La lenta crescita dei fondi comuni negoziati in Borsa
Il cammino è ancora irto di ostacoli. Il primo è rappresentato dalle banche che non consentono di comprare sulle loro piattaforme i fondi comuni aperti negoziati su Borsa Italiana con commissioni inferiori rispetto a quelli proposti allo sportello. A circa due anni dall’avvio delle negoziazioni il numero dei fondi comuni aperti presenti sulla piattaforma di Borsa Italiana sono 129 e sono proposti da 25 emittenti diversi. L’ultima casa d’investimento che è sbarcata a Piazza Affari in settimana è Base Investments, Sicav lussemburghese controllata dall’elvetica Banca del Sempione. L’istituto svizzero ha deciso di proporre quattro strumenti a gestione attiva sulla piattaforma di Borsa Italiana, che rappresentano i fondi “flagship” della casa e presentano commissioni di gestione inferiori del 30% rispetto alle classi non quotate degli stessi fondi già accessibili agli investitori tramite accordi di distribuzione con Allfunds e Fundstore.
Come era lecito attendersi la negoziazione dei fondi in Borsa finora è stata vissuta come un’opportunità soprattutto dalle piccole Sgr di matrice estera che scelgono la via della Borsa per sviluppare il loro business in Italia. Operatori di nicchia che cercano di sfruttare la vetrina della Borsa, per avere una maggiore visibilità e raggiungere una platea più vasta di potenziali investitori che hanno rapporti con una miriade di banche e Sim, con le quali per una nuova Sgr è difficile stipulare singoli accordi di distribuzione. Le grandi case d’investimento, invece, restano alla finestra e vivono l’innovazione con perplessità se non anche con contrarietà. Le big del risparmio gestito preferiscono mantenere lo status quo, continuando a remunerare i collocatori retrocedendo gran parte delle commissioni di gestione. Ma il canale di vendita che passa per Piazza Affari, in assoluto non avrà mai numeri enormi da poter impensierire il sistema distributivo bancocentrico. Potrebbe però aiutare ad aumentare la concorrenza nel settore. E se la via della Borsa non sarà mai di grande interesse per i grandi gestori, i flussi di raccolta provenienti da Piazza Afafri possono essere molto interessanti per le piccole case di gestione proporzionalmente alle loro dimensioni.
A fine dicembre 2016 le masse dei fondi quotati depositate in MonteTitoli ammontano a 105,1 milioni di euro. A fine 2015 non superavano i 50 milioni di euro. In un anno sono più che raddoppiati, anche se i numeri in valore assoluto sono ancora modesti. A negoziare i fondi comuni in Borsa al momento sono soprattutto gli investitori istituzionali che sono in grado di apprezzare con più immediatezza i vantaggi dei fondi quotati. In particolare nel 2016 il flusso di raccolta netta sui fondi comuni negoziati in Borsa è stato positivo per circa 60 milioni di euro e il turnover nell’ultimo anno è stato pari a 90,8 milioni di euro.