È «accesso abusivo» spiare i redditi
pAccesso abusivo al sistema informatico a carico della dipendente dell’Agenz ia delle entrate che guarda per “curiosità” i redditi dei conoscenti. La Cassazione (sentenza 2550) pur confermando la colpevolezza per un reato comunque prescritto, trova non del tutto infondata la giustificazione della ricorrente che sosteneva di essere stata “fuorviata” dalle istruzioni erronee dell’ufficio.
All’imputata, nell’ambito di un corso telematico di accertamento, era stata sottoposta una domanda scritta con la quale si chiedeva se è un reato per il dipendente dell’anagrafe tributaria apprendere per curiosità i redditi dei conoscenti. La risposta dell’impiegata era stata: «no a patto che il dipendente sia autorizzato ad accedere ai dati personali». L’amministrazione aveva corretto il questionario indicando come risposta esatta «che il fatto non costituiva reato perché l’azione del dipendente non era stata commessa con l’intento di cagionare un danno».
La Cassazione non assolve nel merito, ma dà atto che il ricorso, basato sulla tesi di aver adottato un comportamento corrispondente alle istruzioni ricevute, non è manifestamente infondato. Per i giudici in particolare è “plausibile” che la ricorrente non fosse consapevole di infrangere la legge penale viste le istruzioni ricevute dalla sua amministrazione.
pA