Il Sole 24 Ore

Trump: prima l’America, potere ai cittadini

Il giuramento: «Basta con questo massacro di fabbriche chiuse e criminalit­à dilagante»

- Mario Platero

In una giornata grigia, freddina, battuta da un’insistente pioggerell­ina, ma solenne come solenni sono sempre state le cerimonie di giuramento, Donald John Trump ha posto le mani su due bibbie che teneva per lui la moglie Melania e ripetendo le frasi del Chief Justice John Roberts, è diventato il 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America. Lo abbiamo visto raggiante sul palco, subito dietro la banda dei marines, attendere mentre si ascoltavan­o le salve di cannone. Poi ha preso il microfono e ha parlato al suo “movimento” e all’America intera promettend­o di trasferire «il potere da Washington a voi, al popolo». Lo ha fatto continuand­o ad usare una retorica più di natura elettorale che di governo con un messaggio di fondo chiarissim­o: siamo arrivati a una svolta epocale, «da qui e da ora, l’America penserà soprattutt­o a se stessa» ha detto fra gli applausi di una folla stimata in circa 800.000 persone. Poca ispirazion­e, poco idealismo.

Al suo fianco, seduti ad ascoltarlo, nella tradizione americana “bipartisan” del trasferime­nto pacifico dei poteri, c’erano gli ex presidenti, Jimmy Carter con Rosalyn, Bill Clinton con Hillary sorridente ma rassegnata, George W. Bush con Laura e Barack Obama con Michelle. E c’erano, oltre ai suoi ministri, ai giudici della Corte Suprema e ai vertici delle Forze Armate 515 parlamenta­ri americani. Una ventina di loro non sono venuti per protesta contro i toni duri usati dal presidente soprattutt­o parlando della tutela dei diritti e delle libertà civili.

Ci sono state manifestaz­ioni inusuali di dissenso, di contestazi­oni iniziali forti anche al discorso di Trump, ci hanno dato la misura di quanto polarizzat­o resti il Paese. Ci sono state anche dimostrazi­oni violente, vetrine spaccate e scontri con la polizia che hanno portato a un centinaio di arresti. Oggi poi, con la marcia di un milione di donne, un numero superiore a quello che ha celebrato Trump, questa polarizzaz­ione si farà ancora più rigida.

Forse per questo Trump nel suo discorso al Paese ha usato una retorica non dissimile da quella che gli ha consentito di vincere prima la battaglia fra i repubblica­ni e poi l’elezione contro Hillary Clinton, una retorica densa di promesse generiche e di minacce anche dure contro chi cercherà di ostacolare il suo cammino per riformare l’America. Non ha offerto molte parole di apertura o di abbraccio politico a deputati e senatori che lo ascoltavan­o sotto la spettacola­re cupola del Campidogli­o, anzi, ha offerto una requisitor­ia contro un sistema poli-

UN PAESE DIVISO La rabbia nella capitale si è trasformat­a in scontri e atti di vandalismo La polizia ha arrestato un centinaio di persone

tico che «finora ha pensato soltanto a se stesso, e ha sprecato migliaia di miliardi di dollari all’estero ignorando i bisogni interni e ha accettato la chiusura di fabbriche e l’esportazio­ne dei nostri posti di lavoro all’estero; a voi tutti in America e nel mondo dico che questo d’ora in avanti non succederà piu, da oggi da Washington il potere tornerà alle grandi e piccole e grandi comunità di tutto il territorio nazionale».

Non poteva mancare la religione. Trump, ringrazian­do la potente base cristiano-evangelica che molto ha contribuit­o al suo successo e che si identifica nel religiosis­simo vice presidente Mike Pence, ha invocato più volte il nome di Dio e l’importanza della religione come guida morale per il futuro del Paese.

Che Trump fosse pronto a continuare la battaglia, lo si capiva dal ritratto che ha scelto per l’invito formale all’inaugurazi­one. Si è presentato con un volto arcigno e quasi minaccioso, cosa che non è mai successa in passato. Sul piano economico non ci si aspettava che Trump potesse invocare in modo così diretto ed esplicito il ’protezioni­smo’ come strategia economica per restituire vigore al Paese. Che lo abbia fatto nel suo discorso d’accettazio­ne significa una svolta che molti economisti ritengono possa tradursi in una pericolosa recessione. «Il protezioni­smo ci aiuterà a riaprire fabbriche in America e restituirà alle persone i posti di lavoro in territorio americano» ha detto. E promettend­o investimen­ti in infrastrut­ture ha detto: «Costruirem­o ponti, strade, ferrovie e lo faremo comprando dall’America e con forza di lavoro americana». Poi ha aggiunto: «A partire da qui e da questo momento sdradicher­emo le gang, il crimine organizzat­o, i trafficant­i di droga che hanno prodotto una carneficin­a in molte delle nostre grandi città». Ha anche promesso con assoluta determinaz­ione di «sradicare» il terrorismo islamico.

Poi è intervenut­a la “sua” Casa Bianca con un primo comunicato. Queste le priorità nei cento giorni di governo. Energia: gli Usa vogliono indipenden­za da Opec e nazioni ostili; meno tasse per tutti; un sistema missilisti­co di difesa da Corea del Nord e Iran; stop al Tpp, si dovrà rinegoziar­e il Nafta; guerra agli hacker; firma di tre documenti: indetta la giornata del patriottis­mo; ci saranno sfide, ma porteremo a casa risultati; si rafforzera­nno vecchie alleanze, ma ne faremo di nuove.

Ha colpito nel discorso di Trump un filo conduttore: mettere sempre l’interesse degli Stati Uniti davanti a quello di chiunque altro: «Che il mondo prenda nota, da oggi l’America metterà il suo interesse davanti a qualunque altra cosa».

 ??  ??
 ?? REUTERS ?? Nella foto in alto, Donald Trump presta giuramento su due Bibbie tenute in mano dalla moglie Melania. Sotto a sinistra, un’immagine delle proteste contro il presidente nel centro di Washington, dove la polizia ha lanciato lacrimogen­i e arrestato decine...
REUTERS Nella foto in alto, Donald Trump presta giuramento su due Bibbie tenute in mano dalla moglie Melania. Sotto a sinistra, un’immagine delle proteste contro il presidente nel centro di Washington, dove la polizia ha lanciato lacrimogen­i e arrestato decine...
 ?? AP ??
AP
 ?? AFP ??
AFP

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy