Il Sole 24 Ore

Rigopiano: 11 in salvo, 5 vittime, 23 dispersi Si continua a scavare

Gentiloni riferirà in Parlamento

- Maugeri, Ludovico, Bartoloni

Si scava ancora all’hotel Rigopiano, in Abruzzo, cercando altri sopravviss­uti( foto ). Nell’albergo travolto dalla valanga il bilancio finora è di 11 persone in salvo, 5 morti, 23 dispersi. Il premier Gentiloni riferirà in Parlamento nei prossimi giorni. Il sindaco di Farindola querela il settimanal­e satirico francese Charlie Hebdo, che ha di nuovo ironizzato sulla tragedia nel Centro Italia.

È una lotta contro il tempo, contro se stessi e contro la pioggia gelida che trafigge i corpi dei soccorrito­ri come schegge di ghiaccio. L’altro ieri avevamo scoperto che la resurrezio­ne è un concetto laico. E che la metafisica può dispiegare eventi sconosciut­i alle leggi della fisica. Ieri tutto è tornato più torbido, paludoso, con le cattive notizie che tendono a scacciare quelle buone, in questa lotteria lugubre che non ne vuol sapere di estrarre più velocement­e i nomi dei vivi: nove persone salvate, cinque morti, tra cui Nadia Acconciame­ssa, la mamma di Edoardo Di Carlo, e 23 dispersi. Una giornata a vuoto alimenta i peggiori sospetti in questa astronave avvolta dal freddo siberiano e da una nebbia fitta fitta che cala come un sipario per coprire con pudore le montagne incantate diventate una fabbrica di morte.

Gli unici a non arrendersi, mentre i parenti dei dispersi si macerano nell’attesa, sono i segugi che indossano le tute variopinte del Soccorso alpino. Luca Giai Arcota, uno di loro appena rientrato a Penne, tratteggia un manifesto dell’ostinazion­e: «Andremo avanti all’infinito, finché non li troviamo tutti. Che siano in vita o non in vita non importa: ci sono famiglie che aspettano». Di uomini del soccorso alpino a Rigopiano ce ne sono 90, oltre 40 vigili del fuoco e una dozzina di Fiamme gialle: «Oggi abbiamo fatto un lavoro eccezional­e», dice Giai.

Altrettant­o eccezional­e è la situazione di Farindola a quattro giorni dal terremoto: venti frazioni isolate e senza energia elettrica, il tetto della stalla più grande del paese, quella dell’impren- ditore Martinelli, è crollato sotto il peso della neve uccidendo 400 pecore su 520. E ora il sindaco Ilario Lacchetta, un ingegnere di 30 anni, tempesta di telefonate i veterinari e la Asl per ottenere l’autorizzaz­ione alla sepoltura. Farindola non è diversa da Amatrice o Castellucc­io di Norcia: l’allevament­o del bestiame è la voce principale di un'economia rurale svelata a gran parte degli italiani con i terremoti innescati da quello di Amatrice del 24 agosto. Sindaco che ieri tra l’altro ha deciso di querelare il settimanal­e satiri- co francese Charlie Hebdo per la vignetta in cui si rappresent­a la tragedia del Rigopiano.

«Nel ‘51 eravamo quasi seimila abitanti, poi siamo precipitat­i ai 1500 di oggi», racconta Vittorio Ammazzalor­so, per una vita emigrato in Francia dove lavorava alla catena di montaggio della Citroen. Molti degli abitanti attuali sono anziani, e nel primo pomeriggio di ieri tracannava­no dosi generose di amaro al bar Orsetto di piazza Mazzocca. Qualche compaesano si avvicina al sindaco e bisbiglia parole di incoraggia­mento. Lui replica deciso: «Lottiamo!». Sull’emergenza neve e sul ritardo dei soccorsi, che tardano ancora adesso, non ha voglia di parlare. Solo una cosa si sente di dire: «Questa è una tragedia imprevedib­ile. Se prima del 18 gennaio avessi avuto una sola tur- bina e fosse stato necessario usarla, l’avrei inviata in una frazione per salvare una coppia di anziani e non al resort». Come dire: la neve, anche copiosa, dalle nostre parti è la normalità. Lacchetta ribadisce che la strada che collega Farindola a Rigopiano è di competenza provincial­e. La Provincia l’aveva ripulita martedì 17 gennaio, tanto che il direttore dell’hotel, Bruno Di Tommaso, riesce a scendere a Pescara. Nel giro di tre ore, quattro ore - dalle 14 alle 18 - la situazione precipita. Quello dei mezzi è un altro capitolo dolente. Dall’indagine degli inquirenti emerge che la Provincia di Pescara dispone di una sola turbina fuori uso. In alternativ­a, si utilizza un camioncino polivalent­e che d’estate taglia l’erba e d'inverno spazza la neve. Anche questo camioncino, secondo gli inquirenti, era in tilt dal sette di gennaio per un guasto alla trasmissio­ne. Servivano soldi per ripararlo – dai 10 ai 20mila euro – ma la Provincia non ha più fondi a causa della legge Del Rio. La Procura di Pescara intanto sta lavorando per ricostruir­e i tempi della tragedia che «sono tanto in questa indagine», ha detto il sostituto procurator­e Cristina Tedeschini. Sembra che i primi tentativi di Giampiero Parete (l’uomo uscito dall’hotel poco prima dalla valanga) di mettersi in contatto con il 118 siano alle 17.08 di mercoledì scorso dopo aver tentato di salvare i familiari. È quindi presumibil­e che la valanga si sia staccata verso le 16,30.

E a proposito di ritardo nei soccorsi e fondi, ne sapremo sicurament­e di più tra martedì e mercoledì: il premier Paolo Gentiloni ha comunicato ai presidenti di Camera e Senato di essere pronto a riferire in Parlamento.

QUERELA PER CHARLIE HEBDO Il sindaco di Farindola ha deciso di querelare il settimanal­e satirico francese che aveva ironizzato sulla tragedia dell’hotel

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 ??  ?? I soccorsi e la polemica. Sopra, il Soccorso Alpino al lavoro all’hotel Rigopiano. A sinistra, migranti africani, volontari della Croce Rossa, coinvolti nei soccorsi.Sotto, la vignetta di replica a quella pubblicata venerdì da Charlie Hebdo, postata su Facebook da Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice
I soccorsi e la polemica. Sopra, il Soccorso Alpino al lavoro all’hotel Rigopiano. A sinistra, migranti africani, volontari della Croce Rossa, coinvolti nei soccorsi.Sotto, la vignetta di replica a quella pubblicata venerdì da Charlie Hebdo, postata su Facebook da Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice
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