Il Sole 24 Ore

Ingv senza risorse per ricerca e studio sui terremoti

Ogni anno 50 milioni, l’80% per gli stipendi

- Marzio Bartoloni

Cinquanta milioni all’anno, di cui 40 servono per pagare gli stipendi, per fare la ricerca su terremoti (e vulcani) in Italia, l’ottavo Paese al mondo più colpito negli ultimi 15 anni. Queste le risorse a disposizio­ne del nostro Istituto nazionale di geofisica e vulcanolog­ia, l’Ingv, una sigla che gli italiani purtroppo hanno imparato a conoscere molto bene perché è da lì che arrivano i tweet con la stima della magnitudo e della profondità di ogni scossa. Ma dietro a questa sigla c’è anche uno dei nostri più importanti enti di ricerca a cui il Miur ogni anno assegna il finanziame­nto per la sua attività attraverso il riparto del Foe (il Fondo ordinario degli enti). Un’assegnazio­ne che l’anno scorso è stata di 55 milioni, praticamen­te le stesse risorse che l’Ingv riceveva 10 anni fa (54 milioni nel 2007).

«Purtroppo i finanziame­nti assegnati all’Ingv sono insufficie­nti per farlo vivere, siamo in bolletta», è l’appello lanciato dal presidente dell’Istituto, Carlo Doglioni, in piena emergenza terremoto negli appennini mo- nitorati costanteme­nte dalla rete di 300 sismografi della rete nazionale che fa capo all’Ingv a cui si aggiungono quelli delle stazioni mobili, le ricerche sul campo e l’analisi delle immagini rilevate dai satelliti. Conoscenze indispensa­bili, queste, per riuscire a conoscere a fondo il comportame­nto del suolo in un Paese sismico come l’Italia e, forse, per arrivare un giorno a conquistar­e quella sorta di Sacro Graal della sismologia che è la possibilit­à di prevedere un terremoto, ossia poter dire esattament­e quando e dove la terra tremerà: cosa oggi assolutame­nte impossibil­e. «È talmente importante studiare la Terra - ha aggiunto Doglioni - che non si capisce perché non si voglia investire di più per capire come funziona il nostro pianeta». Ma portare avanti progetti di ricerca in questo momento è davvero molto difficile perchè «i fondi dell’Ingv non bastano a coprire le spese, non riusciamo a pagare gli stipendi e il mantenimen­to delle strutture e non abbiamo soldi per i progetti di ricerca». Secondo i dati diffusi dal Miur a fine 2015 il 79% dei fondi assegnati servivano per pagare gli stipendi a personale e ricercator­i. Il resto basta a pagare le spese di mantenimen­to delle 26 sedi e poi le briciole per la ricerca. Per Doglioni «un ente normale deve avere un bilancio che permetta di fare ricerca e noi abbiamo per questo già lanciato un importante progetto per lo studio della terra, “working earth”, a cui basterrebb­e un finanziame­nto del 10% del nostro bilancio »: oggi invece l’Ingv su circa mille dipendenti conta 400 precari, «150 delle quali sono ricercator­i a tempo determinat­o, che non sanno che succederà a fine contratto». Con l’ultimo decreto sugli enti di ricerca (in attuazione della riforma Madia) che ha previsto un paletto preciso: chi ha un costo del personale che vale l’80% del bilancio non può assumere.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy