«Sui bond la corsa è finita, azioni ancora convenienti»
Ceo Kairos
p «Il 2016 passerà alla storia come l’anno in cui i popoli hanno alzato la voce. Brexit, l’elezione di Donald Trump e il no al referendum italiano sono segnali che indicano la necessità di un cambio di passo nella gestione dell’economia. Le politiche monetarie non convenzionali sono state di fondamentale importanza, ma hanno creato anche alcuni effetti collaterali. A partire dalle eccessive diseguaglianze sociali. L’elezione di Trump, effetto e non causa del cambiamento, segna un punto di svolta e riporta la politica con la P maiuscola al centro dell’azione».
Paolo Basilico, fondatore e amministratore delegato del gruppo Kairos, esprime questi concetti ormai da mesi. È convinto che il mondo sia entrato, a 10 anni esatti dalle prime avvisaglie della crisi finanziaria, nella «fase due». Quella degli stimoli fiscali, che andranno ad affiancarsi e a sostituire lentamente quelli monetari. Gli effetti saranno ben visibili sui mercati finanziari: il ciclo positivo degli azionari a suo avviso è dunque destinato a proseguire. Mentre la stagione dei bond, che dura da 32 anni, ha virato la boa.
Che siano necessarie politiche fiscali espansive è opinione condivisa da molti. Che negli Usa, Giappone e Cina stiano arrivando, anche. Resta più difficile capire come questo possa accadere in Europa, con tutti i suoi vincoli...
In Europa la cooperazione tra politica monetaria e fiscale è sicuramente più difficile da fare, perché la banca centrale è unica ma i Governi sono tanti. I Paesi dell’Eurozona sono così diversi tra loro e la governance europea è così articolata, che immaginare un’azione coordinata e concordata sembra un sogno. La crisi dell’impalcatura dell’euro è evidente. Detto questo, però, credo che il 2017 non sarà un anno traumatico dal punto di vista elettorale in Europa, perché né in Germania né in Francia ritengo ci siano le condizioni per un cambiamento dello status quo.
Ci potrebbero però essere anche le elezioni i n Italia: queste non potrebbero risultare più incerte e potenzialmente destabilizzanti?
L’Italia potrebbe creare incertezza dal punto di vista politico, e dunque sui mercati, ma non credo che questo accada nel 2017. Mi sembra che ci si stia orientando per andare al voto nel 2018.
Il quadro che lei delinea sembra idilliaco: politiche fiscali espansive, rischio politico ridotto in Europa. Questo che impatto può avere sui mercati?
Certamente non idilliaco. Ma sufficiente per mettere da parte la paure che ci hanno attanagliato lo scorso anno. Almeno per un po’.
Ma le Borse non hanno già corso troppo? Wall Street è sui massimi storici e le Borse, tranne qualche eccezione, corrono da anni.
Se si crede che l’avvio di politiche fiscali più espansive in molte parti del mondo porterà più inflazione, tassi in rialzo, più investimenti e più crescita economica, si deduce che il ciclo positivo delle Borse può prolungarsi. Non so dire se durerà altri sei mesi o anni. Ma le condizioni perché prosegua ora ci sono. E i mercati obbligazionari? Vengono da un ciclo positivo durato 32 anni. Una generazione. Credo che la scorsa estate abbiamo visto i minimi di inflazione e tassi per molto, molto tempo. In una parola credo che siamo entrati in un «bear market». Non sarà una
«Ora è il momento della svolta, in cui dalle politiche monetarie si passa a quelle fiscali»
«Gli obbligazionari vengono da un periodo positivo di 32 anni: ora per loro è bear market»
linea retta, certo, ma costante. E i portafogli dei grandi investitori dovranno continuare ad adeguarsi
E l’Italia? Resterà fuori da questo rally borsistico?
No, credo di no. Risolta la crisi di Mps e sdoganato l’intervento pubblico nelle banche, si sta creando un clima più sereno nel Paese. Se anche UniCredit porterà a termine con successo il suo aumento di capitale, come sono convinto, allora potremmo ritornare a vedere gli investitori internazionali sulla Borsa italiana
Però gli investitori internazionali continuano a vedere la questione degli Npl come uno stigma per l’Italia.
Questo è vero, ma ci sono almeno 3 fattori che potrebbero convincerli: il miglioramento dello stato di salute delle banche anche grazie ad un po’ di crescita e a tassi in rialzo, le valutazioni più attraenti, e l’arrivo dei Pir. Una riforma molto importante di cui non si parla abbastanza.
Quali sono i rischi maggiori per le Borse?
Sicuramente in primis il livello dei tassi di interesse. In secondo luogo l’aggravamento della crisi dell’eurozona. In terzo luogo una Cina il cui debito va fuori controllo.
Visto il clima così positivo, porterete avanti il vostro progetto di quotare Kairos in Borsa?
Il progetto resta valido e ci stiamo lavorando. Credo che nel secondo semestre, se la situazione resterà favorevole sui mercati, potremmo sbarcare a Piazza Affari.