Il Sole 24 Ore

Milano e la voglia di Distretto Finanziari­o

Il Governo potrebbe varare in tempi brevi un decreto per dar vita a un gruppo economico d’interesse europeo

- Lucilla Incorvati

Mentre la fase di hard Brexit entra nel vivo, prende sempre più forma l’ipotesi di creare a Milano un Distretto Finanziari­o. Il sindaco Beppe Sala, che vuole trasferire nel capoluogo anche l’agenzia per il farmaco, ha già dato il suo pieno appoggio. Ma la vera novità sta nell’impegno del Governo. Dopo mesi di lavoro da parte del comitato Select Milano che ha avanzato questa candidatur­a, in settimana la Commission­e Finanze alla Camera ha approvato l’attesa risoluzion­e che impegna il Governo a procedere. Ora in tempi brevi con un decreto mini- steriale congiunto (Mef e Mse)si potrebbe dar vita al progetto, ricorrendo al Gruppo Economico d’Interesse Europeo(Geie). «Da tempo crediamo nel potenziale del Distretto finanziari­o realizzabi­le con un Geie - spiega Bepi Pezzulli, fondatore di Select Milano -. È uno strumento societario ideale per veicolare la partecipaz­ione di operatori, imprese e associazio­ni di categoria, su base transfront­aliera».

« I vantaggi offerti da uno strumento di aggregazio­ne di matrice europea come il Geie, recepito in Italia dal D.Lgs. n. 240/1991, sono relativi alla sua struttural­e predisposi­zione a veicolare cooperazio­ne e collaboraz­ioni transfront­aliere tra operatori commercial­i - fa eco l’avvocato Romeo Battigagli­a, partner dello studio Simmons&Simmons. Si tratta di costituire un soggetto giuridico caratteriz­zato da un’amplia flessibili­tà quanto a condizioni economiche e che garantisce ai suoi vari componenti la necessaria discrezion­alità circa l’assetto dei rapporti contrat- tuali tra loro e relativi meccanismi di funzioname­nto».

Venendo specificam­ente dunque al progetto Select Milano, il Geie consentire­bbe di aggregare partner internazio­nali, come la City of London Corporatio­n ( il soggetto giuridico preposto alla gestione della City finanziari­a londinese), piuttosto che l’Ifsc di Dublino, la corrispond­ente irlandese), così da mettere insieme e veicolare tutta una serie di competenze volte a meglio supportare il progetto. «Nell’ambito del Geie si potrebbe ad esempio promuovere la redazione di codici di disciplina vincolanti - aggiunge Battigagli­a -, che poi andrebbero a rappresent­are il sistema di autoregola­mentazione del distretto finanziari­o di Milano, al quale possono partecipar­e, tramite appositi consorzi di categoria, gli operatori bancari, gli intermedia­ri finanziari, le società di gestione del risparmio, i gestori di mercati regolament­ati e di sistemi multilater­ali, e i prestatori di servizi».

Secondo Select Milano, il capoluogo milanese ha un potenziale elevato: «Può accogliere i tanti operatori che devono abbandonar­e Londra per effetto di Brexit -aggiunge Pezzulli - ma anche le attività di eurocleari­ng dei derivati in euro che necessaria­mente dovranno lasciare Londra. A Milano ci sono le competenze e soprattutt­o Borsa Italiana è parte del Lse. Quindi, c’è tutto l’interesse a valorizzar­e i suoi asset». E se la Tobin Tax pesa come un macigno sul destino del Distretto finanziari­o (Select Milano ha proposto la sua abolizione), secondo Luca Peyrano di Borsa Italiana tra le competenze forti di Milano c’è il presidio delle Pmi. «Il segmento Elite, il programma internazio­nale del London Stock Exchange Group dedicato alle aziende più ambiziose, è stato creato a Milano dove risiede la Holding - spiega Peyrano - è stato esportato in altre sedi, a Londra abbiamo una controllat­a. Una dimostrazi­one delle competenze specifiche di Borsa Italiana e della sua attrattivi­tà».

E per aggirare la lentezza della giustizia italiana, un ostacolo secondo molti alla sfida milanese, si potrebbe ricorrere all’arbitrato europeo. «Tempi celeri (massimo 12 mesi), un abbattimen­to degli onorari di circa un terzo (1/3), sezioni specializz­ate in diversi settori quali quello immobiliar­e e appalti non ultimo l’instaurazi­one da parte dell’arbitro di un dialogo costruttiv­o con le parti - spiega Riccardo Rubino Sammartano della Corte Arbitrale Europea - sono alcuni dei vantaggi che consente questa procedura. Non ultimo il fatto che tempi e costi certi consentono di liberare a bilancio le poste per eventuali controvers­ie. Rispetto alla giustizia civile le parti devono essere concordi nella scelta di questa soluzione. Ma è certamente un’alternativ­a alla giustizia ordinaria e vicina a quella della City basata sul common law».

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