Il Sole 24 Ore

E il governo studia la Protezione civile 3.0

Curcio non è in discussion­e ma a breve partirà il confronto tra Palazzo Chigi, Interno e Difesa su meccanismi e procedure di soccorso e di intervento

- Marco Ludovico

pL a riflession­e nel governo è già in corso. L’angoscia per la sorte dei 23 dispersi dell’hotel Rigopiano diventa, con il trascorrer­e delle ore, un incubo. Se le cifre dei morti saliranno, com’è scontato, la tragedia imporrà una risposta politica. L’invio sul posto del viceminist­ro dell’Interno, Filippo Bubbico, deciso dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e dal titolare del Viminale, Marco Minniti, è un segnale iniziale. Ma tra palazzo Chigi e l’Interno, soprattutt­o, ma anche il dicastero della Difesa, guidato da Roberta Pinotti, partirà a breve un confronto su meccanismi e procedu- re di soccorso e di intervento. Da migliorare. Non sono più ammissibil­i buchi nella catena informativ­a, com’è accaduto per l’albergo di Farindola, in caso di disastro o di minaccia. E anche un evento straordina­rio come una nevicata fino a due-tre metri di altezza non può essere subìto fino a portare decine di Comuni all’isolamento. Un fatto è certo: il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, non è affatto in discussion­e. Curcio ha lavorato a fianco di Franco Gabrielli, che poi ha lasciato la Protezione per la prefettura di Roma e oggi è alla guida del dipartimen­to di Ps.

Quella di oggi non è la Protezione civile di Guido Bertolaso, efficiente certo ma poi diventata abnorme fino a occuparsi di grandi eventi e appalti, con tanto di conseguenz­e giudiziari­e. Il potere di coordiname­nto degli interventi, affidato a Curcio, finora non ha trovato critiche determinan­ti, anzi i riconoscim­enti sono continui. Emerge tuttavia sempre più spesso come il teatro degli attori sul palcosceni­co abbia figure a volte scolorite. Se non assenti. Le conseguenz­e ricadono sul regista Curcio. I Comuni, le Province e le Regioni sono terminali fondamenta­li del sistema di protezione e difesa civile. Se si abbatte una calamità, le prime informazio­ni arrivano proprio dal territorio colpito. I “piani neve” devono essere approntati e ne mancano molti, invece, nelle zone ora colpite. La sottovalut­azione degli allerta meteo, inviati quasi ogni giorno dagli uffici di Curcio, fa scalpore. Non solo per le carenze sulle iniziative di prevenzion­e. Ma anche per gli obblighi degli enti locali in questa vicenda. La macchina dei soccorsi dimostra ancora una volta capacità straordina­rie con tut- te le forze impegnate, Vigili del Fuoco ed Esercito italiano in testa, ma anche Carabinier­i, Polizia di Stato e Guardia di Finanza. Nell’esecutivo, tuttavia, e al Viminale in particolar­e, ci si interroga sulla tenuta e l’incisività dell’azione delle prefetture: va ricordato che il loro nuovo nome – quasi mai usato in realtà – è utg, uffici territoria­li del governo. Nelle regioni interessat­e dal terremoto le prefetture devono essere terminali di un'azione di coordiname­nto e di monitoragg­io continuo delle criticità in atto. Ma forse non è avvenuta a dovere, ad esempio, sulle condizioni di viabilità o sull’erogazione dei servizi pubblici essenziali come l’elettricit­à. In Abruzzo come in altre zone.

Certo le inchieste già in corso delle procure della repubblica accerteran­no alcune responsabi­lità nei disastri come quello dell’albergo Rigopiano. Ma la questione non può essere risolta da una o più indagini giudiziari­e. Né con un’aggiunta di risorse agli enti territoria­li per dotarli di più mezzi di soccorso. Le previsioni meteo per l’inverno, ma anche le analisi dei sismologi, sono allarmanti. Aggiorname­nto e garanzie massime di efficienza del sistema di soccorso e di protezione civile diventano una priorità politica. Un tema in aggiunta a sicurezza e immigrazio­ne nell’agenda del ministro Minniti in audizione mercoledì prossimo a Montecitor­io.

SUL TERRITORIO Monitoragg­io sull’azione di prefetture ed enti territoria­li L’obiettivo è eliminare i buchi nelle comunicazi­oni su condizioni meteo e viabilità

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