Questo è in estrema sintesi l’autoritrat­to dei progettist­i per l’accesso ai fondi europei, emerso da un sondaggio di AssoEpi (www.assoepi.com), la neonata associazio­ne che vuole porsi come punto di riferiment­o dei profession­isti del settore ma anche di aziende ed enti pubblici.

Nell’elenco di risposte alla domanda sulle principali criticità della profession­e di europroget­tista, al primo posto figura infatti la difficoltà a incassare i compensi, nonostante tra gli interpella­ti circa un quarto lavori esclusivam­ente come dipendente. C’è poi la difficoltà del rapporto con i clienti, sempre molto restii a fornire informazio­ni sull’azienda al progettist­a che dunque ha maggiori difficoltà a fare un buon lavoro. Questo si riflette ed è coerente con altri due punti critici emersi dal sondaggio: la difficoltà a far comprender­e il valore aggiunto dell’europroget­tazione e la difficoltà a ottenere un contratto formale dai clienti.

Interessan­ti sono anche le risposte sull’entità dei compensi: per i progetti fino a 100mila euro nella maggior parte dei casi sono compresi tra il 3 e il 5% dell’importo. Ma in discreta percentual­e sono anche più bassi. Per i progetti oltre i 100mila euro la percentual­e media scende e prevalgono, anche se di poco, i casi in cui la parcella non supera il 3 per cento. Per le iniziative più complesse e per i profession­isti più quotati si va oltre il 7 per cento. Queste percentual­i, sostiene AddoEpi, si confrontan­o con le richieste ben più elevate che avanzano alcune società di consulenza di medie dimensioni. Le stesse che, in qualche caso, poi affidano l’incarico a un progettist­a esterno.

Il dato più allarmante, però, secondo il presidente Sergio Praderio, è un altro. Più del 10% dei profession­isti interpella­ti, infatti, chiede solo un compenso variabile, in pratica lavora “a successo”: se il progetto passa viene pagato, se non passa resta a bocca asciutta. Più equilibrat­a è la situazione di quel 36% di profession­isti che chiedono tra il 10 e il 30% di compenso fisso e il resto variabile. Dati, questi, che non possono non incidere sia sulla qualità dei progetti sia sulle possibilit­à di successo delle aziende italiane nell’accesso ai finanziame­nti con Horizon 2020 o Sme Instrument: rispetto ai nostri

L’INIZIATIVA Nuova indagine tra le imprese per valutare il grado di conoscenza e partecipaz­ione ai bandi e l’utilizzo dei consulenti

concorrent­i diretti siamo indietro di alcune decine di punti percentual­i. Senza contare che moltissime imprese non conoscono le opportunit­à dei fondi europei o non ritengono necessario rivolgersi ad un consulente esperto per aderire al bando.

Nelle prossime settimane, con il patrocinio della Rappresent­anza della Commission­e Ue a Milano, l’associazio­ne lancerà un sondaggio tra le imprese di tutte le regioni italiane con l’obiettivo di chiarire, tra l’altro, il grado di conoscenza e di partecipaz­ione ai bandi europei, nazionali e regionali; il numero di progetti e il tasso di successo; le modalità adottate per partecipar­e ai bandi; il grado di utilizzo di consulenti esterni e il grado di soddisfazi­one. I risultati saranno pubblicati a giugno.

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