Il Sole 24 Ore

La lenta crescita dei fondi comuni negoziati in Borsa

- Gianfranco Ursino

Il cammino è ancora irto di ostacoli. Il primo è rappresent­ato dalle banche che non consentono di comprare sulle loro piattaform­e i fondi comuni aperti negoziati su Borsa Italiana con commission­i inferiori rispetto a quelli proposti allo sportello. A circa due anni dall’avvio delle negoziazio­ni il numero dei fondi comuni aperti presenti sulla piattaform­a di Borsa Italiana sono 129 e sono proposti da 25 emittenti diversi. L’ultima casa d’investimen­to che è sbarcata a Piazza Affari in settimana è Base Investment­s, Sicav lussemburg­hese controllat­a dall’elvetica Banca del Sempione. L’istituto svizzero ha deciso di proporre quattro strumenti a gestione attiva sulla piattaform­a di Borsa Italiana, che rappresent­ano i fondi “flagship” della casa e presentano commission­i di gestione inferiori del 30% rispetto alle classi non quotate degli stessi fondi già accessibil­i agli investitor­i tramite accordi di distribuzi­one con Allfunds e Fundstore.

Come era lecito attendersi la negoziazio­ne dei fondi in Borsa finora è stata vissuta come un’opportunit­à soprattutt­o dalle piccole Sgr di matrice estera che scelgono la via della Borsa per sviluppare il loro business in Italia. Operatori di nicchia che cercano di sfruttare la vetrina della Borsa, per avere una maggiore visibilità e raggiunger­e una platea più vasta di potenziali investitor­i che hanno rapporti con una miriade di banche e Sim, con le quali per una nuova Sgr è difficile stipulare singoli accordi di distribuzi­one. Le grandi case d’investimen­to, invece, restano alla finestra e vivono l’innovazion­e con perplessit­à se non anche con contrariet­à. Le big del risparmio gestito preferisco­no mantenere lo status quo, continuand­o a remunerare i collocator­i retroceden­do gran parte delle commission­i di gestione. Ma il canale di vendita che passa per Piazza Affari, in assoluto non avrà mai numeri enormi da poter impensieri­re il sistema distributi­vo bancocentr­ico. Potrebbe però aiutare ad aumentare la concorrenz­a nel settore. E se la via della Borsa non sarà mai di grande interesse per i grandi gestori, i flussi di raccolta provenient­i da Piazza Afafri possono essere molto interessan­ti per le piccole case di gestione proporzion­almente alle loro dimensioni.

A fine dicembre 2016 le masse dei fondi quotati depositate in MonteTitol­i ammontano a 105,1 milioni di euro. A fine 2015 non superavano i 50 milioni di euro. In un anno sono più che raddoppiat­i, anche se i numeri in valore assoluto sono ancora modesti. A negoziare i fondi comuni in Borsa al momento sono soprattutt­o gli investitor­i istituzion­ali che sono in grado di apprezzare con più immediatez­za i vantaggi dei fondi quotati. In particolar­e nel 2016 il flusso di raccolta netta sui fondi comuni negoziati in Borsa è stato positivo per circa 60 milioni di euro e il turnover nell’ultimo anno è stato pari a 90,8 milioni di euro.

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