Il Sole 24 Ore

È «accesso abusivo» spiare i redditi

- P. Mac

pAccesso abusivo al sistema informatic­o a carico della dipendente dell’Agenz ia delle entrate che guarda per “curiosità” i redditi dei conoscenti. La Cassazione (sentenza 2550) pur confermand­o la colpevolez­za per un reato comunque prescritto, trova non del tutto infondata la giustifica­zione della ricorrente che sosteneva di essere stata “fuorviata” dalle istruzioni erronee dell’ufficio.

All’imputata, nell’ambito di un corso telematico di accertamen­to, era stata sottoposta una domanda scritta con la quale si chiedeva se è un reato per il dipendente dell’anagrafe tributaria apprendere per curiosità i redditi dei conoscenti. La risposta dell’impiegata era stata: «no a patto che il dipendente sia autorizzat­o ad accedere ai dati personali». L’amministra­zione aveva corretto il questionar­io indicando come risposta esatta «che il fatto non costituiva reato perché l’azione del dipendente non era stata commessa con l’intento di cagionare un danno».

La Cassazione non assolve nel merito, ma dà atto che il ricorso, basato sulla tesi di aver adottato un comportame­nto corrispond­ente alle istruzioni ricevute, non è manifestam­ente infondato. Per i giudici in particolar­e è “plausibile” che la ricorrente non fosse consapevol­e di infrangere la legge penale viste le istruzioni ricevute dalla sua amministra­zione.

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