Educazione finanziaria, serve il decreto
Èun fatto che i cittadini di molti Paesi, giovani e anziani compresi, difettino di conoscenze elementari di finanza. Queste carenze sono particolarmente marcate tra i nostri concittadini. Secondo una indagine Ocse, gli studenti italiani sono quelli con minori preparazione finanziaria, davanti solo ai colombiani. In tutto il mondo Governi, autorità di regolazione, Organizzazioni non governative (Ong) lavorano per superare questo problema, nel convincimento che una dotazione minima di conoscenze finanziarie sia essenziale per affrontare con più consapevolezza le scelte ed erigere una barriera contro abusi e frodi. Anche in Italia. In un incontro organizzato pochi giorni fa dalla Banca d’Italia per coordinare queste iniziative è stato documentato che ci sono oltre 200 interventi di educazione finanziaria, dal corso on line a interventi mirati ai ragazzi, fino a iniziative dirette agli adulti o agli insegnanti. Alcune hanno un target di dimensioni modeste, altre ambiscono a raggiungere masse rilevanti di risparmiatori. Molte sono ispirate o direttamente gestite da operatori dell’industria finanziaria. Qualcuno di questi forse lo fa per mettersi in pace la coscienza, ma sarebbe sbagliato sospettare di tutti. Diverse iniziative sono gestite da Ong o dalle associazioni dei consumatori. È un fatto encomiabile che rivela una capacità di reazione del Paese. Ma non basta perché finora le persone raggiunte da queste iniziative, sebbene in crescita (563 mila nel 2012, oltre un milione nel 2014), sono ancora poche. Occorre sfruttare meglio queste energie e risorse, mettendole in una cornice comune che faciliti la collaborazione tra le varie organizzazioni e le aiuti a elevare l’efficacia degli sforzi. Il decreto sulle banche è un’occasione per l’istituzione al ministero dell'Economia di una struttura dedicata all’educazione finanziaria: questa sarebbe la sede naturale per coordinare queste iniziative. Ma occorre emendare e approvare presto il decreto.