Petrolio, per il saudita Falih già fatto l’80% dei «tagli»
Nel fine settimana pr imo incontro del comitato di monitoraggio Opec-non Opec Nuovo aumento delle trivelle negli Usa dello shale oil
pSui mercati petroliferi la sfida tra Opec e shale oil torna a surriscaldarsi. Negli Usa sono tornate in funzione altre 35 trivelle questa settimana, di cui 29 per la ricerca di greggio: un incremento di dimensioni mai viste negli ultimi 4 anni. Il ministro saudita Khalid Al Falih ha risposto vantando l’eccezionale disciplina dei 24 Paesi che si sono impegnati a ridurre la produzione: a 20 giorni dall’entrata in vigore degli accordi sarebbe già stato attuato oltre l’80% dei tagli, per un totale di 1,5 milioni di barili al giorno.
Il mercato in apparenza si è concentrato sulle affermazioni di Al Falih: il barile ha chiuso la seduta in rialzo di oltre il 2% a 55,49 $ nel caso del Brent. Le statistiche di Baker Hughes sugli impianti di perforazione sono a malapena riusciti a frenare il rally, benché forniscano un’ulteriore conferma del rischio di un potente rimbalzo della produzione di greggio «made in Usa». Le trivelle, che si stanno moltiplicando da 8 mesi, sono ormai 551 , due terzi in più rispetto ai minimi di maggio. E il ritorno in attività comincia a dare frutti: il dipartimento per l’Energia Usa prevede che a febbraio la produzione di shale oil risalirà di 41mila bg (a 4,748 mbg).
Il saudita Al Falih continua a ostentare tranquillità. L’idea che i frackers nel 2017 riescano a riportare sul mercato 500mila bg – come ipotizza il direttore dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), Fatih Birol – è «un’esagerazione», ha detto il ministro alla tv Al Arabiya: l’incremento sarà piuttosto di 200-300mila bg. E comunque ci sono i tagli di produzione Opec-non Opec, che per Al Falih ammontano già a 1,5 mbg, con molti Paesi oltre l’obiettivo assegnato.
Questo fine settimana a Vienna ci sarà la prima riunione del Comitato di monitoraggio, di cui fanno parte Kuwait, Algeria, Venezuela più Russia e Oman per i non Opec. Non dovrebbe essere un incontro cruciale: troppo presto per fare la lista dei buoni e dei cattivi. Il comitato si dedicherà piuttosto alla messa a punto della metodologia di controllo, che nel caso della Russia è particolarmente importante, anche se finora Mosca si sta comportando bene: aveva detto di poter scendere solo di 50-100mila bg in gennaio, ma in realtà ha già tagliato 130mila dei 300mila bg promessi, stima l’Aie. Non si tratta però di eccesso di zelo, spiega l’Agenzia, ma della reazione forzata al crollo delle temperature, fino a -50° C in Siberia.